martedì 3 gennaio 2012

Accade quel giorno, lunga attesa e parto speedy!

Mercoledì 14 Dicembre, ore 6,45, sveglia. Ci vestiamo, ci prepariamo, entriamo in macchina alle 7,15 per prendere l'A1 verso Firenze Sud. Dopo tanto peregrinare, abbiamo scelto l'ospedale più lontano, ma più nelle nostre corde. 

Ore 8.00, bar dell'ospedale, colazione con un cappuccio e una brioche, io e la panza, lui, solo un caffè. Accettazione, siamo il n. 4. Mi chiama no subito e mi sistemo per il tracciato. Faccio da sola, mi tiro giù la carta sulla poltrona, mi scopro la panza e aspetto. Non c'è la solita routine, c'è qualcosa che la rallenta, ma io e le altre panze non capiamo. Mi sento una veterana. È il mio terzo tracciato anche se sono alla 40+3 settimana. Accadrà che quando mi attaccano il tracciato la Maghetta qui dentro avrà già beneficiato degli zuccheri della brioche e si metterà a ronfare, tenendomi qui incollata alla sedia con le cinghie attorno alla panza per un po'...

Intanto il babbone là fuori si leggerà l'ennesimo quotidiano dall'inizio alla fine.
Poi la visita, il solito dottore, un po' rabbonito rispetto alla prima visita, sarà che la mattina gli sorride, sarà che non vuole infierire su questa mamma che aspetta... 
"vuole che la visiti?" 
"beh, sì magari..."
Traffica la sotto con poca delicatezza e ecco la sentenza:
"un centimetro di dilatazione, il collo dell'utero un po' indietro per il peso in avanti della testa della bambina, ci vediamo lunedì della settimana prossima"
Lunedì della settimana prossima?!
Significa altri 5 giorni di attesa e di passeggiate e di pensieri.
Significa arrivare al 19 dicembre, ancora.

Invece di tornare subito a casa, ci fermiamo a fare quattro passi in centro, nonostante la pioggia, nonostante la folla del natale, nonostante il parcheggio sia strapieno. 
Camminiamo. Torniamo a casa, prepariamo il pranzo.
La tv è accesa e sta andando il tg di Mentana, l'immancabile. 
Alzo la forchetta con quelle farfalle al salmone senza sale e sento, chiaro, nitido un rumore: toc!
Viene da dentro, dalla mia panza animata. Il tempo di fermarmi con la forchetta a mezz'aria e rieccolo di nuovo: toc. 
"Sai, si deve essere rotto qualcosa, dentro. Ho sentito un rumore." Faccio io.
"Ti si sono rotte le acque!" le sue parole e la faccia gli s'accende tra la gioia e l'allarme. 
"Non lo so... vediamo"
La certezza e il dubbio, le acque rotte, le contrazioni che stentano a partire e poi attaccano a ritmo di blues. Prendiamo il tempo, ogni 5 minuti: "Così ravvicinate?! Dicono di fare il travaglio a casa, ma mi sa che è meglio se ci avviamo".
E così partiamo, senza nient'altro. Niente, se non la valigia già fatta. Niente, nemmeno un cuscino per trovare la posizione in auto mentre le contrazioni mi mordono i lombi. 
Ed è così che mi sistemo dietro, accanto all'ovetto che servirà per tornare a casa in tre.
E qui inizia il mio canto urlato con i piedi puntati sul sedile davanti, sollevata alla maniglia sopra il finestrino, facciamo i 30 km di autostrada che ci separano dall'ospedale, con un aaaaaaaaaaahhhhh ogni 5, poi 4 minuti.

Due minuti sola davanti alla porta dell'ospedale. Piango come una vite tagliata. È la commozione, è l'emozione, il dolore, non so. Nessuno si avvicini, alcune donne straniere mi guardano, capiscono, sorridono, di quel sorriso che non lascia vedere i denti.

