mercoledì 27 giugno 2007

Una giornata particolare

(prima parte)

Sabato mattina arriva subito, in un lampo. La notte è passata veloce con le coccole mute della sera, il sonno disordinato nel grande letto dei due lettini, oltre questa finestra dei sette nani, cullati dal ronzio della strada. Un buongiorno scambiato sorridendo con la testa ancora sul cuscino e le labbra umide, l’ora tarda ci mette fretta e bigiamo il rito dell’amore mattutino. Oltre la porta, oltre questa scatola, mi aspetta la vita di Nathan, quella vita che non conosco, quella che lui vive nel mezzo della settimana, senza di me. È la sua famiglia, sua madre, suo padre, questa casa costruita dal nonno veneto, con l’orto di lato e la zia al piano di sopra. Usciamo, e timida, lo segue, per conoscere la Signora Zuckerman, sua madre. È una bella donna, sorridente e gentile, che ci accoglie incuriosita dall’incontro: “Finalmente ci conosciamo!” Lascia suo figlio a trafficare in cucina, a preparare il caffè e mi indica una sedia “facciamo due chiacchiere per conoscerci”. Ommammina?! E ora cosa gli dico?! Ho ancora le cispe agl’occhi! Sarò impresentabile! Tento di stare calma e il più naturale possibile. Non è che m’intimorisce lei in sé, ma vorrei piacerle e questa ansia da prestazione un pochino mi rende strana. Chissà che le ho detto, di sicuro ho farfugliato qualcosa sulle zanzare, sarò partita in uno dei miei turpiloqui incomprensibili, che si sa solo dove è iniziato ma mai dove finisce. È un imbarazzo strano. Tutto è accogliente, ma è che non li conosco per niente, non so quanta confidenza permettermi. A rafforzare i nostri argomenti di conversazione arriva un rosso gattone ruffiano, ospite sporadico che si sente comunque padrone di casa.
Ci salutiamo, l’appuntamento è da lì a due ore per il pranzo, dove conoscerò anche il Sig. Zucherman, il padre di Nath. La poderosa ci aspetta diligente fuori dalla porta per portarci nel centro di Aosta, dove andremo in biblioteca a vedere il sofisticato servizio della Regione Autonoma. Vagoliamo un po’ per i margini della città alla ricerca di un parcheggio aggratisse, non perché il mio Amore sia parsimonioso, no no, ma per vedere l’autolavaggio dove ha guadagnato i suoi primi spiccioli lavorando d’estate dopo la scuola. Il cielo è blu e la luce è acuta e tagliente come solo tra i monti lo sa essere. Avrei bisogno di occhiali da sole graduati, non c’è che dire. Costeggiamo le mura romane del castro di Augusta Praetoria e intravediamo l’edificio della Biblioteca, concepito ad hoc prima del 2000. Usciere all’ingresso, sbarre antitaccheggio, colori caldi nell’arredo che sanno di miele, moquette ovattante in terra. Ci lasciamo alle spalle il grande banco delle bibliotecarie/receptionist e ci rechiamo verso i libri stesi delle novità. Sembra di essere in una libreria. Nuovi di pacca e rivestiti, le ultime uscite, sono lì, disponibili a golosi lettori di fresche sfornate editoriali. Roba che nella mia biblioteca di paese, Paese da più di 40.000 abitanti, più di Aosta, te la sogni!! Oltre il vano di accoglienza scaffali e cataloghi, cataloghi e tavoli di lettura, tavoli di lettura e ancora scaffali. Saliamo, secondo piano, idem. Terzo piano, emeroteca, quotidiani e riviste, tante riviste, turismo, uncinetto, letteratura, fotografia e chi più ne ha più ne metta. Nathan insiste perché non mi fermi nemmeno a leggere il giornale, promette di comprarmelo pur di tirarmi via da lì. Infiliamo di lato, cd in prestito, postazioni di ascolto. Mi dice che posso scegliere un cd. Razzolo. Ma dove sta la J? Trovo Keith Jarret, cd doppio mai visto, vedremo. Ancora avanti, non è finita ancora? Na na. Video e dvd, tanti, postazioni di visione, schermi piatti con cuffia. Sezione per il prestito e novità subito post-prima visione solo in consultazione. Stordita, seguo Nath ancora per altre scale, la sala consultazione, dove lui andava a studiare. Me lo vedo qui, quasi 10 anni fa, contro il muro a studiare silenzioso.
Al banco la signorina ci aveva preparato i libri: Quando Lucy era buona, Rizzoli, 1970 e niente popo di meno che Addio, Columbus e cinque racconti Bompiani 1960 (il primo libro del mio autore preferito da riconsegnare 23 luglio)! Un lettore attento di Philip Roth sa che questi libri esistono, che sono stati tradotti in italiano appena usciti negli anni '60, sulla scia dell’immediato successo da semita antisemita di Roth, ma sa anche che sono irrintracciabili.
(Appello ad Einaudi, attuale editore italiano di Roth: ma cosa diamine aspettare a ristamparli? A comprare i diritti e riproporli? Io ve ne comprerei di sicuro diverse copie, li regalo pure, se volete! – Insomma, un bottino sorprendente, che mi emoziona tanto da saltellare contenta per la strada di Aosta alla ricerca di frutta e giornale da portare a casa).
Riponiamo i libri e ci prepariamo per pranzo, l’occasione del mio incontro con il Signor Zuckerman, i tratti del figlio su una faccia accogliente. Inizia qui la maratona mangereccia di questo week end. La madre di Nath ci aveva preparato un pranzetto niente male, antipasto piemontese con la giardiniera che adoro e che avevo già potuto apprezzare nei vasetti trafugati verso sud, i tomini con bagnetto verde – si dice così Nath? – maccheroni al pomodoro e arrosto con patate! Quante sono diverse e simili le gastronomie italiane!

5 commenti:

titty ha detto...

quindi a parte l'imbarazzo iniziale è andato tutto bene???

Anonimo ha detto...

sisi!! è andato tutto bene!!
:-)

Anonimo ha detto...

E' molto emozionante il tuo post Fra e anche le foto sono molto belle: ma chi è dei due il fotografo??
Aspettiamo il resto... ;-)
Silvia

Anonimo ha detto...

ioooooo! sono io che faccio le foto! Nath si mette in posa! (scimmia!)

titty ha detto...

cara francese, ti ho nominata nel mio ultimo post ma don't worry non è una catena..buona serata...!!!!

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