Del soggiorno nella capitale belga abbiamo un po' parlato nei post "live".
La città è sede di un bel Museo del Fumetto, Centre Belge de la Bande Dessinée, ospitato in un bell'edificio progettato da Hortà. Noi non abbiamo mancato di visitarlo e di documentarlo con qualche foto. Due sono le grandi scuole del fumetto belga, quella di Bruxelles con il bindino Tintin e quella di Charleroi con Lucky Luke. Molti altri i disegnatori e i fumetti famosi, chi non conosce i Puffi?
Sulla scia del valore e del seguito che ha acquisito questa arte minore le strade di Bruxelles sono rallegrate da coloratissimi murales. Al museo è in vendita opuscolo con mappa per non perdersene nemmeno uno. Oppure fate come noi, vagate, saranno loro a venire da voi, e saranno sempre una piacevole sorpresa!
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venerdì 6 agosto 2010
giovedì 29 luglio 2010
martedì 20 luglio 2010
4° giorno in Belgio: Brussel, Hortà e l'etiope.
...ed oggi tocca a me!
Mancherà lo stile del nostro prezioso Nath, ma dovrete accontentarvi.
Per compensare vi passo un po' di foto dei giorni precedenti...
Oggi, dopo un po' di indecisione sul programma ci siamo dedicati all'architettura ^_^
Prima tappa, lo snobbato Palazzo Stoclet di Hoffman.
Snobbato dalle nostre due guide che gli dedicano giusto qualche riga, ho visto bene di riscattare personalmente il suo onore.
Vai a sapere perché a me era rimasto ben in mentre rispetto alle altre opere Jugendstil, forse perché unico palazzo completo realizzato da un team di artisti (tra cui anche Klimt) dall'arredo ai tendaggi, dalle sedie all'architettura. Si tratta di un'opera rappresentativa di quel filone di Art Nouveau che vede forme geometriche e lineari, che fa del disegno il primato della facciata e dell'architettura tutta. Un po' di Secessione viennese a Bruxelles. Peccato però che non si possa visitare e ci si debba limitare a vederlo da fuori, in un incrocio di traffico ad alta percorrenza che non permette certo di apprezzarlo. In più, con la mia solita fortuna, il palazzetto era in parte rivestito dai ponteggi e, il bel colore dorato (forse ritoccato nelle foto) è virato in un verde scuro ed ha pure sbrodolato sulle altre lastre di rivestimento.
Siamo arrivati fino a qui in tram ed è stato interessante dare un occhio su questa città così eterogenea. Ti trovi palazzetti liberty in pietra con bovindo incorniciati da colpi di frusta, oppure palazzetti in mattoni rossi con il tetto a gradini con sotto una lavanderia cinese o un kebab pachistano. Le persone per strada sono di tutti i colori, qualcuno è bianco che sembra passato nel borotalco, altri sono scuri con dei bicipiti ben disegnati che non puoi fare a meno di seguire le forme finché l'occhio lo consente. Forse perché l'occhio l'ha seguito troppo, non so, ma per il ritorno Nath ha optato per la metro e quindi la ricerca antropologica non ha avuto collegamenti con il contesto urbano ^_^ .
La seconda tappa è stata il Museo Hortà (che apre - attenzione! - dalle 14.00 alle 17.00) e ne è valsa veramente la pena. Si tratta dell'edificio che lo stesso architetto del liberty belga si era costruito per sé come abitazione e studio. E' stato molto ben recuperato ed arredato con gusto recuperando mobili originali. La scala interna è il punto forte dell'edificio che vi si noda tutto intorno. Qui i motivi floreali invado ogni dettaglio, dalla serramenta degli infissi, alle maniglie della porta, le zampe dei tavoli o decorazioni delle travi strutturali del soffitto. Il colore oro si armonizza con garno ai toni caldi delle tappezzerie e del legno. Insieme al biglietto c'è una piccola mappa che indica dove sono gli altri edifici di Hortà, di cui solo questo è visitabile. Al bookshop del museo è in vendita per pochi euro una mappa con i percorsi liberty della città, dove i tracciati in pianta sono accompagnati dalle foto per riconoscere le facciata. Una prossima volta magari....
Noi (io?) avevamo puntato una terza tappa culturale per oggi. Si una terza!
Il Museé Magritte! Lo dicevo al mio fidanzato, sono un animale urbano io! Datemi scarpe comode, una mappa, una città e qualche museo, ed io sono al settimo cielo!
