domenica 21 novembre 2010
Lungo week-end a Palermo: La Zisa, il Convento dei Cappuccini e la Cattedrale di Monreale
La nostra prima meta, del nostro secondo giorno a Palermo, è La Zisa, o il Castello de La Zisa come lo chiamano da queste parti. Ce l'avevo in testa dai primi anni di liceo, questo edificio normanno, tutto d'un pezzo, stereometrico - e per questo "quasi" analogo a quei palazzi che prenderanno piede nella mia città - ma La Zisa ha un cuore tenero e delicato, fatto di acqua e di frescura, governata da un antenato dei nostri sistemi di condizionamento.
Arrivarci non è stato troppo semplice. Avevamo visto che non era distante e ce la potevamo fare tranquillamente anche a piedi, così da vedere un po' di città. Con un'unica difficoltà, non avevamo indicazioni sulla strada perché era fuori dalla nostra mappa ed avevamo solo la direzione orientativa. Dopo essere arrivati al Palazzo di Giustizia e poi al Teatro Massimo, abbiamo chiesto a più persone e dopo un po' (tanti) giri, ecco che si è aperto davanti a noi uno spazio enorme tra il fittume delle case. Un enorme parco le sta davanti e pone le distanze dal groviglio palermitano. Il giardino è più una piazza d'armi, terra battuta e poca erba, vasche vuote dove l'acqua non tornerà più. Sembra esserci stato un grande intervento di restauro e una successiva devastante incuria. Proprio prossimo all'edificio, degli spazi ad arco sembrano essere progettati come box souvenir o qualcosa di altro, ma quelli in migliori condizioni sono solo vuoti, il resto è o completamente o in parte sfasciato e abbandonato. Un peccato.
Entriamo nel cortile dell'edificio arabo normanno e il suo cuore vero è aperto e fruibile gratuitamente: la sala a piano terra della fontana che alimenta il sistema di condizionamento e frescura. Per visitare l'interno del palazzo occorre fare un biglietto di 6,00 euro. Molte parti dell'edificio sono completamente ricostruire, e manca un vero e proprio sistema informativo segnaletico. Fatto è che una volta che siete arrivati fin lì perché rinunciare ai meandri delle piccole e grandi stanze di questo edificio il cui nome è tradotto in "la Splendida"?! Sicuramente accusa di qualche secolo di incuria ma risulta essere comunque un grande esempio di architettura arabo-normanna.
Dietro, nel giardino dei limoni, una colonia felina troppo simpatica!
Da qui, sempre e solo sulle nostre gambe, sempre e solo a naso, perché anche questa destinazione non era nella nostra carta - ...e per fortuna in una bellissima giornata di sole - ci siamo messi in cerca della seconda tappa della giornata: il Convento dei Cappuccini.
Per i pedoni la vita a Palermo non è il massimo, ci si deve districare tra macchine parcheggiate ovunque e assenza di marciapiedi, ma la cosa sembra pacifica ed accettata, anche in prossimità della Chiesa, quando ci siamo ritrovati ad andare contro corrente ad un flusso di cittadini cattolici praticanti con pargoli freschi di catechismo.
L'attrazione del Convento sono le catacombe. Personalmente avrei anche evitato, ma sembrava essere una cosa dalla quale non prescindere ...ed in effetti, ammetto, lo è. Si scende non troppo sotto livello della strada, tanto che dalle finestre poste in alto si riesce a vedere le persone che camminano, e ci si trova in un dedalo di corridoi con nicchie nelle quali sono esposti cadaveri imbalsamati, alcuni vecchi di centinaia di anni. Teschi e incarnati rattrappiti, scheletri che sbucano da abiti vetusti, ossute mani raccolte in grembo, cappellini e pizzi démodé. Una cultura, la nostra, talmente attaccata agli atti terreni da cercare di far di tutto per mantenersi presenti e "in forma" anche da morti. Sembra che i laici, per farsi imbalsamare ed esporre nelle catacombe, pagassero fior di quattrini e addirittura andava un po' prima a "misurarsi" nella nicchia che gli era stata assegnata. Eh! ... e pensare che c'è chi si fa cremare e gettare nel Gange!
Da qui, sempre a piedi ci siamo diretti verso Piazza Indipendenza, dove ci siamo fatti un'arancina al volo al Bar Santoro proprio al centro della Piazza. Un bar molto distinto, con un sacco di assortimento, sia di salati, dolci e pasta di mandorle e anche con diverso personale dietro ai banchi. Arancina - femminile a Palermo e maschile nel resto della Sicilia - deliziosa!! Abbiamo avuto la conferma che il caffè a Palermo viene servito in tazza rigorosamente ustionante e l'acqua che gli chiedi del rubinetto non si paga.
Da Piazza Indipendenza abbiamo preso l'autobus di linea verso Monreale, appena fuori città. Il biglietto si compra al chioschetto verso l'ingresso di Palazzo dei Normanni e l'autobus si prende alla pensilina pochi passi più avanti.
Monreale è su di un'altura che domina tutta la Conca d'Oro: un paesaggio mozzafiato.
Siamo arrivati prima dell'apertura della Cattedrale e abbiamo passeggiato lungo le erte stradine del paese, le piazzette apparecchiate per il pranzo da ristorantini stagionali. I negozi di souvenir nei garage chiudevano per il pranzo, così come la gelateria scovata nella parte più alta del paese. Ahimè!
Sul retro della Cattedrale un cortile fresco di restauro e due alberi giganti che sembra di essere in India.
L'attesa è valsa oltre ogni nostra aspettative, all'interno la Cattedrale è completamente rivestita dal più grandioso ciclo di mosaici di tutto il medioevo cristiano (e induista a detta del mio gentil consorte!). Incredibilmente bello! La luce del pomeriggio valorizzava le ombre e enfatizzava maggiormente le parti rimaste in luce, un contrasto mistico e trascendente. Il volto del cristo pantocratore è realizzato con tocchi di tale maestria da sembrar dipinto invece che costruito con tasselli di pietra. Ne propongo l'inserimento tra le sette meraviglie del mondo!
Adiacente alla Cattedrale c'è il chiostro, che noi, storditi da cotanta bellezza, ci siamo scordandoci di visitare. Eravamo così tanto a corto di zuccheri che ci siamo fatti una overdose di pasticceria siciliana da Mirto Giovanni: cassatina e sfinge, profusione di ricotta e canditi!
Leggi anche:
Lungo week end a Palermo. La Cattedrale, il mercato del Capo e Teatro Massimo.
Lungo week end a Palermo. Primo giorno: la Vucciria, Ballarò e la Martorana
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2 commenti:
gran belle immgini d apalermo ci portano un di luce in questi giorni cosi bui
ciao Carmine
grazie, ci vuole sempre una bella meta di viaggio per rischiarare le giornate che promettono neve, come questa, grazie della visita ^_^
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