Sfotte Nathan, e con ragione direi. Solo un soggetto ancora più pazzo può dare relazione ad una che esordisce così. Infatti ci troviamo noi due, due cuori e un paglieriggio itinerante, sul Po, per salire al Monte dei Cappucini.
La giornata è splendida. Alle nostre spalle la candida Piazza Vittorio Veneto, dove termina Via Po. Un tempo qui sorgeva la porta monumentale del Guarini, nella teatrale logica barocca, sanciva un collegamento visivo tra Piazza Castello, sede stratificata del potere temporale (Porta Pretoria romana, castello mediovale e Palazzo Madama, sede della reggente Maria Cristina di Francia e poi Primo parlamento italiano) con il fiume.
Il dominio napoleonico abbatté la Porta per lasciare il posto ad una grande piazza che negl’anni 30 dell’Ottocento assume l’attuale aspetto. Anche qui i palazzi sono uniformi e porticati, attorno all’ampia piazza, filtro verso lo spazio aperto del fiume. Sul ponte il panorama si apre, si riesce a guardare oltre le cortine degl’alti edifici dai caratteristici abbaini: a sinistra si vede Superga, in fronte la Chiesa della Gran Madre, a destra la Chiesa di Santa Maria a Monte, la nostra meta per il canonico belvedere torinese.
La giornata è splendida. Alle nostre spalle la candida Piazza Vittorio Veneto, dove termina Via Po. Un tempo qui sorgeva la porta monumentale del Guarini, nella teatrale logica barocca, sanciva un collegamento visivo tra Piazza Castello, sede stratificata del potere temporale (Porta Pretoria romana, castello mediovale e Palazzo Madama, sede della reggente Maria Cristina di Francia e poi Primo parlamento italiano) con il fiume.
Il dominio napoleonico abbatté la Porta per lasciare il posto ad una grande piazza che negl’anni 30 dell’Ottocento assume l’attuale aspetto. Anche qui i palazzi sono uniformi e porticati, attorno all’ampia piazza, filtro verso lo spazio aperto del fiume. Sul ponte il panorama si apre, si riesce a guardare oltre le cortine degl’alti edifici dai caratteristici abbaini: a sinistra si vede Superga, in fronte la Chiesa della Gran Madre, a destra la Chiesa di Santa Maria a Monte, la nostra meta per il canonico belvedere torinese.
Saliamo, gambe in spalla e fiato corto. Un po’ di prestanza atletica ci manca non lo possiamo negare. Ma ci pregustiamo cosa ci aspetta lassù e la conversazione si anima. Tondelli. Camere separate è il libro che stiamo leggendo insieme a Torino. O meglio, che Nathan legge per me. È lui la voce, anche se le sue vocali non hanno la dizione corretta…
Una volta trovata la posizione giusta, che non è la prima terrazza del ristorante Belvedere, ma la seconda, quella della Chiesa, la Torino del libro Cuore si apre davanti a noi. Toni d’azzurro e bianco per quella che è la più signorile delle città. La mia mente va alle scarne nozioni che hanno suscitato questo desiderio di conoscerla. Piacere Torino, eccomi qua!
Sopra a tutto questo, sopra al susseguirsi dei secoli, dei nostri passi e delle sue forme, la silhouette della Mole di Antonelli, che gareggia solo con la candida cornicie delle Alpi.
Tante cose ci aspettano ancora a Torino, come quelle vette nascoste a noi, timidamente, per dare lustro alla città.
Una volta trovata la posizione giusta, che non è la prima terrazza del ristorante Belvedere, ma la seconda, quella della Chiesa, la Torino del libro Cuore si apre davanti a noi. Toni d’azzurro e bianco per quella che è la più signorile delle città. La mia mente va alle scarne nozioni che hanno suscitato questo desiderio di conoscerla. Piacere Torino, eccomi qua!
Le trasformazioni urbanistiche seicentesche secondo una moda europea di un piano unitario, portato avanti in più fasi temporali. La prima parte del piano ducale vede l’isolamento del quadrilatero romano, focalizzando il fulcro del potere temporale in Piazza Castello e congiungendo, mediante lo sventramento di interi quartieri quest’ultima alla parte sud di futuro sviluppo, mediante l’arteria di via Roma. Questa zona verrà suddivisa in lotti più ampi di quelli antichi. Innovativo per l’epoca, fu l’obbligo di uniformare le facciate per garantire, contemporaneamente, decoro urbano, ma anche l’eliminazione degli individualismi aristocratici a favore del potere assoluto. La tipologia del palazzo torinese, è molto europea, poco ha a che fare con il concetto di palazzo fiorentino, di proprietà di un’unica famiglia. Il palazzo torinese lascia intravedere già dalla facciata la stratificazione sociale di chi vi abita. La seconda parte del piano ducale, vede l’abbattimento delle mura che cingevano il castrum romano. Anticipazione degli anni 40 del seicento che anticipa di duecento secoli quelli di molte altre città italiane. La zona di espansione è quella verso il fiume, con Via Po e la perduta porta del Guarini. Di quest’anni anche Piazza San Carlo. Il terzo ampliamento è quello ad opera dello Juvarra e coinvolge la collina ad ovest.A perdita d’occhio la città evidenza quanto poco ho potuto conoscerla. I quartieri liberty e quelli industriali, i suoi musei e le periferia, la vita notturna e i centri sociali, perché no?
Sopra a tutto questo, sopra al susseguirsi dei secoli, dei nostri passi e delle sue forme, la silhouette della Mole di Antonelli, che gareggia solo con la candida cornicie delle Alpi.
Tante cose ci aspettano ancora a Torino, come quelle vette nascoste a noi, timidamente, per dare lustro alla città.
5 commenti:
Dio quanti ricordi...
io abitato proprio vicini ai Capuccini...
;-)
e Torino e il Po sono nel mio cuore, insieme alle splendide passeggiate in centro, tra il quadrilatero e la piazza...
come sempre siete molto evocativi
bravi
Panz
questo fine settimana dove siete?
...tra l'altro "Camere Separate" è uno dei miei libri preferiti...
siamo stati a Ferrara...
la lettura di camere separate (per me la quarta, per la Francese la prima) è rimasta in sospeso.
ciao panz!
Beh Panzallaria... perchè non tornare alla tua torino??:)
grazie ragazzi.. mi ha fatto molto piacere il vostro passaggio e ho scoperto un bellissimo blog, ricco di bei racconti e viaggi!!
Tornerò presto..:)
Sandra
Attorino ci voglio tornare!
ciao Sandra!
sarà uno scampio reciproco
a presto!
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