Il Museo Magritte è in Place Royal e la sua collocazione ci ha fatto capire che domani è festa nazionale perché c'è un allestimento militare che invade ogni cosa. Comunque tornando al Museo, è attiguo ad un altro, probabilmente di Arte antica e per arrivarci c'è da fare un po' un lungo giro (se come noi non si entra dal lato giusto!), ma una volta introdotti, l'allestimento è assai preciso, quasi asettico. Tutto nero, diviso in tre piani e quattro sale. Molte delle enigmatiche opere dell'artista, alcune tra le più famose come la più bella a mio avviso: L'impero della luce.
Dopo i'curturale, si passa al ludico-gastronomico: ci siamo fatti corrempere in ordine, da una birra Duval che ci era molto piaciuta il giorno prima, da un cartoccio di patatine fritte che qui sembrano essere le più buone del mondo oltre al piatto nazionale, da un cestino di lamponi e poi ancora dalla cena all'Etiope a base di Injera e tante salsine piccanti, ma tanto piccanti !, che la prossima volta che metto a tavola qualcosa con una punta di cumino e qualcuno si lamenta mi sente in belga!
Domani andiamo a Gant che sembra essere invasa da un festival di teatro di strada e/o marionette. Ma abbiamo ancora una mezza mattina qui, chissà...
Mancherà lo stile del nostro prezioso Nath, ma dovrete accontentarvi.
Per compensare vi passo un po' di foto dei giorni precedenti...
Belgio&Olanda_1 |
Oggi, dopo un po' di indecisione sul programma ci siamo dedicati all'architettura ^_^
Prima tappa, lo snobbato Palazzo Stoclet di Hoffman.
Snobbato dalle nostre due guide che gli dedicano giusto qualche riga, ho visto bene di riscattare personalmente il suo onore.
Vai a sapere perché a me era rimasto ben in mentre rispetto alle altre opere Jugendstil, forse perché unico palazzo completo realizzato da un team di artisti (tra cui anche Klimt) dall'arredo ai tendaggi, dalle sedie all'architettura. Si tratta di un'opera rappresentativa di quel filone di Art Nouveau che vede forme geometriche e lineari, che fa del disegno il primato della facciata e dell'architettura tutta. Un po' di Secessione viennese a Bruxelles. Peccato però che non si possa visitare e ci si debba limitare a vederlo da fuori, in un incrocio di traffico ad alta percorrenza che non permette certo di apprezzarlo. In più, con la mia solita fortuna, il palazzetto era in parte rivestito dai ponteggi e, il bel colore dorato (forse ritoccato nelle foto) è virato in un verde scuro ed ha pure sbrodolato sulle altre lastre di rivestimento.
Siamo arrivati fino a qui in tram ed è stato interessante dare un occhio su questa città così eterogenea. Ti trovi palazzetti liberty in pietra con bovindo incorniciati da colpi di frusta, oppure palazzetti in mattoni rossi con il tetto a gradini con sotto una lavanderia cinese o un kebab pachistano. Le persone per strada sono di tutti i colori, qualcuno è bianco che sembra passato nel borotalco, altri sono scuri con dei bicipiti ben disegnati che non puoi fare a meno di seguire le forme finché l'occhio lo consente. Forse perché l'occhio l'ha seguito troppo, non so, ma per il ritorno Nath ha optato per la metro e quindi la ricerca antropologica non ha avuto collegamenti con il contesto urbano ^_^ .
La seconda tappa è stata il Museo Hortà (che apre - attenzione! - dalle 14.00 alle 17.00) e ne è valsa veramente la pena. Si tratta dell'edificio che lo stesso architetto del liberty belga si era costruito per sé come abitazione e studio. E' stato molto ben recuperato ed arredato con gusto recuperando mobili originali. La scala interna è il punto forte dell'edificio che vi si noda tutto intorno. Qui i motivi floreali invado ogni dettaglio, dalla serramenta degli infissi, alle maniglie della porta, le zampe dei tavoli o decorazioni delle travi strutturali del soffitto. Il colore oro si armonizza con garno ai toni caldi delle tappezzerie e del legno. Insieme al biglietto c'è una piccola mappa che indica dove sono gli altri edifici di Hortà, di cui solo questo è visitabile. Al bookshop del museo è in vendita per pochi euro una mappa con i percorsi liberty della città, dove i tracciati in pianta sono accompagnati dalle foto per riconoscere le facciata. Una prossima volta magari....
Noi (io?) avevamo puntato una terza tappa culturale per oggi. Si una terza!
