mercoledì 25 febbraio 2009

Arte, shopping e gastronomia un giorno a Londra

Questa città riserva una continua cascata di spumeggianti sorprese e novità!
E' la città in cui persone di tutti i colori si sentono a casa, è la città in cui puoi portare i capelli di tutte le sfumature e nessuno ti si fila, è qui che puoi mangiare cibo di tutto il mondo, andere in giro senza calze o con tutti i tipi di tacco possibile, ma anche con i calzini di colori diversi o addirittura con le infradito in febbraio. E' qui che stasera ho scoperto una cosa unica e entusiasmante e la voglio condividere con voi: il mimo (e dovrei accompagnare il testo con esplicativi gesti) il mimo, sì quell'attore vestito di nero, parla. Incredibile no? L'ho pensato anche io.

Ma partiamo dall'inizio.
Una mattina grigia e un piovigginosa come le altre prima. Colazione nell'interrato. Basta seguire l'odore di fritto e il carettistico sficcicare delle uova. La ragazza-un-po'-distrutta ma sempre così carina ci chiede il solito:
- ti-or-coffi? inglisbrekfast?
Io rispondo con quelle due paroline che ho ripassato tutta la notte ma che non sfuggono all'efficente Nathan:
-onli-tost-pleas, whit-giam-and-ciise-tencks
La sintassi non è il mio forte, l'importante è farsi capire.

Una volta fuori la direzione di stamani è National Gallery, a misurare se è all'altezza dell'entusiasmante British.
Lo è non c'è che dire: l'immensa piazza che le sta davanti la presenza con superbia. L'ingresso è ugualmente libero, gli ambienti egualmente grandiosi, le misure di sicurezza invisibili - probabilmente - visto che nessuno ci ha aperto zaini o proibito l'accesso con sacche o ombrelli. Dentro nessun percorso obbligato, al desk la mappa in tutte le lingue - tra cui anche l'italiano
. Dentro folle ordinate, mai eccessive, mai vocianti, mai al telefono, e dire che di italiani ce ne era diversi.
Noi (io) avevamo degli obiettivi, tra questi Paolo Uccello e Piero della Francesca. Ma non potevamo lasciare inosservati gli altri innumerevoli capolavori e alla fine ce la siamo quasi girata tutta: entusiasmante - come sempre devo dire - l'opera dei veneziani - il GianBellino per primo, con la sua madonna con bambino, così umana nel suo chiaroscuro, e così eterea e divina nell'incarnato delicatissimo. Molti i fiamminghi, a cui ahimè! non ho saputo dedicare l'attenzione necessaria perchè nella mia misera cultura italianocentrica non li ho studiati... e poi ancora quei gran geni dei manieristi fiorentini - Bronzino, Pontormo e il Rosso, con i loro ritratti dai guizzi nascosti. E ancora la pittura moderna, Vincent con i suoi girasoli o Seurat con i suoi puntini in riva alla Senna... tanti altri, troppi per una sola mattinata, ma preziosi e ben tenuti.
Al piano terra della Gallery c'è uno spazio accogliente, in cui visitatori posso far pipì e prendersi un caffè rilassati, ed in più, grazie a dei picci e un buon programma hanno di nuovo la galleria a disposizione, ordinata per autore, per opera, per anno e per temi. Volento, uno che lo sapeva - la Lonely lo dice vero - si puo' fare anche il proprio tour in quello sterminato universo di capolavori.

Una volta fuori di lì io ero in pace con il mondo.
Avevo nutrito mente e corpo, perchè dato che era l'una, io mi ero fatta fuori l'ennesima cup cake al baretto della Gallery. Io, Nathan no, lui non voleva mangiare "queste schifezze". Aspettava il sushi della sera...

Dalla Gallery a piedi fino a Picadilly, dove abbiamo messo piede e lasciato gli occhi per il prezzi da Fortnum&Maison, poi diritti verso Buckingham Palace, ma fuori orario per il cambio della guardia che avviene solo alle 11.00. Li' la domanda sorge spontanea, ma questi con il gatto in testa, quanto li fanno lavorare, 24 ore?
Di nuovo quattro passi - si fa per dire - verso Hide Park corner, ma anche qui fuori orario perchè oltre al chiosco con un paio di italiani poi non c'era nessuno a porgere le sue lamentazioni. Detto tra noi, meglio così, a polemica abbondo anche da me.
Penultima meta della giornata, l'immancabile Harrods... luogo dove siamo giunti alla conclamazione del gastro-dramma di Nathan.
Sì perchè lui non ha messo in corpo niente da stamani oltre il cappuccino della Gallery e alle 15 passate incomincia ad avere fame, ma non così tanta perchè i suoi occhi non concordano con la sua pancia e non riesce a decidersi tra le numerose offerte che gli si propongono davanti. Io avevo tentato di proporgli il sushi, che so riuscire a calmare questi attimi difficili - accadde anche a Osaka - ma niente d'affare. Appena dentro il reparto gastronomico di Harrods ha cominciato a guardare languidamente i banchi che somminastravano cibo. L'unico che lo avrebbe convinto poteva essere quello dei dim sun, ma l'ambiente decisamente borghese e antiproletario lo ha portato sulla strata a cercare una catena che potesse appagare le sue necessità etiche. Io non potevo fare altro che seguirlo e condividere con lui il proletario desco pomeridiano.
Ancora un po' di shopping alla famosa Tea House di Neal's St e poi verso la nostra sera spumeggiante e densa di rivoluzionarie rivelazioni su Londra e la sua gastronomia, sulle sue sorprese e sulla buona compagnia! A cena molto felicemente con Lucilla e una sua simpatica amica in un sushi bar simpatico e abbondante nelle strade di Soho.
Che vi basti queste tre parole su quello che ci siamo detti perchè io ci tengo alla privacy. ^-^

Ci vorrebbe in tutte le città una buona amica come la nostra Lucillina, che ti da le dritte giuste sui locali, che consiglia dove andare e cosa visitare, con cui passare una splendida sera tale da stemperare le tensioni del viaggio a due.

