martedì 15 maggio 2007

Questa volta salgo io!

La paranoia da sfiga prolungata che mi avvolge da quel 24 d’aprile, allunga il mio viaggio verso nord.

8.30 esco da casa dopo aver sistemato La Piccola Gatta.
9.00 raggiungo a piedi la fermata del busse, che fortunatamente non è ancora passato.
9.10 salgo sul busse, issando davanti a me La Suora Sorda che mi ha abbordato urlante alla fermata. Non ho letto l’oroscopo, ma non deve essere il mio giorno fortunato per gli incontri: la mia vicina di sedile ha un odore acre da troppi giorni senza sapone. Adesso ricordo il perché ho smesso di prendere l’autobus!
9.45 arrivo in stazione, ritiro i biglietti alla macchinetta self-service, anche troppo facile!
9. 50 attesa.

Per questo giro su trenitalia, cambio rotta. Non passo dal mare, ma da Milano, sono 8 euro in più per 30 minuti in meno, è fattibile anche per una al verde come me. Il treno arriva, prendo posto ed apro il giornale. Non alzo la testa fino alla prima fermata, dopo appena un’ora di viaggio mi sembra di esser fuori di casa da una vita, con davanti un viaggio interminabile. Tutto questo per non prendere né motorino né macchina, per lasciare tutti i miei beni protetti nel garage e non preda di furti e scasso… ah quanto si paga, la paranoia! Il giornale non mi basta più, conversazioni nisba, il libro che ho con me mi aiuta per quello che può, di dormire non se ne parla…
Come fa il mio Nathan a fare tutti i week end tutti questi chilometri? Mi sto annoiando a morte!
Sarà che alla fine del binario non ci sarai lui ad aspettarmi, né abbracci né baci. Sarà che ci stringeremo solo stanotte, dopo una giornata faticosa, stanchi e provati. Sarà colpa di tutto questo, ma a me, sembra tutto brutto. Il paesaggio fuori, le persone accanto, anche questo treno che viaggio verso Torino, sul quale sono salita al volo, è brutto! Un regionale di pendolari: una ragazzetta bionda che rientra a casa con la valigia della settimana, di fronte una madre con due gagni – sono andati a far visita alla nonna probabilmente – il più piccolo bizzoso, mi zampetta su i pantaloni chiari, un alpino, diretto al raduno di Cuneo, con due sfilatini rigonfi per pranzo, che invidia!
Sbuffo come una locomotiva a vapore.
Alzo gli occhi e a perdita d’occhio, le risaie.
Riso amaro, paesaggio sconosciuto, tristezza amplificata.
È necessario scacciarla questa noia, sciò sciò! Mi aiutano gli amici che mi accolgono in fondo al binario, amici di un’estate fa, amici con i quali gli argomenti ci sono, ma vanno scovati. Come dire, c’è da prendere un po’ la rincorsa, come le macchinine a carica. Ci hanno unito per caso 20 giorni in India un anno fa e poi solo silenzi, raduni sporadici e mail.
Passa il pomeriggio, tra gli arrivi scaglionati e un gelato da Grom, tra un tour in auto per la Torino non centralissima e una passeggiata aperitivo ai Murazzi. Passa il tempo, noi ci siamo tutti e il tuo matrimonio procede - che non è il SUO SUO ma di una collega sia chiaro – la messa è finita, saluti sul sagrato, aperitivo. Attenderai il taglio della torta per correre da me. Speriamo arrivi presto, cosa altro posso dire? Non potevo certo chiederti di non andare, non sarebbe stato giusto. Per stare insieme bisogna arrivare a compromessi e rinunce, ma quelle necessarie. Ci vogliamo bene e siamo forti, cosa sarà mai un sabato separati? Tra dire e il fare…
Con il mio gruppo mi avvio a cena. Il ristoratore, Porfirio dietro Piazza Vittorio, sembra abbia compreso il nostro intreccio di sms e porta a tavole le pizze con i ritmi di una cena nuziale. A mezzanotte, alla tua prima e febbrile telefonata, entrambi dobbiamo ancora mangiare il dolce. Annunci troppe ore di separazione ed una certa tensione da queste è prodotta. Annunci senza dire, che ci vorrà del tempo prima di abbracciati sotto le lenzuola, prima di aver smaltito il disorientamento da assenza. Io passeggio, in coda al mio gruppo prima india, fino al quadrilatero romano.
Per me non ha importanza dove andiamo, tanto tu ancora non ci sei. Cerco di non guardare l’orologio troppo spesso, cerco di non pensare, cerco di smaltire quest’ansia che mi appesantisce la digestione. Mi obbligo a non chiamarti. Spero solo di ricevere il prima possibile la chiamata che ti mette nella mia direzione. Arriva dopo un’ora, insieme ad un bel po’ di energie disperse per colmare la mancanza che sentiamo l’uno dell’altra.

Passata la nuttata, compreso il meccanismo delle nostre reazioni, ritroviamo quella dolcezza che ci anima e ci porta a giro per i chilometri che ci separano da oltre sei mesi (ricordiamoci il semesiversario!! La distanza ci scusa per queste smancerie). La meta-scusa del raduno vacanze è, oltre alla avvicinamento pro matrimonio, la fiera del libro. Partiamo in 4 anime e 8 ruote, così composti, possiamo ritrovare la nostra dimensione di coppia, finalmente!