14,45, arrivo all'accettazione del reparto: 
"Salve, mi si sono rotte le acque e ho le contrazioni ogni 4 minuti".
Lo sguardo professionale dell'ostetrica che si chiama quasi come la Maghetta mi dice senza parlare "Eccone un'altra che pensa di partorire all'istante..." mentre la sua voce dice: "vediamo, si sieda che facciamo il tracciato"
"Ma guardi... non riesco a stare a sedere"
"Ci provi, altrimenti lo facciamo in piedi"
Il tempo di fare 20 cm di tracciato, chiamare una dottoressa, riprendere la cartella clinica e visitarmi, affiancarmi una giovane ostetrica e nel giro di mezz'ora siamo in sala travaglio. 

A questo punto in poi tutto il ricordo è cadenzato da profondi urli in ahhhhh maggiore - che partivano ancora prima delle contrazioni - dalla ricerca di posizioni - anche se più nella mia testa che nelle mie membra - mentre le gambe restavano tese e immobili in attesa della scossa che le percorreva nella frazione di minuto dei famosi dolori. E poi la pila, la visita e "non spingere ancora" e poi ancora "adesso spingi!" e il mondo tutto nero, gli occhi chiusi e la luce soffusa, un morso - non dato - al braccio del babbone.
Il cambio di stanza e quel lettino sul quale piagnucolavo di non voler salire, e le staffe che invece di tenere alte le ginocchia erano i puntelli per i miei piedi, e i sei camici con le sei facce, ognuna con una voce sommessa che aveva qualcosa da consigliarmi, una voglia incredibile di mandarli tutti a quel paese, e la ragionevolezza di ascoltare le loro parole e poi le spinte finali, le ultime davvero e lo strappo, il dolore più grande, ripagato da quei grandi occhioni e dal quella testa nera che si è mossa per pochi secondi non più dentro, ma sulla mia pancia. Sala parto, ore 17,33.
...e le lacrime, tante allora, e ancora qualcuna che scende sempre quando ci penso.  

10 commenti:

ivana ha detto...

Un mondo di bene a te e a Maghetta!

Scusa l'intrusione...passata di qua per caso, mi sono soffermata, mi attraggono queste bellissime esperienze vitali, mi piace la scrittura che vuole rimanere "lucidamente" aderente all'evento...efficace, quasi asettica, ma quelle lacrime, il sottofondo di quelle urla...che con prepotenza fanno ricordare le nostre proprie di quegli attimi...e non si sa neppure perché si urla! Non lo so ancora!

Grazie...e in bocca!!!

Buon Anno!

ivana ha detto...

...al lupo!!!!

La Francese ha detto...

grazie Ivana! nessuna intrusione, anzi un piacere ^_^
è vero, non si sa neppure perché si urla, ma lo si fa, forse per cadenzare il respiro
Crepi il lupo!
Buon anno anche a te!

Anonimo ha detto...

Qua la lacrimuccia rischi di farla scendere pure a me, perché questa scrittura "lucida" -come ha detto bene la signora Ivana qui sopra- alla fine mi fa immedesimare di più di qualsiasi metafora commovente.
Hai fatto una grande cosa, Sonia. Brava, brava!

E ora passo al lato pratico, approfitto visto che avete scelto un po' questo approccio pragmatico nel raccontarci la vostra esperienza di genitori.
Si parlava proprio l'altro giorno con G di questa cosa che si "sceglie" l'ospedale (dove abitavo prima quello c'era e bon, poche storie). E pour parler (ché tutto fa cultura generale), ci si chiedeva come funziona. Ma bisogna "prenotare"? Okay, ovvio che se stai per partorire ti accolgono ovunque, ma c'è posto per tutte senza preavviso? Un po' più a nord di qua c'è un ospedale pubblico con un reparto maternità "leggendario" (con un sacco di pregi oltre al parto in acqua, tipo la cameretta matrimoniale dove puoi dormire col marito la notte dopo il parto) e molti ci vanno a partorire da fuori ma... e se ci si ritrova in cinque che si fa? I papà fanno a botte per il posto? Le mamme fanno wrestling con la panza? :)

bebe ~ Pazzi in Libreria ha detto...

bellissimo racconto davvero, anch'io mi sono commossa :)

che ospedale avete scelto? Ponte a Niccheri?