Per fortuna Nathan dorme già, non ho l'obbligo di rileggergli quello che ho scritto sul suo gastro-dramma e quindi nemmeno di correggere gli errori. Chiedo sorry in anticipo.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

vi leggo, al solito di corsa, e spesso è come se si avesse l'impressione di viaggiare con voi... e poi accade che da un'altra parte mi imbatto in stralci di un libro (che forse avete già letto) e che continuano a darmi la sensazione che si stesse parlando ancora di voi...
li posto qui, non so se avranno a che fare davvero con voi, ma mi hanno colpito non poco

Il Resoconto

Aveva cominciato la poesia al tavolo di cucina,
una gamba accavallata sopra l’altra.
Ha scritto per un po’, come se del risultato
non gliene importasse poi tanto. Non è che
al mondo di poesie non ce ne siano già abbastanza.
Il mondo è pieno di poesie. Oltretutto,
mancava ormai da mesi.
Non aveva neanche letto una poesia da mesi.
Che razza di vita era mai questa? Una vita
in cui uno ha troppo da fare perfino per leggere poesie?
Non si può neanche chiamare vita. Allora ha guardato fuori
dalla finestra, in fondo alla collina ...

e ti ho visto arrivare.
Poco prima quella sensazione di calore
mi aveva fatto focalizzare lo sguardo
laggiù, nel vicolo affollato
a naso all’insù
gli occhi persi in quel cielo dipinto di rosso
ho creduto di scorgerti
fantasticavi... come me, persa dentro ad ideogrammi mossi dal vento.
Mille lanterne rosse volteggiavano nel vento.
Ha rapito anche te quel quartiere così chiassoso e colorato vero?
E’ diventata per me
quella
una delle mete preferite dove perdermi
quando al mattino questa città ovattata
in toni color fumo
sonnecchia ancora
lì invece tutto è già fermento
Magia.


Mi rannicchio in un angolo
e guardo estasiata...
Ho scoperto sai, che la preparazione del suschi è qualcosa di
talmente avvolgente, intrigante e sensuale che è quasi impossibile
contenere quel traboccare di sensazioni
impastate in arcobaleni di colore
avvolte in gesti lenti dai sapori ammiccanti.
Perfino il solo tentare di pronunciarne i nomi improbabili
diventa pretesto per sguardi che si cercano
per alleanze occasionali che da li a poco
cesseranno di esistere
o si riannoderannno
magari più tardi -per caso-
tra le pagine in Charing Cross


Ore rubate
tra un decollo e un atterraggio
le corse, il tempo, gli spazi infiniti
gli occhi velati e le parole trattenute.
Mi abituo lentamente a riporre tutto
con meticoloso ordine
comprimendo le paure sul fondo...
di una valigia o di una camera d'albergo
sono meno pesanti così quei saluti
e molto meno affonnose quelle ore
in cui ho la fortuna di poterti respirare
Ci sono momenti ancora che sfuggono al mio controllo
( per fortuna o per disgrazia)
in alcuni mi chiedo se potrei davvero vivere questa vita
contenendola nell'altra
in altri mi chiedo cose
che un attimo dopo tento
di scacciare dalla mente.


Aldilà de nastro giallo -sorridi-
Nn so perché (...)
guardandoti
la sola cosa a cui riesco a pensare
e al suschi.
Mi succhio le labbra
ne avverto il sapore
TEMPURA.
un blocchetto di ghiaccio che scivola veloce verso una padella di olio incandescente.

girovagando ho visto un "buco" tenuto da due indiani dalla faccia simpatica
è sempre affollattissimo
collegarsi per due ore costa solo 1pounds!
Mi riprometto ogni volta di entrare e di spedirti un po' di pensieri,
qualche scarabocchio, due o tre foto
così, tanto per riempire questo silenzio, questa distanza.
Lo farò prima o poi...
magari in un giorno speciale.
Pare sia arrivato il momento
Ti abbraccio stretta...



presumo, il tutto estratto da 84 Charing Cross Road di Helene Hanff

Anonimo ha detto...

Angeloo! Che bello sto pezzo, nath lo conosce, io provvederò
Siamo in pub dietro la tate modern ;)

Silvia Merialdo ha detto...

Carissimi,
vi avrei dato volentieri qualche consiglio, visto che a Londra ci ho vissuto e molti luoghi li ho conosciuti nelle camminate senza meta delle domeniche dei primi tempi che ero là, cioè, lì .
Ma nelle ultime settimane ho lavorato 25 ore al giorno e poi vedo che avete un programma pienissimo e che ve la state cavando alla grande.
A proposito di gastronomia, mi chiedevo se sei riuscita a portare Nathan a un ristorante indiano, che da quelle parti sono buonissimi...

Anonimo ha detto...

Cara Franza e caro Nathan, ero passata per vedere che avevate combinato oggi e ho perfino riso leggendo questo resoconto. Dico perfino perchè è stata una giornatina un po' difficile. Spero che a voi invece sia piaciuta la zona di seven sisters.
A venerdi'...

La Francese ha detto...

ciao Silvia! lascia pure i tuoi consigli, quando riprendi fiato, perchè tanto qui io ci dovrò proprio tornare!!! mentre per il ristorante indiano, non ce l'ho ancora fatta, Nathan è proprio restio... mentre con le bacchette se la cava da dio!

Lucì e non ti fare incartare dalle cose materiali, tanto tutto passa!
BACI

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