Provati dal lampredotto

Può accadere, e ieri è successo, a due ghiottoni come noi di essere avvinti dalla propria voracità.
La cenetta a due di venerdì, con contorno di emergenze sanguinolente sul secondo canale, è stata la prova generale del baccanale che ieri (sabato) ha messo definitivamente in ginocchio l'apparato digerente della Francese (e con esiti meno nefasti tentato l'assalto anche al mio).

Venerdì è stata la polenta concia (taragna con fontina) e l'ottimo spezzatino al sugo rosso che la Francese ha amorevolmente presentato al cospetto delle mie papille gustative. Un ottimo Torrette Superior ha completato il quadretto facendo scendere un'allegria un po' sguaiata per un fine settimana all'insegna dei bagordi.

E Sabato.
Cena in collina, nel tempio dell'enogastronia di Carmignano. Lo chef compiva trent'anni e il nostro regalo, manco a dirlo, è stata una padella in rame.
Lui, al suo solito, non ha lesinato prelibatezze della cucina toscana più ruspante.

Iniziato con un sublime patè di capriolo. Una gran quantità di patè di capriolo sui crostini di pane inondati di olio a crudo.
E poi il lampredotto assassino.
E il cinghiale alla Giugliano, con olive nere e una salsa da capogiro.
I faglioli, due casseruole fumanti di fagioli d'accompagnamento.

E vino in bottiglie magnum e birra scura invecchiata in vasca da bagno.
E ancora dolci di cioccolata e panna e di mele.

Roba da viaggio di sola andata.
Fortuna che oggi, intorno all'una, un po' d'appetito è tornato, nonostante l'aria che tira e gli strombazzamenti che è impossibile non ascoltare da queste parti.


Una bianca settimana di lavoro (nevica di nuovo) mi aspetta lassù.