Il Museé Magritte! Lo dicevo al mio fidanzato, sono un animale urbano io! Datemi scarpe comode, una mappa, una città e qualche museo, ed io sono al settimo cielo!
Il Museo Magritte è in Place Royal e la sua collocazione ci ha fatto capire che domani è festa nazionale perché c'è un allestimento militare che invade ogni cosa. Comunque tornando al Museo, è attiguo ad un altro, probabilmente di Arte antica e per arrivarci c'è da fare un po' un lungo giro (se come noi non si entra dal lato giusto!), ma una volta introdotti, l'allestimento è assai preciso, quasi asettico. Tutto nero, diviso in tre piani e quattro sale. Molte delle enigmatiche opere dell'artista, alcune tra le più famose come la più bella a mio avviso: L'impero della luce.
Dopo i'curturale, si passa al ludico-gastronomico: ci siamo fatti corrempere in ordine, da una birra Duval che ci era molto piaciuta il giorno prima, da un cartoccio di patatine fritte che qui sembrano essere le più buone del mondo oltre al piatto nazionale, da un cestino di lamponi e poi ancora dalla cena all'Etiope a base di Injera e tante salsine piccanti, ma tanto piccanti !, che la prossima volta che metto a tavola qualcosa con una punta di cumino e qualcuno si lamenta mi sente in belga!
Domani andiamo a Gant che sembra essere invasa da un festival di teatro di strada e/o marionette. Ma abbiamo ancora una mezza mattina qui, chissà...
BELGIO&OLANDA_2 |
lunedì 19 luglio 2010
Bruxelles e la riscossa del Belgio (Secondo e terzo giorno)
Eccoci a Bruxelles. Questo pomeriggio abbiamo lasciato il panzer all'agenzia avis più vicina all'albergo (e che albergo!) e in cinque minuti l'abbiamo raggiunto.
Arrivare in questa grande città, così europea (e del resto ne è la capitale), così vivace, un po' parigi e un po' berlino, ma diversa da entrambe, è un tuffo nel bel mondo metropolitano che ci fa riconciliare con il Belgio.
Nel frattempo c'è stata la lunghissima salita stracacata dai picconi sul campanile di Florenville (super pacco degli orrori su quella scala che in Italia i vigili del fuoco e l'asl avrebbero chiuso nel giro di 5 minuti) e ci sono state altre Abbazie, tutte, in un modo o nell'altro sono state delle mezze fregature. Ma la birra no, quella, da sola, merita il viaggio. A Orval, c'è stata la Orval, assolutamente superata dalla Trappiste di Rochefort (a scelta da 6, 8 o 10 gradi - la 8 è stata la mia preferita, dolce e corposa al punto giusto).
Stamattina, lasciata la nostra casetta svedese di Rochefort (dove la simpatica Christine ci ha ammaliati con la dozzina di marmellate che prepara per i suoi ospiti e ci ha edotti su quanto siano zozzi, xenofobi e detestabili i fiamminghi... in base alla sua esperienza di vallone e io ho finalmente chiarito la mia antica confusione tra valais e vaudois grazie a due silenziosi ospiti svizzeri), la prima tappa è stata a Dinant (giusto una passeggiata tra la falesia e la Mosa) e Floreffe, altra Abbazia, altra delusione, altra birra non male (consigliamo la Meilleure, scura ad alta gradazione) e piatto misto di affettati e formaggi locali.
E così insomma, alla fine ce l'abbiamo fatta. Ci siamo lasciati alle spalle tutte quelle mucche bianche e pezzate-nere che punteggiano la sterminata campagna vallone, tutti quegli sconfinati campi di granoturco, le orde di motociclisti che sembra di essere ai tempi di easy rider e quelle miriadi di brocante ad ogni raccordo autostradale, con tutti quegli hippies flaccidi che sembrano usciti da una rivisitazione postmoderna di bosch.
E invece a Bruxelles sono (quasi) tutti belli, uomini donne, bianchi, gialli, neri e meticci, una tal varietà di colori, visi e forme da far girare la testa, insieme alle vetrine, ai palazzi e al tramonto che incendia la città dal belvedere di place poelaert.
Stasera cena copiosa da Fin de siècle, coniglio e stinco di maiale in mostarda innaffiati dalle ottime Duvel e Westmalle. Passeggiata a zonzo in centro e assaggi di cioccolata.
Per domani abbiamo già prenotato all'etiope, in quartiere fashion, moderatamente gay.
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