Ma andiamo per ordine. Lunedì mattina,
giusto perché a noi le cose troppo comode ci sconfinferano poco,
abbiamo snobbato la comoda spiaggia di sassi con ombrello e lettino a
trenta metri da casa per andare in esplorazione della costa verso
Vieste che la sera prima avevamo visto all'imbrunire e poi di notte.
La prima sosta è andata male. La spiaggia delle zagare, che sembra
secondo la nostra Lonely una delle più belle, é accessibile solo
per gli ospiti del Residence omonimo o via mare. Oppure, altra
ipotesi che potremo sfruttare in seguito se non vogliamo boicottare
questi usurpatori del bagno asciuga, prenotando via telefono un
ombrellone con sdraio... Non ci siamo dati per vinti e siamo andati
oltre. Spiaggia di Vignanotica, con campeggio annesso e baretti sulla
spiaggia. Il parcheggio di 5 euro prevede la navetta verso il mare,
ma per noi sprovvisti di attrezzatura di spiaggia c'è da pagare
l'ombrello con i lettini, e poi, ad una certa età ci si
imborghesisce: 18 euro.
Ci accomodiamo, ci godiamo il sole e
l'acqua cristallina, la sabbia riportata sui ciottolini piccoli e un
po' fastidiosi, più o meno come la copia di toscani con figlie
adolescenti e elefantessa milanese a seguito. Per pranzo ci mangiamo
un bel pane cunzato con olive al baretto sulla spiaggia e lì che la
Maghetta fa amicizia con Cecilia, io mi metto a chiacchiera con la
madre di pannolini e amenità del genere, quando proprio a due metri
da noi parte una tromba d'aria che sradica un ombrellone di quelli da
dehors, dei vasi di fiori e si dirige sulla spiaggia, sbarba da terra
dei pezzi di plastica della passerella, un ombrellone con sdraio
annessa volano in aria. Io inebetita guardo per aria svolazzare
leggeri quegli oggetti pesanti, la Maghetta se l'é data a gambe
nascondendosi tra la folla, dopo quell'attimo di esitazione la
recupero e la tengo stretta, ma il trambusto è in riva al mare. Una
signora ha preso in testa la plastica della passerella pedonale e
viene condotta sotto la tenda del bar. I soccorsi arrivano da lì a
mezzora, una interminabile mezzora in cui dalla spiaggia c'è il
fuggi fuggi. Noi rimaniamo. Osserviamo la gente. Che strana la gente.
Poi arrivano i soccorsi, l'ambulanza della Misericordia di Foggia.
Gli operatori medicano la signora e poi la dispongono sul mezzo.
Partono. … e si rifermano, impantanati nella ghiaia. Dalla folla
radunata sotto la tenda del bar, un coro: noooooooooooooo! Accorrono
baldi giovani tra cui il nostro silente Nathan a issare il pesante
mezzo dalla ghiaia e caso a voluto che spingi spingi il baricentro si
sposta e zacchete! Chi ti cade mentre spinge l'ambulanza? Iddù, il
sopra citato silente compagno di viaggio ^_^. Passate le ore del
giorno più calde ancora a parlare dell'accaduto con gli avventori
del bar, siamo tornati al nostro posto sotto l'ombrello non senza
qualche timore per qualche improvvisa ventata.
Il giorno dopo abbiamo usufruito della
sveglia all'alba che ci procura la nostra bambina per andare ancora
più lontano, a Peschici, attraversando di traverso il promontorio
del Gargano. ...e qui ci siamo accorti del perché la parte interna
viene chiamata Foresta Umbra. Dopo un bel po' di chilometri che
zizzagavamo per tornanti in mezzo agli ulivi e terrazzamenti di
muretti a secco, siamo passati da un paesaggio lunare di arsa
vegetazione di macchia entro una vera e propria boscaglia di
roverelle e poi ancora più su pini e altri mega alberoni che non
conosco, ma che non davano l'idea di perturbarsi troppo del nostro
passaggio. Greggi di pecore e capre lungo e sulla strada e ancora
tornanti e discese, ombra e frescura, per poi ritrovare un pesaggio
di campi aperti e muretti e ulivi con tanto di impianto di
irrigazione. Peschici su un cucuzzolo a strapiombo sul mare,
manco a dirlo. Questo Gargano, per tanto che ne avevo sentito
parlare, mai nessuno dice che è come un'isola attaccata alla terra
ferma, una montagnona alta e irsuta, a picco sul mare con qualche
dolce spiaggia che penetra le parti più tenere. Peschici sta proprio
su un picco di roccia, c'è un nucleo storico cinto da mura che
dentro è tutto un acchiappa-turisti, bar, souvenir, olive, olio ecc.
