Venerdì sera, l’ora di fare festa sembra non arrivare mai. Tante cose da fare prima di uscire da lavoro, troppe… se si pensa che l’anno scorso eravamo in due per la mansione che adesso svolgo da sola! Mettiamoci anche qualche intoppo, che spesso accadono, quando si lavora con “manifestazioni temporanee”, mettiamoci una serie di eventi, tra cui un funerale e anche lo sciopero dei treni, che mi porta a rivedere il mio percorso per salire da Nathan, lassù, in quel lembo sul risvolto dello Stivale.
Treno da Prato, alle 18.55, un treno che ha solcato tutta questa nostra Penisola. È partito da Crotone questa mattina alle 7.00. Con la collega modenese, abbiamo scoperto prima di uscire da lavoro, con il nuovo monitoraggio in tempo reale delle Ferrovie dello Stato, che già portava più di mezz’ora di ritardo. Quando il Grande Francese mi ha portato il pacco dono per i consuoceri, siamo partite per la stazione, confidando in un miracolo. Se esiste un santo protettore dei trasporti e in particolare delle ferrovie, ecco, ci ha ascoltato! Il treno, non solo ci ha raccolto nella città dei cenci con solo 15’ di ritardo, ma ci ha anche messo comodamente a sedere vicino, lasciando il tempo di conoscerci meglio e di far passare più velocemente quell’ora che ci ha portato a Bologna. Qui abbiamo visto scendere le due sciure crotonesi e rinfarcire lo scompartimento.
La conversazione è partita lenta ma costante. A Modena, salutata la prima arrivata a casa, io e i reduci 3 compagni di viaggio abbiamo appurato di essere tutti e quattro in viaggio per amore!
La prima a dichiararsi è stata l’ultima aggiunta, bolognese di adozione, neo laureata in scienze motorie, calabrese di nascita, fidanzata con un altro calabrese, goriziano di adozione, rappresentate dell’Arma. Abituata a spostarsi per amore, non ha sopportato il week end stanziale e si è messa in viaggio nonostante lo sciopero su di una rotta che non le apparteneva, per andare a trovare la sorella a Torino. A ruota, la BellaMora. L’avevo già notata appena siamo saliti. Una ragazza particolare, bei lineamenti, paciocca, un po’ ciccia, con due belle caviglie solide, un abbigliamente un po’ a donnina – come direbbe mia madre – un portamento non proprio alla mano, molto elegante, ma allo stesso tempo un po’ ingenuo. Come una signorina di campagna in viaggio per la città, con un portamento da signora. Una roba da film anni ’60. La BellaMora, si rivela praticante avvocato, di origine campana ma insediata a Roma, dove ha studiato in precedenza ed adesso lavora. La BellaMora è diretta ad Asti, per trovare il suo fidanzato. È una rotta che segue ormai senza bussola, da 6 anni. 6 anni!?! Già… si sono conosciuti in una vacanza studio, “sai queste storie a distanza che intraprendi non confidandoci più di tanto… ecco sono 6 anni che sovvenzionano Trenitalia!”.
Si aggiunge anche lui, l’unico uomo in uno scompartimento di donne, in questo treno che ha già lasciato Piacenza all’imbrunire. Lui è un ingegnere, siciliano, romano di adozione, fidanzato con una torinese da due anni. Riusciamo a sapere poco della loro storia, è due anni circa che fa il pendolare dell’amore, lei studia a Torino, prende la seconda laurea in filosofia. “La seconda?!” faccio io che fatico ancora sulla prima. “Si, la prima l’ha presa a New York e per convalidarla in italia doveva fare altri esami… che alla fine riesce ad averne due.” Capito. I pendolari dell’amore hanno, per quel poco sondaggio che ho fatto, un’istruzione medio alto. Espongo loro le potenzialità dell’A.N.D.O.V.A.I., il fatto che siamo una massa critica rilevante, che potremo ottenere tariffe particolare dalle Ferrovie, che loro potrebbero sfruttare l’idea dei “viaggiatori per amore” con una campagna pubblicitaria eccezionale ecc… tante cose ma non gli parlo di unmondodibene, ho un certo scrupolo. La conversazione si irrobustisce, parliamo di cose che sappiamo, che ci toccano da vicino. “Che lavoro fa la tua metà, lui si può spostare? E voi? Ma voi vi spostereste? Andreste ad abitare dal vostro Lui?” ci chiede l’unico rappresentante del sesso forte. “NooooNoooo!!” parte un coretto delle “femmine” che poi a turno specifica:
“Ah, io no, a Gorizia non ci potrei stare, è una città di confine, divisa in due, devi stare sempre con i documenti in mano, è isolata, un po’ troppo lontano da tutto e poi non c’è niente!”; dice la laureanda in Scienze motorie con il fidanzato dell’Arma.