Mi porti in macchina per questa tua seconda città con un certo orgoglio, con la voglia di dimostrare che non ti manca proprio la bussola… Torino è bella anche fuori dal centro. È Signora, non c’è che dire, con i suoi viali e i suoi palazzi alteri e discreti. Arriviamo al Lingotto, che non è altro che un grande scheletro animato a porzioni. Insieme, l’altra faccia di Torino, o del mondo, il Centro Commerciale. Noi scegliamo quella porzione di umanità in fila per l’acquisto del biglietto prima e del libro poi.
Tu con il tuo accredito operatore – seeee se l’è tirata!! Uff - io misera, nella fila dei comuni mortali. Ma il mondo, domenica 13 maggio 2007, ha incominciato a sorridermi di nuovo. Non solo il nostro amore ritrova le sue tinte calde, ma anche la sfiga sempra essere passata al candeggio! Da ultima della lunga fila qual ero, una sciura mi avvicina e mi dice:
- Posso regalarti un biglietto?
- Eh? Signora, ma è sicura? Proprio a me?
- (ride) Sì, certo, se non ti spiace…
- Scherza? Grazie Signora Grazie!
Corro rumorosamente dentro la reception asettica e professionale degli accrediti:
- (stridula) Amore! Amore! Una signora mi ha regalato un biglietto!
- Ma sei sicura? A te?

…e ci rimani un po’ male. Perché se sei tu stessa, che ti credi sfigata è un conto, ma quanto anche il tuo uomo ti crede in coppia con la sfortuna, è un casotto! Comunque sarà cambiato Giove o non so io quale pianeta, ma sento che il cielo mi sorride! Ed è vero! Perché mentre lasciamo la Fiera, dopo aver ottenuto – reggetevi!! - ben due libri in regalo da Nath*, dopo aver salutato gli amici alla stazione, dopo aver sbaciucchiato l’Amoremio sul predellino dell’intercity, a Torino è iniziato a piovere, mentre il sole spuntava lungo il percorso del mio viaggio di ritorno.

Un sole, sempre alto, un sole sempre caldo.

* uno era il pegno per una scommessa persa, vedi qui, ed ho preso un costosissimo Faulkner dell’Adelphi, l’altro l’ho ottenuto come pegno per la nottata, dopo aver mediato che poteva scegliere qualcosa che interessava leggere anche a lui, Perissinotto Treno 8017.

11 commenti:

Francesca Palmas ha detto...

Ma perchè tu non potevi andare al matrimonio? Nath non è venuto ad uno tuo? O tu non hai ancora conosciuto i suoi? Scusate forse mi sto facendo troppo gli affaracci vostri, potete tranquillamente non rispondermi :)

Anonimo ha detto...

mah
questione di inviti.
a volte sono estesi, a volte ristretti.

Baol ha detto...

Visto che c'è già chi mi ha preceduto nel solito inserimento nella vita di coppia posso amabilmente postare una stupidaggine (che tanto stupidaggine non è)....che posto meraviglio è questo "Grom"? Non è che per caso c'è qualcuno che ne voglia aprire una filiale a Bari? Vi prego....

Anonimo ha detto...

visto che roba!
ed è anche buonissimo!

un bel gelato cremoso e gustoso!

...altro che quella robetta acquosa!!
il problema è la fila...
o meglio l'ansia da attesa per consumare che prende Nath appena vede più di tre persone con il portafoglio in mano... ma sarà lui ad argomentare la questione è di principio!

vai tesoro...palla servita!
esplica :-)

Anonimo ha detto...

nello specifico, Baol, Grom è una gelateria in franchising (tutta quest'enfasi, io non ce la metto), dove si pretende di servire gelato artigianale (comeunavolta...) non di così eccezionale bontà (ma è solo un mio giudizio) e dove sempre sempre e sempre si fa la coda per conquistare l'ambito cono griffato e consumare (più che l'oggetto) il ricercato rito del consumo, che, come risaputo, è sinomino (più di ogni altra cosa in questo nostro mondo) d'identità.

insomma, detesto le code. alla posta o in un museo le posso anche accettare. ma se devo aspettare ordinatamente per pagare un servizio commerciale male organizzato (altrimenti la coda non ci sarebbe), allora rispolvero certi adagio della critica tardo-marxista. (ti facessero almeno lo sconto-coda!)

Anonimo ha detto...

eh! lo so!
bisogna volergli bene così com'è!
:-)

Anonimo ha detto...

nessuno è d'accordo con me?

Baol ha detto...

ehm ehm....anche da queste parti, a Bari per la precisione, c'è una gelateria dove ci vanno tutti ma non sono gelati artigianali...però da quello che vedo nel sito non sembra così zozzimma come gelateria....se volete il mio parere dovreste farmi assaggiare il gelato :D

Anonimo ha detto...

ma povera piccola francese!!!! quando finalmente potrete vivere insieme (se e ve lo auguro! lo farete)vedrai con che gusto ti piacerà prendere il treno insieme, andare ai matrimoni insieme e non sentire la struggente separazione dello spazio e del tempo....

povera francese!!!

Anonimo ha detto...

e io chi sono? il figlio della lupa?

nathan non lo conforta nessuno? sigh

Anonimo ha detto...

ammmmooooooreeeee!
ma io no?!
come chi ti consola?!
c'è da chiederselo?

ti sto preparando un regalino per venerdì, che si avvicina, lo vedi come si avvicina?

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