giovedì 28 giugno 2007

Una giornata particolare

(seconda parte)
Nel pomeriggio, il nostro obbiettivo è andare, vedere, scoprire! Come due Giovani Marmotte ci avventuriamo nella Vallè. Direzione Cogne. No no, non andiamo a vedere la casa della Franzoni, Nath non mi ci porta, dice che è in una frazione e poi “non è indigena, si sono trasferiti qui dopo una vacanza, sai, per l’aria fresca…”. Io lungo il tragitto apprezzo molto il panorama, il cielo azzurro, il verde smeraldino della vegetazione, ma talmente tanto, tanto, davvero... è che devo chiudere gli occhi, questa luce mi ferisce! "Ronfff... no, non dormo, ronfff... chiudo solo gli occhi un attimo”. Sono quei momenti post-prandiali in cui ti prende la necessita di socchiuderli appena, non ci puoi fare a niente, se ti riposi anche solo un minuto ti senti come nuova, se ti opponi alla palpebra calante sono xxazzi!
Oltrepassiamo Cogne, siamo diretti come prima tappa alle Cascate di Lillaz. Se ci volete andare in camper accomodatevi, ci sono un sacco di camperisti, deve essere ben attrezzata! Parcheggiamo e, scesa di macchina, incomincio a capire la temperatura. Mi metto tutto quel poco che ho portato, c’è il sole, ma non è tutta quest’afa. Prima tappa: Barre (bar in toscano), io ho bisogno di caffeina se voglio deambulare. “Nath chiedilo tu il caffè senno mi sfottono per la c”. Ma il barista sembrava molto più preoccupato per le sue tasche vuote da stagione non ancora avviata che della mia dizione. Lillaz è un paesino delizioso, turistico e ben tenuto, non infiocchettato come certi posti del Chianti o cementificato come alcune stazioni sciistiche di queste parti. Le case sono in legno e mi fermo ad osservare la particolarità della disposizione delle assi. Io non me ne intendo d’architettura alpina, ma quelli probabilmente con assi orizzontali sono i nostri fienili, dove l’aerazione, in Toscana, è assicurata dai fori dei mattoni, qui dalle intercapedini delle assi. Arrivati alle cascate, ho tediato Nathan volendo leggere tutti i pannelli illustrati della mostra composta da blocchettoni di rocche tra le più varie! Tutte quelle rocce che ho dovuto studiare per l’esame di geologia senza capirne granchè. Saliamo, saliamo e i getti d’acqua si susseguono maestosi e feroci nella loro irruenza di cascati dall’alto. L’ultimo è maestoso, imperioso quasi. La nebulizzazione raffredda l’aria che sembra di essere al polo nord, il cielo è azzurro e il sole pur nella sua forza sembra non sfiorare neppure la pelle. Non abbiamo nemmeno una copertina per stramazzare al suolo e spaparanzarci a leggere il giornale. Mi incanto a guardare i fiori: margherite, rosa canina (credo) ed altri a me sconosciuti. Ma al mio Nathan basta anche un picco di roccia dove stare seduto, ferendosi anche le natiche se necessario, per isolarsi dal mondo con le pagine di rotativa tra le mani. Rosico d’invidia, mi fotte sempre il giornale!! Uff ed io che insisto sempre per comprarne due! Smanetto un po’ con la macchina digitale, con questa seconda reflex post furto - non lo accetterò mai! altro che! - non ho ancora settato bene il diplay… aggeggio troppo e combino qualcosa con l’esposimetro, scatta tutto buio. Presa dallo sconforto voglio scendere, voglio una coca cola, ho bisogno di zucchero e pazienza! Scendiamo. Io seguo Nathan che continua a dire, scimmiottando gli accompagnatori seri “metti i piedini dove li metto io!”. Arriviamo incolumi alla coca cola a Cogne, in un bel bar che guarda il gruppo del Gran Paradiso (spero di non aver sbagliato a nominarlo), dove la vita scorre lenta ed io manca poco mi addormento sulla spalla di Nath. Cogne centro, che non ricordo come si dice in quella lingua strana a metà tra francese e italiano di questa gola tra i monti, è un bel posticino turistico e ben tenuto, dove la rudezza della montagna è smorzata dai pizzi e dai merletti delle vesti tipiche, dagli intagli sul legno, dalla grazia deliziosa che investe ogni dettaglio, anche i cassonetti della mondezza. Passeggiando adocchio nelle vetrine una specialità locale, il meculin, altro non è che pan brioche con uvetta. Ma accanto vi staziona altra delizia, pane nero di segale con fichi e noci! Non mi tiro indietro, le calorie non mi hanno mai spaventato, almeno al primo morso… acquistiamo metà della rustica pagnotta e la sbocconcelliamo con non curanza per le strade della seconda patria della Franzoni.