La BellaMora aggiunge: “Nemmeno io, non sono uscita da un paese per entrarne in un altro, lì dal mio fidanzato sono tutti gentili, carini e amorosi, però ti squadrano da capo a piedi e tutto sanno tutto di tutti! Lui abita vicino ad Asti, un paesino! Non è Torino! E poi ho appena iniziato il mio praticantato ed è quello che voglio fare, non è semplice trovare uno studio dove il trattamento è dignitoso!”
Nemmeno io. Per gli stessi motivi. Non è un pregiudizio fine a se stesso, è la città che è troppo isolata. Piccola. Poi è vero ci sono tanti vantaggi, a partire dal forte sostegno che da l’Autonomia – pensa alla benzina a 60 centesimi!! - l’aria buona, il paesaggio originale. Mi rendo conto che non è semplice venire via dal luogo dove si è nati e cresciuti. Anch’io, che non ho mai avuto una forte connotazione, un’identità sentita di legame alla Terra dove vivo - dovuta al fatto che i miei genitori sono originari di altre zone e che sentono ancora forte il legame con le loro origini distanti – anch’io che non sono “radicata” da sentire forte il distacco dal mio lavoro, dai miei amici, dalle mie temperature, dalle mie distanze. Perciò a volte io e Nathan abbia parlato con quel tono più di fantasia che di concreto, di un insediamento a metà strada che coroni il nostro amore. Una città neutrale che ci accolga e diventi la nostra nuova Casa insieme. Abbiamo puntato prima Torino, poi Genova, poi la Riviera Ligure. Un bel sogno, io e te, in Riviera, notte tempo, tu a scrivere o a lavorare come copy, io a produrre grafiche, o magari a fare l’artista, per vendere chincaglierie a quei ricchi turisti di Santa Margherita.
Il siculo desidera tornare a casa, nella sua Terra, e condurre con se la sua Donna, la torinese con due lauree, ma si rende conto che è un sogno. Ci invita ad illustrare i nostri, “un sogno dai, vedrai che quello che esprimiamo qui, in questa carrozza 008 del Crotone/Torino di un giorno di sciopero, si avvera, dai chissà!”. Il mio lo sapete già.
Ad Asti salutiamo il moroso di BellaMora, che, per fortuna per lui, raggiunge il binario prima che lei scenda per il sottopasso con la sua professionale valigetta travestita da tartaruga, al Lingotto la Scienze Motorie e a Porta Nuova abbandono il siculo, per abbracciare il mio montanaro da cima di binario.
Treno da Prato, alle 18.55, un treno che ha solcato tutta questa nostra Penisola. È partito da Crotone questa mattina alle 7.00. Con la collega modenese, abbiamo scoperto prima di uscire da lavoro, con il nuovo monitoraggio in tempo reale delle Ferrovie dello Stato, che già portava più di mezz’ora di ritardo. Quando il Grande Francese mi ha portato il pacco dono per i consuoceri, siamo partite per la stazione, confidando in un miracolo. Se esiste un santo protettore dei trasporti e in particolare delle ferrovie, ecco, ci ha ascoltato! Il treno, non solo ci ha raccolto nella città dei cenci con solo 15’ di ritardo, ma ci ha anche messo comodamente a sedere vicino, lasciando il tempo di conoscerci meglio e di far passare più velocemente quell’ora che ci ha portato a Bologna. Qui abbiamo visto scendere le due sciure crotonesi e rinfarcire lo scompartimento.
La conversazione è partita lenta ma costante. A Modena, salutata la prima arrivata a casa, io e i reduci 3 compagni di viaggio abbiamo appurato di essere tutti e quattro in viaggio per amore!
La prima a dichiararsi è stata l’ultima aggiunta, bolognese di adozione, neo laureata in scienze motorie, calabrese di nascita, fidanzata con un altro calabrese, goriziano di adozione, rappresentate dell’Arma. Abituata a spostarsi per amore, non ha sopportato il week end stanziale e si è messa in viaggio nonostante lo sciopero su di una rotta che non le apparteneva, per andare a trovare la sorella a Torino. A ruota, la BellaMora. L’avevo già notata appena siamo saliti. Una ragazza particolare, bei lineamenti, paciocca, un po’ ciccia, con due belle caviglie solide, un abbigliamente un po’ a donnina – come direbbe mia madre – un portamento non proprio alla mano, molto elegante, ma allo stesso tempo un po’ ingenuo. Come una signorina di campagna in viaggio per la città, con un portamento da signora. Una roba da film anni ’60. La BellaMora, si rivela praticante avvocato, di origine campana ma insediata a Roma, dove ha studiato in precedenza ed adesso lavora. La BellaMora è diretta ad Asti, per trovare il suo fidanzato. È una rotta che segue ormai senza bussola, da 6 anni. 6 anni!?! Già… si sono conosciuti in una vacanza studio, “sai queste storie a distanza che intraprendi non confidandoci più di tanto… ecco sono 6 anni che sovvenzionano Trenitalia!”.
