domenica 25 maggio 2008

Colazione da Tsukiji


Tutto è cominciato con un piccolo regalo. Un innocuo romanzetto di quel fenomeno belga che da anni ha segnato il mercato francese del libro. L'Amélie Nothomb di Né di Eva né di Adamo.
L'avevo conosciuta anni fa, l'Amélie, quando l'editore Voland era ancora un polveroso esploratore di autori semisconosciuti dell'Europa centro-orientale. La metafisica dei tubi, con quel registro contemporaneamente duro e leggero, quella voce diretta, le crude metafore, fu la scoperta della potenziale forza narrativa di quella scrittrice. Ma ancora una promessa, per la quale non mi scomodai di verificare la portata.
E' in febbraio che Voland mi dà l'occasione per presentare quest'autrice (e il suo sguardo atipicamente femminile) alla mia Francese.
Non un libro fondamentale, questo, non un romanzo imprescindibile e nemmeno quanto di meglio l'autobiografismo di quest'autrice abbia saputo esprimere finora.
E' la storia del suo ritorno al Giappone, del suo amore controverso per questo paese e per l'uomo che v'incontra. Ma anche un racconto di marce in montagna e di ghiotte cene al centro di una delle città più popolate del mondo.
Ed è in questo contesto che l'empatia della Francese-lettrice con la belga-narratrice innesca un meccanismo dalle conseguenze a tutt'oggi imprevedibili. Fortuna che non le ho regalato il diario del disordine alimentare, ma un romanzo condito di zuppe e succulenti manicaretti nipponici. Fortuna che la Francese non decide di ripercorrere le tracce di Biografia della fame ma si fa cogliere da una improvvisa e tenace voglia di sushi. E io resisto, ché il pesce crudo non è nelle mie corde, dico. Detesto le ostriche, che vuoi che mi piaccia un trancio di tonno crudo sopra un pugno di riso in bianco?
Tempura! E' la parola magica. Il compromesso decisivo per la mia prima volta in un ristorante giapponese.
Ci sono entrato, in quel sino-giapponese di periferia, convinto delle mie posizioni. Ho preso la mia tempura per non tradire gli ideali di bambino che è diventato uomo. Ho ordinato spaghetti di soia e ravioli al vapore. Ho mangiato tutto con il capo chino sul mio piatto, per nulla tentato dalle leziose composizioni che si materializzavano nel piatto della Francese. Tutti quei rotolini avvolti nell'alga nera, quegli infantili accostamenti di colore, quei gonfi tagli di polpa che andavano dal rosso scuro all'arancione al bianco e quell'intingolo marrone in cui tutto affogava.
No, a me il sushi non può piacere, dicevo scuotendo il capo alle profferte della Francese.
E lei mangiava con gusto, quasi con voracità, per nulla turbata dalla mia recalcitrante posizione anti-giapponese.
Finché ho ceduto, forse per dimostrare definitivamente a me stesso, alla Francese e al mondo intero che A ME IL SUSHI NON PIACE. O forse, più ragionevolmente, per arrivare a spiegarmi il perché di tutto l'entusiamo che la Francese dimostrava nell'ingozzarsi di rotelline e maritozzi di riso e pesce crudo.

Da quel momento li abbiamo provati quasi tutti i sushi-ristoranti di Firenze. Da Novoli, il sino-giapponese-quasi-economico del mio esordio, passando per via Romana e via dei Mille, sushi-bar, sushi take away, oh-sushi all'ipercoop, carrellini o menù, uramaki o sashimi, maki o nigiri, fino all'unico oriental risto della mia città affondada tra le Alpi (che offre una varietà e qualità di sushi e sashimi che tiene il passo con i migliori locali fiorentini).


Insomma la sushimania mi ha afferrato e non mi dà requie. Non passa weekend che non si versino quei 60-70 euri di tassa sushi a qualche ristoratore dagli occhi a mandorla. La Francese si è pure dotata di kit sushi, foglie d'alga, riso ad hoc, tovagliette di bambù, bacchette e salsa di soia a volontà. E, come già scritto, il suo esperimento casalingo è stato tra i più fortunati.
La febbre che ci ha assaliti ha ormai raggiunto livelli di parossismo esasperato. Abbiamo fissato il volo (anche di ritorno, purtroppo). A luglio ci andiamo, nel paese che possiede la flotta mercantile più grande del mondo. Alle quattro del mattino ci alzeremo dal nostro tatami, ci inoltreremo nei meandri del mercato più febbrile d'oriente e d'occidente e faremo colazione con il pesce più fresco che abbiamo mai messo in bocca e che nei prossimi 50 giorni continueremo a sognare.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

sushi! sushi! sushi!! sushi!!!
Japan arriviamo! e non mangeremo solo sushi1

Amore, dubito che qualunque libro sull'anoressia possa chiapparmi a tal punto da abbandonare il radicato gusto per il cibo e la curiosità in particolar modo per quello esotico!!

preparati che con questo Shantaram che non finisce più ho bisogno di due pacora e quelle croccanti sfoglie di farina di lenticchie.... :)

zazie ha detto...

io ci andavo ogni tanto a comprare il pesce a Tsukiji, quando vivevo a Tokyo, a volte con un amico chef che aveva le dritte sul tonno migliore. Ma la colazione a base di sushi non sono mai riuscita a farla, l`odore dell`aceto mi bloccava lo stomaco. ;-D

Anonimo ha detto...

