mercoledì 15 settembre 2010

Da qualche parte, una s-coppola...

Impressione del tutta personale sul film di Sofia Coppola, Somewhere.

Somewhere della Sofia Coppola, io l'ho visto.
Somewhere che ha vinto il Leone d'Oro a Venezia, con giuria di Tarantino.

Prima che tutto ciò accadesse, ci siamo andati aggratisse, con la nostra prepagata tesserina Carta Cinema del gruppo Atelier.
Questa precisazione perché non so se ci sarei/saremmo andata/i, a pago, dopo aver visto Maria Antonietta e anche il celebratissimo Lost in Traslation. Conosco i tempi del cinema della Coppola e non sempre, purtroppo, nonostante anni di pratica yoga, coincidono con i miei.

Quessto mi aspettavo e questo ho trovato.
Cinema pieno, noi in 3 fila, cervicali penalizzate.

Le prime immagini sono più lente del mio risveglio la mattina. O meglio, le immagini sono veloci, è la telecamera che ha le ossa insonnolite. È il suo stile, lo sapevamo. Lo subiamo tutto, dall'inizio alla fine.
Stiamo in attesa che qualcosa accada. Ma non accade mai.

Cerco di far emergere tutto lo spirito zen che è me, che si è rintanato in un angolino dopo i ritmi veloci della giornata di lavoro. Ma non so come mai non entro in empatia né con la piccola, né con il protagonista. Sarà che io non sono figlia di un divo di hollywood, non vivo al mitico Chateau Marmont di Los Angeles, non vado a lavoro facendo lunghe e noiose soste in sala trucco e parrucco, fortunatamente io, salto da una scrivania all'alta, da un fiera padronale ad un convegno di chiocciolatori, fino a tarde ore del pomeriggio, tutti i giorni! ... per fortuna non sono costretti a giocare alla wi-hi per passare il tempo, io devo incastrare i tempi per coniugare studio, lavoro, faccende domestiche e spesa... si la spesa, nessun domestico mi porta in camera gli ingredienti per la colazione della mattina ad un mio squillo di citofono... e soprattutto, non sono così bella da mozzare il fiato, tanto da dover far sesso ad ogni angolo di strada con un sacco di uomini che ce lo chiedono sfacciatamente e con eleganza. Io, per fortuna, ho un padre ed una madre presenti, a tratti assillanti, che mi impongono diritti e doveri di figlia, genitori che invecchiano, che si ammalano ed hanno l'esenzione ticket, "mutande e calzini ce li hai?", genitori che non ci hanno accompagnato con l'elicottero al campo scuola, ma che ci hanno iscritto come tutti i bambini del nostro popolare quartiere ai soggiorni del Comune, godendo di 15 giorni alle Gorette dall'età di 6 a quella di 12 anni.
Io sono fortunata. Non come quei disgraziati di hollywood se la passano male.
Nonostante la mancanza di empatia, partecipazione e sintonia con i protagonisti, il film, come dice Tarantino nella motivazione del suo voto, è un film "che torna" che lascia dentro qualcosa e fa parlare di sè.
Invidia?

1 commento:

Ladoratrice ha detto...

durante la visione dupalle. a fine visione una gran fame era l'unico sentire che agitava le mie viscere. ho fatto passare il tempo cercando un senso, un'impressione. a distanza di giorni non trovo più nulla, un film così noioso non l'avevo mai visto. E se il messaggio è il nulla, per quanto lei sia riuscita a passarcelo, a parer mio potevamo risparmiarci tutti l'esperienza, di nulla ce n'é già abbastanza.

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