Abbiamo visitato una chiesa addobbata per il santo patrono Sant'Elia
che sarebbe stato celebrato di lì a poco, serpeggia un po' con la
Maghetta nel passeggino per le viuzze strette e le stradine per
riprendere l'auto e andare alla ricerca di una spiaggetta di sabbia e
un trabocco. A dire il vero io volevo comprare prima un gratta
e vinci alla ricevitoria che ha fatto vincere 66miliardi qualche anno
fa, ma il severo consorte che cerca meritocrazia in questo ignobile
paese me lo ha impedito. Ma posso dire che ho fatto bingo nonostante
le difficoltà da calo glicemico del mio compare in località
Manacore, spiaggia di sabbia facile e accessibile e super trabocco
ristorante! Dopo un bagnetto ci siamo inerpicati sulla falesia per
ridiscendere alla piattaforma di legno dalle molte antenne e farci un
bel pranzetto di pesce: insalata di mare, frittura di calamari e
oratina alla griglia, mentre il ragazzino di casa tirava su le reti
sotto lo sguardo delle generazioni che lo hanno preceduto! Le
tradizioni e la gastronomia, bella cosa.
Oggi invece gita a San Giovanni
Rotondo per vedere l'opera più brutta di Renzo Piano. Questo
almeno il mio giudizio dai libri. Di persona mi son dovuta ricredere.
Bello l'inserimento nel contesto urbano. Non è invadente né
invisibile, ampi spazi misurati e calcolati. Bello il piazzale
candido del sagrato con il segno svettante del piccolo campanile e le
vasche d'acqua che accompagnano i pellegrini. Il sagrato accoglie una
grande vetrata semicircolare delimitata da grandi travi e da un tetto
verde rame a conchiglia. Non si entra dal fronte, ma dal retro,
circolare, con piccole porte, come portelloni di una nave. Una pianta
centrale che porta il pulpito al centro tra chiesa e sagrato. Dentro
colori caldi, tenui e accoglienti. Non forse il suo capolavoro, ma
certo nemmeno questa bruttura che sembra dai libri di testo. Bella la
fonte battesimale di Palladino (almeno ad occhio mi sembrava sua!).
Abbiamo proseguito poi verso Monte
Sant'Angelo. Bella la strada che lo raggiunge da Sa G. Rotondo:
dolci valli coltivate a grano con terrazze di muretti a secco e odore
di macchia.
Rimaniamo sorpresi anche della bellezza
del paese, città longobarda con castello federiciano e ancora
intatto un bel quartiere medievale, denominato Junno. Un primo rapido
giro per scendere nella grotta dove apparso San Michele Arcangelo e
qui voglio lanciare un appello (sempre che qualcuno sia arrivato a
leggere fin qui) come può un santo essere anche arcangelo o
viceversa? Comunque, potremo vivere anche senza risposta a questo
dilemma, l'architettura romanica della chiesa bellissima nel suo
candore lapideo, così come nelle vicine chiese oltre la piazza, il
portale con lunetta romanico è perfettamente mantenuto, così come
qualche affresco interno, dove San Michele Arcangelo é ovviamente
sempre presente. Dalla nostra Lonely avevamo scelto di mangiare al
ristorante Medioevo e siamo stati decisamente premiati dal delizioso
cibo, dall'ottimo servizio e dalla Maghetta che ha dormito tutto il
tempo e ci ha fatto mangiare come due fidanzatini. Dopo pranzo, con
la digestione in corso e il vino nelle vene, ci siamo sparati diversi
gradini e rampe per visitare il quartiere medievale, espiando così
la colpa di aver nutrito nostra figlia con una misera pizza da
pelligri alla tappa precedenti e noi essersi scofanati un sacco di
ben di dio. Nota sul cibo: tanto era il nostro ordine alla raccolta
della comanda che l'ottimo ristoratore, sig. Mazzone, ci ha suggerito
di desistere dal caciocavallo alla piastra. Noi non contenti gli
avevamo dato ragione all'inizio, ma poi il mio consorte a “dieta
social” ce lo ha voluto aggiungere comunque.
Per cui stasera niente gelato da
Gabriellino, al momento sto solo a quota 4 gusti di assaggio e la
signora già mi saluta amichevolmente! Gastronomie eccellenti nel
Gargano!
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