C’era un tempo in cui salutare la Francese sulla porta di casa, attraversare pianure e montagne con in bocca il gusto dei suoi baci, correre sull’autostrada nel traffico di una mattina feriale sotto il sole, osservare dal parabrezza come cambia la luce con il paesaggio, come cambia il vento, il cielo, l’orizzonte, attraverso i banchi di nebbia e gli acquazzoni, incontro ai profili delle montagne lontane, vederle crescere fino ad infilarmici dentro…
C’era un tempo in cui rientrare in ufficio dopo cinque ore di viaggio con il profumo delle sue labbra sul collo, mettere la faccia davanti al monitor come fosse la strada e le mani sulla tastiera come sul volante…
C’era un tempo in cui il lunedì era un’appendice di felicità che si allungava sulla settimana, il martedì un affacciarmi sulla presunta normalità, il mercoledì la porta d’ingresso dei progetti del weekend, il giovedì l’incubatoio del desiderio di ritrovarla, il venerdì l’euforia dell’imminente…
C’era un tempo in cui la settimana era un guardrail tra i nostri corpi, una felicità sublimata al telefono e in chat, un corridoio tra le nostre camere separate.
C’era un tempo in cui questa distanza di cinque giorni era una molla che si caricava per liberare la forza incontenibile del weekend.
C’era un tempo,
ed è questo il nostro tempo, mia Francese.
C’era un tempo in cui rientrare in ufficio dopo cinque ore di viaggio con il profumo delle sue labbra sul collo, mettere la faccia davanti al monitor come fosse la strada e le mani sulla tastiera come sul volante…
C’era un tempo in cui il lunedì era un’appendice di felicità che si allungava sulla settimana, il martedì un affacciarmi sulla presunta normalità, il mercoledì la porta d’ingresso dei progetti del weekend, il giovedì l’incubatoio del desiderio di ritrovarla, il venerdì l’euforia dell’imminente…
C’era un tempo in cui la settimana era un guardrail tra i nostri corpi, una felicità sublimata al telefono e in chat, un corridoio tra le nostre camere separate.
C’era un tempo in cui questa distanza di cinque giorni era una molla che si caricava per liberare la forza incontenibile del weekend.
C’era un tempo,
ed è questo il nostro tempo, mia Francese.
Ma questa settimana che sta in mezzo…
Come si scivola in questi luoghi, in questi orari, in questo lavoro, dopo aver dormito con te, spalmato il miele sul pane, aver immerso il cucchiaino nel tuo yogurt guardandoti negli occhi?
11 commenti:
Che dire? Sospiri...
ragazzi, vi penso ogni fine settimana..insieme, uniti, respiranti e affiatati...snelli e agili...
buon we insieme
anche a me capita di mandarvi un pensierino al sabato...
forse perché c'era un tempo che anche tino ed io vivevamo così e il venerdì sera si trasformava in un treno festante e un abbraccio pieno...
a dir la verità (mi fate glassare di melassa anche a me coi vostri post!) anche ora che conviviamo da 4 anni, tutte le volte che arriva venerdì sono felice e emozionata all'idea di 2 giorni interi per noi (e - oggi - per la frolla...)
quindi, anche se i tempi cambiano, le emozioni possono essere coltivate e crescere...
credo sarà il vostro caso
buon we.
Panz
Questo blog mi ha stupito. Complimenti e grazie: tornero' a leggervi.
Un saluto
Ciao Simo, benvennuta/o :-)
Ciao Ape, grazie del pensiero e... dell'agile e snelli, hihihi!
Cara Panz, grazie mille anche a te e... come dice Nathan, è questo il nostro tempo, e la volontà è quella di prenderne il meglio, un bacio a frollina!
Ciao Lajules, sarai sempre benvenuta! ...e preparati alle miei incursioni ;-)
mia Francese,
non lo diciamo dove siamo stati questo weekend?
...a te l'onore, cuore mio! :-)
vogliam sapere vizi e segreti di qst week end!
Casté (entroterra spezzino), Riomaggiore, Manarola, pioggia vento umidità traffico sole mare e tanto amore.
I particolari in cronaca... da domani su questo blog :-)
sono approdata qui in una delle mie settimane di mezzo. che pacco. torno volentieri, quando posso, che trovo qui parole che io non ho
Benvenuta,
con tante metà, facciamo un pieno!
:-)
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