Sarà che sono così diversi dalla mia immobile Firenze, così multiformi, multietnici, zozzi fuori ma sinceri dentro. I porti si mostrano come sono, approdi.
Dopo il primo approccio dello sbarco dall'autostrada al Porto vecchio, procediamo con la cena a base del piatto tipico: bouillabaisse.
Decidere quale dei ristoranti della riva sinistra potesse valere la nostra presenza è stata dura. Io prediligevo quelli con il banco del pesce a vista, Nathan guardava quei numerini del menù. Chi avrà vinto?
Da Marsiglia città |
Alla fine siamo stati fortunati, il piatto color curcuma era ottimo.
Una zuppa di pesce di origine umile, preparato dalle famiglie dei pescatori con le qualità di pesce meno pregiate che non venivano piazzate al mercato. Ci sono diverse variabili delle quali non abbiamo ben compreso le differenze. Questa nella foto era quella "marsigliese" del Café de la Paix.
La mattina dopo abbiamo lasciato la nostra Poderosa al parcheggio di Place de la Préfecture - non tra i più economici - per esplorare la città.
Con Rue de Paradis arriviamo a Place du Genéral de Gaulle e portiamo via un po' di mappe dall'Ufficio Informazioni della città. La nostra metà è Le Panier, il vecchio quartiere cittadino recentemente riqualificato e, sembra, brulicante di artigiani.
Prima però girovaghiamo liberi per la zona attorno al Vieux Port e le Canabiére, l'arteria principale della città.
Neanche a farlo apposta, siamo costretti ad una immediata sosta gastronomia, presso quella che sarà la prima pasticceria orientale - e in questo caso rigorosamente kasher - del nostro percorso con tanto di limonata fresca. Irrinunciabile.
Proseguiamo su Rue de la République, con le sue soste nei grandi negozi, fino a Le Panier, tanto cantato da Izzo. Da Place de Lenche fino a Place de La Major con la grande cattedrale ottocentesca a righe bianco nere. E ditemi se anche questo non è un'altra eco genovese...
E finalmente eccola, la vera essenza della città porto che cercavo, viuzze infestate delle macchine, piazzette soleggiate, ombrelloni oasi degli avventori di bar e baretti.
...e qualcosa di genovese si ritrova anche nella cucina.
Una volta constatata l'impossibilità dello shopping, dato che i negozietti degli artigiani segnalati dalla mappa dell'ufficio informazioni erano chiusi, ci siamo concessi una sosta pranzo, non che ci fosse l'intervento del nostro appetito, sia chiaro ^_^.
Le tovaglie colorate e la proposta di gustosi succhi di frutta ci ha fatto optare per un localino dall'aria alquanto improvvisata e casereccia. Una sola signora faceva tutto - ordini, portare a tavola i piatti, sparecchiare - e nonostante il tanto da fare, si è mostrata sempre gentile e sorridente.
Un po' di attesa, poi - et voilà - il nostro piatto di panissa e birra locale. Panissa, sì, farinata fritta in dischi. Ditemi voi se non richiama la cucina ligure...
Da Marsiglia città |
Allo scoccare dell'ora, entriamo da 72% Pétanque, consigliato dalla Lonely per l'acquisto del famoso sapone locale. Piccolo e suggestivo.
Chi aveva anticipato richieste si faccia avanti.
Decisamente più vitale, popolato da una folla variegata e multietnica. Cercando il mercato ci smarriamo in viuzze strette, costretti ad appoggiarci alle vetrine per far passare le auto. Negozi per lo più all'ingrosso con scritte in cinese, ampi boulevard come Ramblas, dove oziosi uomini attendono il calar del sole sotto alberi frondosi e tavolini di bar ospitano piccoli eserciti di avventori e giocatori di scacchi.
Troviamo anche il mercato, ma quando i giochi sono oramai finiti. Acquirenti frettolosi ed oculati, banchi rigogliosi e banchi spogli, l'acqua del pesciaiolo che lava la strada.
Nessun museo, nessun monumento avrebbe valso quanto questa passeggiata.
Tante facce da Marsigliesi, con quel non so che di piratesco, da affascinante bandito buono.
Nessun commento:
Posta un commento