Va' che bella notizia! Felicitazioni! !

Già pregusto il succulento reportage ;)

Anonimo ha detto...

@Zazie,
ma davvero bisogna andarci all'alba o anche un'orario più realistico è possibile? chessò 8,30-9...

zazie ha detto...

Un tempo era bello andarci all'alba perche' si poteva vedere l'asta del pesce, ma adesso l'hanno chiusa al pubblico ed e' riservata solo ai compratori. Quindi no, non serve andare alle cinque del mattino. Quando sono venuti i miei a trovarmi ci siamo andati verso le 8-8.30. Se vai troppo tardi pero' trovi tutto chiuso. State attenti ai "muletti" all'interno del mercato con cui trasportano le casse di pesce e verdure, vanno velocissimi e non si fermano davanti a nulla ;-D. Se vi servono altre informazioni, fammi sapere.

Anonimo ha detto...

grazie mille zazie per le dritte, se ne hai altre - soprattutto gastronomiche - sono ben accette!! :)

sonia ha detto...

Ma che bello! Anche noi abbiamo appena prenotato le ferie, molto meno esotiche e più risparmiose, chiaramente da neo lavoratori. Il Sushi penso di mangiarlo a Trento fatto da una mia amica capace, poi, una volta assaggiato, vi dirò se mi è presa la sushi mania!

zazie ha detto...

A differenza dei ristoranti giapponesi all`estero in Giappone solitamente i ristoranti sono specializzati in un tipo di cucina o di piatto. Ad esempio nei ristoranti di sushi c`e` solo sushi, in quelli di ramen solo ramen, soba solo soba ecc. Negli izakaya (posti dove di solito si va di sera per bere e mangiare) si trova un po` di tutto.
Tra i miei posti preferiti per un pasto buono e economico c`e` Otoya, costa pochissimo (circa 5 euro), ma usano solo prodotti di ottima qualita`. Questo e` il sito http://www.ootoya.com/ (anche se non capisci il giapponese guarda il logo blu in alto a SX, ne trovi diversi a Tokyo). Il menu` e` tutto in giapponese, ma vicino alla cassa c`e` il menu` con le fotografie.
Se volete provare piatti dell`Hokkaido, il mio posto preferito e` un izakaya che si chiama (guarda un po!) Hokkaido :-) e si trova a Shinjuku (http://www.hokkaido-aji.com/), hanno ottimi granchi e uno strepitoso tofu fatto in casa.
Per gli udon mi piacciono molto quelli di hanamaru udon, che fa udon dello shikoku a prezzi stracciati (2-3 euro). http://www.hanamaruudon.com/menu/index.html
(il simbolo per riconoscerlo e` il fiore in alto, anche di questo ce ne sono diversi in giro per Tokyo), pero` da hanamaru il menu` e` solo in Giapponese e senza immagini.
Conosco alcuni posti molto buoni nella zona dove abitavo, ma potrebbe essere lontanissima da dove alloggerete voi.

Anonimo ha detto...

@zazie, luce dei miei occhi! mai suggerimenti mi furono più graditi! vorrei fare la sapientona e sfoggiare conoscenze sulla cucina giapponese, ma riconosco a mala pena il salmone dal tonno...
se non ti fosse troppo disturbo, ci offro un po' della tua esperienza con una mini lezione sulla cucina giapponese?! grazie comq!

@Sonia! le vacanze sono sempre vacanze, in qualunque parte del mondo... per il sushi facci sapere!

zazie ha detto...

nessun problema. Ti mando una mail nei prossimi giorni,cosi` non ti intaso il blog con commenti fiume. Io sono fortunata, ho un giapponese tutto per me che mi cucina quasi ogni giorno ;-)).
Ah, ho suggerito a una mia collega che verra` in Italia con la famiglia l`albergo Bretagna a Firenze. Grazie per la segnalazione.

Anonimo ha detto...

woww!! grazie mille!! attendo fiduciosa e con le papille gustative in trepidazione!
se servono indicazioni su firenze a disposizione!

ps. si può adottare una nonna giappone disposta a fare manicaretti per qualche mese? potrebbe essere una soluzione all'invecchiamento medio del paese, nonni cucinieri a giro per il mondo :)

Anonimo ha detto...

Grazie per essere passati dalle mie parti! E applausi per la scelta della meta delle vacanze (posso infilarmi in valigia e farvi da guida?)! Paradossalmente, pur adorando il cibo giapponese, il sushi non è tra i miei preferiti... non piacendomi l'aceto, riesco a mangiarlo solo se si sente poco (o se qualche buon'anima me lo prepara senza). Però, come dice bene la nostra Zazie, ci sono mille alternative, gustabili senza spendere tanto. Se trovo il tempo, faccio un post... comunque se avete altre curiosità o domande specifiche potete mandarmi una mail (sono niachan80 su gmail).

zazie ha detto...

vi ho mandato una mail.
Per quel che riguarda la nonna, io ho optato per un giovane e aitante trentenne, ma secondo me una nonnina disponibile la trovate senza problemi ;-)

Stefano Santarsiere ha detto...

Ragazzi. Anch'io vado matto per il sushi.
Va bè, non faccio testo. vado matto per troppe cose.
Ciao.

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