lunedì 20 agosto 2007

Diario di viaggio: Normandia e Bretagna • Luglio 2007 (V PUNTATA)

20 luglio 2007


La Signora dai capelli cangianti ci ha definitivamente conquistato con la colazione, presi letteralmente per la gola! Un mix di dolce e salato ci ha accolto nella sala da rigattiere. Un commento sul pernottamento complessivamente positivo. Lo stile, come diceva Routard, è decisamente particolare e caratteristico, un giudizio non completamente positivo sulla pulizia – sfiderei chiunque a riuscire a pulire bene una casa antica con tutti quegli abbriccichi – ottimo sulla colazione. Decidete voi se andare da M.me Viard se vi capita di andare da quelle parti (tel. 02-35975477).
Ripartiamo con il solito cielo grigio e la pioggia rada. Oramai siamo rassegnati, questa variabilità di tempo deve essere caratteristica. Direzione Sud, verso la bassa Normandia. La Lucia Bosè ci ha consigliato di andare a Honfleur, anzi ci ha intimato di andarci!
Dopo una decina di km di strada normale ci scappa qualche battibecco
(Nathan: dev’essere il finesettimana che incalza…), per fortuna raggiungiamo presto l’autostrada e attacchiamo una conversazione sui massimi sistemi, inflazione e scala mobile, il costo della vita in Italia da vent’anni, l’economista che è in Nathan ogni tanto torna fuori. Attraversiamo il ponte di Normandia, l’ultima, cronologicamente, delle infrastrutture che collegano le due rive della Senna all’estuario. Appena scesi siamo già ad Honfleur, tipica cittadina nordica, con porto turistico, case in legno a graticcio e quelle di ardesia nera (le più tipiche di questa città). Passeggiare tra negozi e ristoranti è stato veramente piacevole. Quando ha riattaccato a piovere ci siamo rimessi in macchina verso Caen, dopo Rouen l’altra grande città della Normandia. La guida dice “città universitaria completamente distrutta durante la II Guerra Mondiale”, già perché le spiagge dello sbarco qui sono proprio dietro l’angolo.
Anche a Caen cerchiamo il parcheggio del municipio, dove ci ritroviamo su di un’altura davanti ad una Abbazia monumentale. Con il cielo incerto ci incamminiamo a naso verso il centro. Al primo scroscio deciso di acqua, sebbene dotati di kway gemelli, ci ricoveriamo dentro una sala da tè a riscaldarci un po’. Approfittiamo per fissare per la notte. Incominciamo ad avere qualche problema per trovare da dormire, sarà il week-end, combinato con la zona più turistica. Alla fine, rischiando la crisi di nervi di Nathan che odia fare le prenotazioni per telefono
(Nathan: precisiamo, prego: odio fare decide di telefonate e sentirmi ripetere ogni volta “c’est complet, désolé”), ma al quale è costretto, essendo l’unico tra di noi a parlare la lingua indigena –sì, lo so è vergognoso, La Francese non sa il francese – prenotiamo chambre e table d’hote presso i Signori Seguineau a Montgardon.
Nonostante la pioggia a tratti battente, dobbiamo comunque farci un’idea di questa città. Quindi, ci rimettiamo in marcia. Facciamo due foto in croce: la fortezza, le strade antiche superstiti della distruzione. Intervalliamo il culturale con pain-au-chocolat, giusto per non perdere il vizio a mangiare con gli occhi! (Nathan: ma soprattuto con la bocca, direi!)
Prima di avvicinarci al luogo del nostro riposo serale, abbiamo ancora una tappa: Bayeux, la città dell’arazzo. Scopriamo che il venerdì, o forse questo venerdì, è un giorno di mercato ed io mi perderei tra le bancarelle, ma Nath sbuffa, a ragione devo ammettere, perché è un mercato uguale a tutti. Infiliamo nella chiesa della città, che devo dire essere bruttina, almeno ai nostri occhi avvezzi ai più alti capolavori del gotico francese. Ci avviciniamo alla sede di questo arazzo, che la guida indica come una lunga tela con ricami narrativi sulla vita medievale. Stavolta il costo del biglietto, e lo scarso interesse di trovarsi davanti a metri di ricamo
(Nathan: e mettiamoci anche una certa stanchezza, forse più mia che tua, lo ammetto…), ci fanno scansare l’appuntamento con il medioevo e ci rimettiamo in cammino verso il Parc naturel régional des Marais du Cotentin et du Bessin, al centro della penisola normanna nel dipartimento della Manche. La chambre d’hote è vicino a Le-Haye-du-Puit, la padrona di casa ci aspetta per cena alle 20. Nath si è offerto di essere la mia voce a tavola, con una certa eccitazione ha letteralmente pronunciato queste parole “Amore, sarò la tua voce, tu parla e io tradurrò per te”. Mai avrei chiesto tanto, sono tutta dimessa e timida quando parla, mi scoccia chiedergli di riferire per me… al massimo a volte gli suggerisco! Fatto sta che dopo un po’ di giri a vuoto (le indicazioni stradali francesi hanno un lettura tutta loro) siamo giunti a destinazione. Il posto è molto grazioso, i Signori Seguineau molto accoglienti. Ci hanno messo a tavola con altre 10 persone dopo le presentazioni del caso, Nath ha subito precisato che io non spiccico parola e che lui si farà carico di tradurmi. Bene, io lo avevo preso alla lettera nella sua dichiarazione di poco prima. Tempo 10 minuta, alla seconda richiesta di riferire il mio pensiero, tra piatti da passare e da sporzionare, mi ha sgranato gli occhi ed ha esplicitato che si era stufato, letteralmente “la prossima volta che vuoi venire in Francia con me ti impari il francese!” Carino, no? l’amore mio! Ah! Gli omini! non sanno nemmeno cos’è il multitasking!
(Nathan: questa è una bugia infamante! Non era la seconda richiesta, si era già a metà cena, anzi forse era già comparso il dolce della signora Nicole, e tutti quei transalpini erano interessati alla coppia d’italiani, dovevo rispondere e domandare per me, farlo per te, passare le pietanze agli alsaziani, farmi allungare le patate al forno dagli anziani della regione parigina e spiegare la forma e consistenza di un cereale che avevi visto ma di cui non conoscevi il nome, il tutto in due lingue, con qualche nota di colore sul dialetto germanico alsaziano, e il borgognone che voleva sapere da me cosa ne pensassi della riforma pensionistica in Italia, dato che in Francia si va in pensione a sessant’anni già da molto, molto tempo…. Uff, che cena stressante!). Insomma mi sono messa lì tutta la cena a sorridere e dir “merci”. Un’esperienza da fare la table d’hote, se puoi conversare con i commensali! A livello gastronomico tutto eccellente, il sidro fatto dal padrone di casa, la terrine campagnard come entrée, l’arrosto di manzo con gratiné-de-pommes-des-terres-au-daufinois, che altro non è che patate al forno con formaggio, poi a chiudere un vassoio di formaggi di zona, inutile dirlo, buonissimo, e anche il dolce, che non saprei dire né nome né ricetta
(Nathan: mi pare di ricordare una marmellata di prugne e una pasta frolla, molto, molto burrosa).
Dato il week end e le difficoltà a trovare alloggio, abbiamo pensato di programmare una successiva notte a Montgardon, con successiva giornata di relax, escludendo la table d’hote che tanto rilassante non è stata!

mappa

1 commento:

Baol ha detto...

quinta puntata letta...vado lento ma ce la faccio :)

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