lunedì 26 febbraio 2007

Quello che so di Ferrara

Di Ferrara so ben poco. Non saprei nemmeno dire se è in Veneto o Romagna. Non saprei di cosa si vive a Ferrara, su cosa basano le loro entrate i ferraresi. Non so se c’è un’Università a Ferrara. Forse… Sì, mi sembra, l’abbiano aperta da poco. So che c’è la nebbia, me lo ha fatto vedere Michelangelo Antonioni in uno dei suoi ultimi film, c’è nebbia e girano per la città in bici. Sì, i ferraresi vivono in una città a misura d’uomo.

Ci sono stata a Ferrara, di ritorno da un capodanno a Venezia, credendo di trovare ospitalità a Vicenza, siamo ripiegati poi su Ferrara. Qui disgraziati dei miei compagni di ventura, mi hanno fatto mangiare da McDonald's, il primo dell’anno del 2001 a Ferrara. Ho i brividi a pensarci.
Non riaccadrà. Andrò a Ferrara con Nathan e una compagnia di amici, compagni di viaggio di quest'estate. È la prima volta che io e Nath ci mescoliamo, da innamorati, ad un’ampia combriccola. Sono curiosa di quello che accadrà. Come prima cosa, mi sono assicurata che avremo il nostro letto. Mai senza il nostro letto itinerante. Come seconda cosa voglio arrivarci preparata, almeno questa volta, voglio sapere cosa vedrò, senza fare dopo, a ritroso il processo di documentarmi.

Ferrara è stata una delle corti più importati del Trecento italiano, vi soggiorno anche Petrarca, che la sapeva lunga su dove fermarsi. Come lui diversi artisti e intellettuali soggiorneranno alla corte ferrarese. Il più noto della dinastia, fu Ercole I D’Este che nel 1451, inizio una serie di opere atte a dare un tono alla città. Ideò un vero e proprio piano edilizio, chiamato Addizione erculea, che prevedeva a più riprese, interventi di ingrandimento urbano. Questo processo di addizione potrebbe essere banale per noi, abituati a quartieri popolari che spuntano come funghi nelle nostre periferie, ma non lo era in un fine Cinquecento in cui si realizzavano nuove cinte murarie per annettere borghi creati spontaneamente a ridosso delle cerchie medievali. Ercole intese ingrandire la città capitale del proprio regio disponendo di parti aggiunte alle esistenti. Ma perché? Gli obbiettivi erano molteplici:


  1. Difesa. C’era esigenza di una cinta muraria funzionante ma anche che lasciasse più spazio tra la recinzione e il castello, orti per il fabbisogno durante gli assedi. Da qui, la prima annessione è detta Addizione di Borso, che incluse dente le mura la zona del Polesine di Sant’Antonio appositamente bonificata.

  2. Interesse politico economico. Inglobare sempre più terreni paganti tasse urbane entro le mura, per incamerare più soldi nelle casse dello Stato ma anche per perderne in minori quantità durante una sconfitta. La precedente guerra contro Venezia aveva lasciato ingenti danni economici.

  3. Valorizzazione artistica della città.
Il secondo intevento del 1492, la vera e propria Addizione erculea defini anche l’icarico per la realizzazione degli edifici, all’architetto Biagio Rossetti. Lavora realizzando una crocie di strade, sfruttando l’asse esistente del Castello. Le vie hanno dimensioni ampie, in previsione di una crescita demica e questo fu una novità per l’epoca. Pure essendo percorsi rettilinei non generano isolati regolari, e questo si pensa dovuto a problematiche fondiarie. Il Castello, frutto del tessuto medievale, era e rimarrà, il fulcro della città. Con quest’intervento viene isolato nel suo fossato. Piazza Ariostea è designata a sostituirlo come centro cittadino. Non verrà collocata, come consuetudine, all’incrocio tra due assi viari ma sul fianco di una strada che incrocia quella del Castello. Un secondo asse viario eviterà condensamento di traffico su un’unica arteria. Ogni strada del vecchio tessuto sbuca nella nuova piazza per conferirgli il primato di nuovo centro civile, che rimarrà comunque al centro medievale. La regola che governa la distribuzione di questo spazio è la prosettiva, anticipatrice di un barocco scenografico. L’apice si ha nel Palazzo dei Diamanti, al quale Rossetti, dedica una particola visione d’angolo, enfatizzata con balconi e cantonate angolari, oltre che da un rivestimento che ne lascia cogliere la sua forza.
Questa è la forza urbana di Ferrara, un Castello medievale, un nuovo tessuto rinascimentale pre barocco, studiato ad hoc, io e Nath con tanti amici!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ferrara è la città della metafisica,di de chirico,dell'ariosto e della corte degli este. è la città delle mura,del castello,della coppia ferrarese e delle biciclette ma...i ferraresi sono campanilisti,bugiardi,ipocriti,s credono i migliori.... te lo dice una che a ferrara c studia da 4 anni... ogni giorno.

Anonimo ha detto...

cara 'anonimo',
non abbiamo avuto il tempo di verificare le qualità che tu hai riscontrato nei ferraresi. :-)
mi hai però fatto ricordare che conoscevo una signora di ferrara piuttosto simile al ritratto che ne hai fatto tu.
ma credevo che fosse il suo particolare carattere, non quello della sua città.
saranno davvero tutti così?
voglio sperare di noi, dai.

e che diciamo allora dei fiorentini? :-p

Anonimo ha detto...

Senti no?
ma chi è 'sta sciura di ferrara?
e che avresti da di' poi de li fiorentini?

:-)

Anonimo ha detto...

una collega ora in pensione.

i fiorentini? hanno sempre la battuta pronta. ah, simpatici codesti!

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