Si aggiunge anche lui, l’unico uomo in uno scompartimento di donne, in questo treno che ha già lasciato Piacenza all’imbrunire. Lui è un ingegnere, siciliano, romano di adozione, fidanzato con una torinese da due anni. Riusciamo a sapere poco della loro storia, è due anni circa che fa il pendolare dell’amore, lei studia a Torino, prende la seconda laurea in filosofia. “La seconda?!” faccio io che fatico ancora sulla prima. “Si, la prima l’ha presa a New York e per convalidarla in italia doveva fare altri esami… che alla fine riesce ad averne due.” Capito. I pendolari dell’amore hanno, per quel poco sondaggio che ho fatto, un’istruzione medio alto. Espongo loro le potenzialità dell’A.N.D.O.V.A.I., il fatto che siamo una massa critica rilevante, che potremo ottenere tariffe particolare dalle Ferrovie, che loro potrebbero sfruttare l’idea dei “viaggiatori per amore” con una campagna pubblicitaria eccezionale ecc… tante cose ma non gli parlo di unmondodibene, ho un certo scrupolo. La conversazione si irrobustisce, parliamo di cose che sappiamo, che ci toccano da vicino. “Che lavoro fa la tua metà, lui si può spostare? E voi? Ma voi vi spostereste? Andreste ad abitare dal vostro Lui?” ci chiede l’unico rappresentante del sesso forte. “NooooNoooo!!” parte un coretto delle “femmine” che poi a turno specifica:
“Ah, io no, a Gorizia non ci potrei stare, è una città di confine, divisa in due, devi stare sempre con i documenti in mano, è isolata, un po’ troppo lontano da tutto e poi non c’è niente!”; dice la laureanda in Scienze motorie con il fidanzato dell’Arma.
La BellaMora aggiunge: “Nemmeno io, non sono uscita da un paese per entrarne in un altro, lì dal mio fidanzato sono tutti gentili, carini e amorosi, però ti squadrano da capo a piedi e tutto sanno tutto di tutti! Lui abita vicino ad Asti, un paesino! Non è Torino! E poi ho appena iniziato il mio praticantato ed è quello che voglio fare, non è semplice trovare uno studio dove il trattamento è dignitoso!”
Nemmeno io. Per gli stessi motivi. Non è un pregiudizio fine a se stesso, è la città che è troppo isolata. Piccola. Poi è vero ci sono tanti vantaggi, a partire dal forte sostegno che da l’Autonomia – pensa alla benzina a 60 centesimi!! - l’aria buona, il paesaggio originale. Mi rendo conto che non è semplice venire via dal luogo dove si è nati e cresciuti. Anch’io, che non ho mai avuto una forte connotazione, un’identità sentita di legame alla Terra dove vivo - dovuta al fatto che i miei genitori sono originari di altre zone e che sentono ancora forte il legame con le loro origini distanti – anch’io che non sono “radicata” da sentire forte il distacco dal mio lavoro, dai miei amici, dalle mie temperature, dalle mie distanze. Perciò a volte io e Nathan abbia parlato con quel tono più di fantasia che di concreto, di un insediamento a metà strada che coroni il nostro amore. Una città neutrale che ci accolga e diventi la nostra nuova Casa insieme. Abbiamo puntato prima Torino, poi Genova, poi la Riviera Ligure. Un bel sogno, io e te, in Riviera, notte tempo, tu a scrivere o a lavorare come copy, io a produrre grafiche, o magari a fare l’artista, per vendere chincaglierie a quei ricchi turisti di Santa Margherita.
Il siculo desidera tornare a casa, nella sua Terra, e condurre con se la sua Donna, la torinese con due lauree, ma si rende conto che è un sogno. Ci invita ad illustrare i nostri, “un sogno dai, vedrai che quello che esprimiamo qui, in questa carrozza 008 del Crotone/Torino di un giorno di sciopero, si avvera, dai chissà!”. Il mio lo sapete già.
Ad Asti salutiamo il moroso di BellaMora, che, per fortuna per lui, raggiunge il binario prima che lei scenda per il sottopasso con la sua professionale valigetta travestita da tartaruga, al Lingotto la Scienze Motorie e a Porta Nuova abbandono il siculo, per abbracciare il mio montanaro da cima di binario.
7 commenti:
chissà che bello confrontarsi con perosne che vivono come te el stesse esperienze...!!!
Vogliasi leggere questo post anche come:
AAA cercasi due lavori sulla costa ligure, offrisi coppia insuperabile di copy e grafico,
per curriculum visionare http://unmondodibene.blogspot.com :-)
bel viaggetto....cosa non fa l'amour :)
epperò io sono curiosa, ci devi anche raccontare l'incontro con La Famiglia!
:)
Anche io sono curiosa di sapere com'è andato l'incontro con la famiglia di Nath!
Aspettiamo....
Silvia
bellissimo confrontarsi...E sapere che non siete soli in queste esperienze che sono un ò dolci un pò(molto) tristi...Però attendiamo il racconto dell'incontro con la famiglia ;)
allora, Francese.
Com'è stato quest'incontro con il clan?
:-)
Posta un commento