Ieri, dopo che la spiaggia si riempita
come un quadro di Mordillo degli anni '80 ci siamo ritirati per il
pranzo. Noi venivamo via mentre in molti arrivavano e apparecchiavano
letteralmente tavolini in ogni centimetro della spiaggia. Dopo la
pennichella siamo tornati ad esplorare il territorio, lasciando il
promontorio del Gargano alle nostre spalle per procedere verso
l'Appennino Dauno, ma non troppo lontano.
Lucera, città d'arte, diceva
l'insegna appena siamo arrivati: anfiteatro romano, cattedrale
gotica, castello federiciano tra i più grandi di Puglia. Gli
ingredienti c'erano tutti, ma al primo colpo d'occhio la città di
Lucera ci ha calato in un film di Pasolini.
Il bianco e nero era sostituito da un
monocromo color terra che variava dai mattoni rossi sbiaditi alla
terra sassosa. Un conflitto aperto tra città-periferia, accresciuta
sulle sole regole del profitto e del basso costo dei materiali da
costruzione, e la tradizione antica dell'agricoltura estensiva del
Tavoliere.
La prima visita è all'anfiteatro, che
come ricordava bene il mio consorte, non è quello a semicerchio
aggrappato ad una collina, ma quello circolare e spesso scavato nel
terreno. L'anfiteatro di Lucera è rimasto senza gradoni, ma l'area è
ben definita e la vegetazione rigogliosa. Ottimo per una piacevole
passeggiata. Poi abbiamo ripreso la macchina per entrare più vicino
al centro storico, ed abbiamo trovato una città deserta, popolata
esclusivamente da gentiluomini di una certa età, a frescheggiare in
lussureggianti giardini. Abbiamo visitato la chiesa di San Francesco
Antonio Fasani, mummificato all'interno della stessa. Bella la
chiesa, un bell'involucro romanico e grandi capriate sorrette da alte
pareti riempite con gusto barocco ad eccezione di qualche valido
affresco rimasto di prima mano.
Un po' delusi della scelta della nostra
gita di evasione dal solito tran tran marino, ci siamo incamminati
ricercando il castello. Abbiamo seguito a naso quello che poteva
essere il passeggio cittadino e qualche vaga presenza che animava le
strade. Siamo arrivati ad un incrocio che ci prospettava davanti un
passeggio più affollato in quella che poi si è rivelata la Villa
Cittadina, come si chiamano in meridione i giardini pubblici. Ci
siamo ritrovati sorpresi a passeggiare in una ampio e popolato spazio
ben tenuto con alberi folti e ombrosi, e lentamente ci si prospettava
davanti un punto panoramico che si miracolosamente aperto su un
altura che dominava una pianura patchwork di campi coltivati, arati e
dove il raccolto era stato appena tagliato. Di fianco, su un'ampia e
alta lingua di terra, il Castello Federiciano che dominava i
suoi feudi. A lasciarci ancora più senza parole, un parco giochi che
sembrava il rimessaggio dei giochi smessi in altri parchi, altalene,
scivoli, dondoli e anche un rudimentale tapirulan fatto da un
cilindro con maniglie. Tutti non più a norma ovviamente, scivoli
alti con scale a pioli da adulti per salire, ma che adempievano
ancora a pieno alla loro funzione: far divertire i bambini, con un
po' meno di tranquillità da parte dei genitori. Lieti di esserci
rifatti un'opinione diversa dalla prima di Lucera, ci siamo messi a
seguire il flusso di persone che passate le 19 aumentava vistosamente
rispetto al nostro arrivo. Ci siamo addentrati così in belle viuzze
del centro storico, affollate da passeggiatori sorridenti e
tra di loro, loquaci, per poi giungere nella bella piazza Duomo –
dove da una targa abbiamo appreso che Troisi girò qui il suo Le
vie del signore sono finite – dominata dalla facciata della
bella Cattedrale gotica, dove la funzione era gremita di
persone e ci ha impedito di visitare concretamente la chiesa che però
abbiamo ammirato da fuori nel suo portale importante in stile gotico
pugliese.
Lucera ci è piaciuta, una volta
scoperta dall'interno.
Ritornando alle nostre terre, abbiamo
trovato sul nostro percorso, poco prima di Manfredonia, l'Abbazia di
San Leonardo: un mix di ruderi e egregie ristrutturazioni, dove
convivono sapientemente una piccola chiesa in stile romanico pugliese
dal bellissimo portale – anche questa gremita di fedeli per la
funzione – un splendido edificio nato come ospedale per il ricovero
dei pellegrini e dei Cavalieri Teutonici di ritorno dalla Terra
Santa, oltre che le rovine di un'ampia masseria che regolava i cicli
delle coltivazioni delle terre lì attorno.
Un bel vedere da queste parti, dovunque
ti giri.
1 commento:
Molto molto felice che la Puglia vi sia piaciuta così tanto!
:)
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