Per rispondere a Stefy - pianob, qui a Firenze c'è il leggendario reparto Margherita di Careggi, dove puoi partorire in acqua, c'è il letto per il papà ecc... ma non ci partorisce quasi nessuna perché non è previsto medico, e quindi se c'è una complicazione anche minima ti sbattono in reparto... (Stefy, ma cos'è questa curiosità? state programmando un pupo? :P)

La Francese ha detto...

La scelta dell'ospedale ci ha preso non poco tempo, cercavamo un luogo dove il parto non fosse considerato una malattia e fosse medicalizzato il meno possibile. Abbiamo seguito più di un incontro introduttivo prima di individuare il posto adatto che è - Sì Bebe! - Ponte a Niccheri, un ospedale in un comune limitrofo di dimensioni minori rispetto alle strutture metropolitane.

Come diceva diceva Bebe qui a Firenze c'è questa struttura chiamata Margherita attigua al reparto maternità della clinica ospedaliera dove si puo' fare proprio questo, un parto seguiti solo dall'ostetrica, senza medica. Hai la tua camera matrimoniale, con la vasca per partorire in acqua, una cucina comune dove farti una tisana se ne hai voglia, il padre o il primogenito puo' dormire e stare con la mamma senza limiti di orario ecc. Ma ci sono solo 4 stanze e quando hai le doglie chiami e chiedi se c'è posto per te, sempre se hai passato la rigidissima selezione, perché dato che partorirai senza medico devi aver avuto un decorso fisiologico perfetto e non avere nessun tipo di possibili complicanze. Avevamo tentato questa strada, ma dei rigidi protocolli ci hanno escluso.

La nostra seconda scelta si è rivelata eccellente! È un'ospedale individuato dall'Unicef come amico dei bambini per l'avviamento all'allattamento al seno e dove è stata trasferita tutta l'equipe e gli strumenti del vecchio ospedale di Camerata di Fiesole famoso negli anni '80 per il parto dolce e in acqua. Hanno una sola stanza attrezzata con la vasca ma il resto delle stanze sono tipo matrimoniale di casa, con luce soffusa, dove fare il travaglio prima di passare eventualmente se necessario in sala parto. Si fa una visita a 40 settimane dove ti viene fatta la cartella clinica e quando è il momento ti presenti, hanno già i tuoi dati e si procede!

Insomma cercando di stringere la mia nota ridondante premessa, la risposta a "come si sceglie l'ospedale" è
1.capire come si vuol partorire (e può essere utile leggere qualcosa, io ho trovato interessante Manuale del parto attivo di Janet Balaskas)
2.vedere cosa offre la piazza nei 30 km ^_^
poi si coniuga la domanda con l'offerta

Grazie grazie grazie!!!

sonia ha detto...

Veh che caratterino deciso la Maghetta! Del tipo arrivo io, mamma, papà organizzatevi! Ci piace la pupa (e che ci piacciono i genitori lo sapete già!)!!
Un baciotto per uno!

Federica ha detto...

Eccomi qui, in una valle di lacrime di commozione, ben arrivata alla Maghetta, buon anno a Voi. Un anno in cui spero che si realizzino i desideri che hai espresso qui sopra!!!

Emauff ha detto...

... mi sono emozionata, molto.

Benvenuta Maghetta!

Lajules ha detto...

Adoro i racconti del parto! Anche il mio e' stato lampo... 2 ore e mezza dall'inizio delle contrazioni, ma sono stata indotta (poi pero', niente antidolorifici). Beh, con un parto cosi' veloce, vuol dire che il prossimo lo farai in macchina!

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