Come mio solito, se non so niente sull'argomento cerco informazioni, anche in modo compulsivo, l'ammetto.
Che si tratti di una città nuova, di un prodotto da cucinare o di come si cresce un bambino ^_^ il metodo è lo stesso: se non ne sai niente, documentati!
Forse per questo ultimo argomento la questione è diversa, siamo donne, create - come mi ha detto una mia saggia vicina che incrocio giusto due volte l'anno - nate per far figli e ci dovrebbe venir naturale. Ma corre l'anno 2012 e l'istinto animale si è un po' sopito sotto bit di tecnologia. Non c'è più la famiglia allargata, i bambini li ho visti solo sulle riviste e siccome sono una che trova rassicurazione nelle nozioni ho iniziato a leggere ed ho scoperto che esiste la puericultura.
Secondo Wiki la puericultura è quella parte della pediatria che si occupa della crescita fisica del bambino. La prima volta che ho sentito questa parola che mi suona anche un po' sgraziata, portavo ancora la panza con la Maghetta dentro. Nell'occasione mi son guardata bene dal chiederne il significato così da mostrare la mia ignoranza. Poi strada facendo, passato l'empasse dei primi giorni con il fagottino tra le mani, ho anche iniziato a leggere qualche libro sull'argomento. Con la differenza che per i viaggi, ormai lo so che preferisco le guide del Touring e della Lonely, sull'argomento specifico non sapevo come orientarmi tra tutti gli infiniti libri che si trovano in circolazione.
Mi è venuto in aiuto il mio ginecologo, chiamato in famiglia e con simpatia, il capo dei mammiferi. Il soprannome nasce dalla sua propensione a spiegare tutti gli atteggiamenti della donna gravida, alias io, con un paragone animale, nostri simili. Se ne usciva con frasi tipo: "io sconsiglio sempre alla donna di rinunciare ai due mesi di maternità prima del parto, come ogni femmina di mammifero è propensa a ritirarsi dal branco, ad isolarsi, a fare tana" oppure "è ovvio e naturale prendere il bambino in braccio quando piange, che fanno i primati? mica li lasciano piangere? certo che ogni femmina di mammifero è portata istintivamente a prendere in braccio un piccolo quando piange".
Trasuda evidentemente la sua appartenenza a quel tipo di approccio al parto e alla gravidanza di tipo naturale, per non dire animale. Ed io questo tipo di approccio poco medicalizzato lo condivo. Detto fatto mi sono fatta anche facilmente coinvolgere in un tipo di puericultura di questo tipo facendomi consigliare alcune letture. Tra le prime Facciamo la nanna di Grazia Honegger Fresco, in chiaro e polemico diverbio con Fate la nanna di Estivill per poi passare ad un saggio sull'allattamento di Carlos González Un dono per tutta la vita e un libro introduttivo, più generico sull'argomento puericultura dello stesso Carlos González Bésame Mucho. Questa in breve la mia scarsa bibliografia sull'argomento.
L'ultimo sembra essere il più interessante e ampio sull'argomento, anche se, toccando appunto tanti argomenti può essere un po' poco approfondito.
Disorientata dalla diversità dei consigli che ti vengono dati su come comportati con il primo figlio, ho trovato condivisibile il suo punto di vista.
In sostanza ricorda come fino agli inizi del XX secolo le donne non si ponessero problemi o richiedessero consulti medici sulle modalità di crescita dei propri figli. Lo facevano allo stesso modo da secoli e bene, visto che la specie umana non si era estinta. Nel momento in cui la sfera medica aveva interferito con la prassi, si sono creati "problemi". In particolare si riferisce all'allattamento, ma non solo. Ad avallare la sua teoria porta l'esempio di come alcune scimmie, mammiferi a noi molto vicini, nate e cresciute in cattività, non sapessero allattare e nemmeno come comportarsi con un cucciolo. A grosse linee, riporta tutti o quasi i comportamenti del neonato e della madre a logiche istintuali che affondano le radici ai tempi della pietra, quando la specie umana viveva in tribù e i condizionamenti sociali non esistevano.
Sul latte fa un esempio che ho trovato interessante, infatti relaziona il comportamento dei cuccioli, le modalità di allattamento dei vari animali alla composizione del latte di ogni specie.
La madre coniglio lascia i piccoli nella tana e li allatta una volta al giorno ed ha un latte con più proteine che grassi; mentre la capra, che porta con sé gli agnellini, ha un latte povero di proteine e meno di grassi. Ovviamente i conigli piccoli erano più al sicuro in tana e non con la madre, viceversa per le capre. I coniglietti nella tana non piangono per non attirare i predatori e rimanere al sicuro, al contrario gli agnellini se perdono di vista la madre incominciano a belare.
Ogni comportamento della madre e dei piccoli per ogni specie è relazionato al modo di vivere e alle necessità di ogni singola specie, vale quindi l'indicazione sopra tutte di seguire il proprio istinto.
Se la piccola piange, perchè dovrei tenerla a strillare e a farla diventare paonazza fino alle lacrime perché non si abitui a stare in braccio? Quando è la cosa che fa stare bene anche me?! Perché non potrò tenerla sempre in braccio? Ci credo quando andrà al cinema con il fidanzato non vorrà più stare con sua madre...
Perché se per allattarla la notte la tengo nel mio letto e fortunatamente anche io mi addormento mentre lei si attacca al seno, dovrei stare con gli occhi sbarrati per rimetterla nella sua culletta a fine poppata? Il vizio del lettone? Ci sarà anche il momento in cui vorrà i suoi spazi, e speriamo di poterglieli dare! Ricordiamolo ai nostri padri o ai nostri nonni se dovendo farlo per necessità, non avrebbero voluto avere i loro spazi. Ogni bambino prima o poi li vuole.
Crescerò una bambina in modo troppo permissivo? Può essere, sicuramente lo farò con tanto amore e credendo di farle del bene, se sbaglierò l'avrò fatto di testa mia e senza indottrinamento alcuno.
2 commenti:
Stampala su pietra, almeno due copie una la devo regalare...
Anche perche' nessuno ci obbloga a farli ne tantomeno a trattarli come se dovessereo essere adulti gia' a tre anni.
Diventeranno bamboccioni e dormiranno con noi fino al matrimonio? Cazzi nostri :)
ciao mao! ^_^
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