Con uno scambio di sms fissiamo un dopo cena da amici curiosi di conoscermi, ed io con loro! Diventa necessario, badate necessario, cenare per non presentarsi a tarda ora dalla famiglia con prole. Bene, abbiamo ben adocchiato un ristorante La brasserie du BON BEC. Arredo rustico ma particolare, servizio accorto. La “padrona” ci accoglie dicendo che per i non prenotati non a posto – fiscali qui al nord – e che ci può dare un tavolo solo se lo liberiamo per le 20,30. Mavaà? Un fiorentino ti avrebbe messo a tavola, servito con l’imbuto e fatto aspettare i prenotati. Svizzeri! Ci accomodiamo, ordiniamo due piattini… io la “tartiflete”, Nath la “frecacha” e una mezza bottiglia di Torrette per evitare di berla tutta. Ci portano due cippetti di legno sulla tovaglietta, bho? Poco dopo accanto a noi, si accomoda una signora bisbetica indomita! Appena mi portano la gustosa portata ha il buon gusto di pronunciare a voce alta la parola “schifo”, che io non concepisco proprio di per se. Penso vivamente che chi non ha gusto per la cucina varia, assortita, debba rimanere a casa propria a mangiare cotolette alla milanese! E ho detto tutto. Insomma ci portano due padelline con copri manico decorato con motivi alpini e dentro una sorta di frittate con i vari ingredienti legati insieme dal formaggio. Delizioso, tanto delizioso che non 'gno l'ho fatta a dare fondo alla padella… ci alziamo dopo esserci concessi anche la crema di Cogne, come mancare tanta specificità locale? Girovaghiamo un po’ per il paese, a negozi chiusi, adocchiando un ostello dai prezzi modici, proponibile a chi voglia riposarsi a Cogne, tanto la Franzoni non c’è più… un po’ come si dice di Pacciani dalle mie parti! Arrivati alla macchina ci ricordiamo quello che la madre di Nathan aveva accennato e che il barista di Lillaz ci aveva confermato. La strada viene chiusa la notte causa frana, con un’eccezione di qualche ora per far scendere a valle chi ne necessita. Inizia così la nostra corsa di fuga da Cogne. La poderosa prende delle curve un po’ avventate sotto le mani esperte del mio pilota. Passiamo la frana che nemmeno ce ne accorgiamo. Ma come sono scrupolosi da queste parti…
Giunti in città, passiamo davanti al luogo di lavoro della metà del mio cuore – voglio conoscere tutto di quello che va senza di me - diretti alla gelateria-senza-coda, nuova categoria commerciale (per riferimenti precedenti vedi i commenti di questo post). Sì a Nathan prendono le palpitazioni quando trova le code in gelateria, e dato che io lo voglio vivo, accondiscendo ormai rassegnata a mangiare gelati meno buoni ma senza disservizio.
L’altra entratura della giornata, da questi amici di Nath. Ripasso i loro nomi sulla porta, sospirone ed entro. Niente da temere, la bionda bimbetta di un anno, la casa di una famiglia come dalle mie parti, mi fa sentire subito una di loro, e parte la conversazione anche approfondita, sulle male politiche delle nostre rispettive porzioni d’Italia.
A casa, nel lettini uniti, ritroviamo la nostra dimensione. Com’è diverso questo week end dal resto di quelli che abbiamo passato insieme. Un po’ meno liberi, ma molto più legati. Sono contenta di essere qui, tra le tue braccia, nel tuo letto, sotto il tuo tetto.

3 commenti:

titty ha detto...

chissà che bei posti che hai visto...!!!!se sbirci il mio ultimo post ti ho nominato...!!!

Anonimo ha detto...

grazie, cara, ho visto! non ho ben capito cosa devo fare...
nominare a mia volta altre 3 bloger?

titty ha detto...

scusa ho visto solo ora che mi hai risposto..da quel che ho capito io devi nominare 3 bloggers..!!!

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