lunedì 12 marzo 2012

Amore di mamma, cuore di donna || Diventare genitori #2

Un pensiero per la festa della donna con qualche giorno di ritardo.

manifestazione 8 marzo Bologna by Sonia Squilloni
manifestazione 8 marzo 2008, a photo by SSquilloni on Flickr.
Una delle mie paure pre-gravidanza era diventare una mamma-talebana, come dice la Panz.
Una che? Una di quelle mamme incentrata unicamente sul proprio figlio, ormai private delle necessarie capacità di discernere il contesto vitale oltre la maternità. Oppure, potevo diventare l'esatto contrario, poteva non accendersi mai in me il senso di maternità...
Non posso non costatare, adesso, all'avvicinarsi dei tre mesi della nostra Maghetta, che effettivamente c'è una parte istintuale dell'essere madre che nasce in te già prima di partorire tuo figlio e che cresce, matura e si ossida alla tua pelle, alle tue ossa, in modo indissolubile, facendo di te una mamma che tu lo voglia o no.


Questa riflessione è scattata il giorno di San Valentino e si è evoluta in occasione della Festa della Donna. Entrambi ormai occasioni troppo spesso private del loro "senso verso", per un significato prettamente economico commerciale.

In questa riflessione dal lungo preambolo, la parola Amore assume un significato diverso da quello passionale, e si incentra sul sentimento che lega una madre a sua figlia.
Mi sono spesso sorpresa a provare un nuovo sentimento di gioia, che si espande ad ogni sorriso di questa Ranocchietta. Quando oltre i momenti ordinari, oltre i suoi occhi grandi, il suo volto si apre in quei sorrisi o meglio nelle risate a bocca aperta, il petto mi si gonfia di un sentimento nuovo, che sale dalla pancia e si irradia nel viso inarcando le mie labbra e ripagandomi delle ore di sonno perse o dei piccoli dolori in qua e la.
È questo l'istinto? È questo l'amore di mamma?
Io penso proprio di si. Qualcosa di forte, sorprende e innato.
Il pensiero corre dal passato al futuro, dalla bambina che ero, alla donna che sarà mia figlia, a quello che ho avuto io grazie ai mie genitori, a cosa noi potremmo offrire a lei, in questa Italia mal messa.
Il pensiero si intreccia lungo le tre generazioni della mia famiglia, del rapporto che avremo io e la Maghetta e al rapporto che c'è tra me e mia madre, tra gli anni Settanta e l'attuale crisi mondiale.
Si dice che il rapporto tra madre e figlia sia molto spesso conflittuale. Adesso che sono più centrata sul ruolo di madre, invece che esclusivamente di figlia, spero proprio che non così. Mi rendo conto che personalmente, molto spesso, la conflittualità l'ho ricercata e cavalcata.
È difficile accettare di essere diversi.
È proprio vero che molte cose relative al proprio rapporto con la madre le si capiscono solo quando a nostra volta si diventa genitori.

Ho chiesto a mia madre di raccontarmi di me piccola e come ha fatto lei con me, nei miei primi mesi. Da quanto poco si ricorda di questo periodo, mi sono fatta l'idea che se la sia poco goduta il suo primo periodo di maternità. È tornata a lavoro che avevo 3 mesi e probabilmente le ansie di madre lavoratrice son state tali da assopire molti bei ricordi.

Io ho programmato di rientrare a lavoro quando la Maghetta avrà qualche mese in più di quello che avevo io, e nonostante questo, al pensiero, provo disagio. Sarà necessario lasciarla ad un nido quando ancora non parlerà e non ci sarà possibile seguire le sue continue evoluzioni giornaliere. Dovremmo delegare ad estranei il seguirla giorno giorno nella crescita.
Questo non è giusto. Non lo era allora, quando ero piccola io, e non lo è adesso, in questa pseudo modernità in cui si chiede di scegliere tra l'essere madre e l'essere donna.

Una donna contemporanea, indipendente e autonoma, presente ed attiva nel mondo del lavoro (degli uomini) che troppo frequentemente dopo la prima gravidanza ne è espulsa. Scegliere tra la carriera e figli già sarebbe ingiusto, ma adesso nel 2012, nel bel mezzo di una crisi economica mondiale, si tratta di scegliere tra lavorare e stare a casa, tra avere un'autonomia e avere dei figli.
Si potrebbe pensare ad un positivo ritorno alla definizione dei duo ruoli, quello di uomo capo-famiglia e quello della donna-nutrice custode del focale domestico. Ma era davvero poi così felice questo schema familiare? È forse un'eco di questa felice sottomissione il tragico numero di 150 donne in un anno uccise in Italia per mano di uomini a loro vicine?

Alla luce di questa mi nuova condizione di mamma, che rinvigorisce e da forza al mio essere donna, mi accorgo purtroppo che non è ancora il momento di festeggiare per le donne, che il cammino di consapevolezza e riscatto è ancora lungo davanti a noi.

Questo post partecipa al blogstorming

1 commento:

jessica ha detto...

Sono d'accordo, è ancora presto per festeggiare e mamme bambini e papà dovrebbero pter crescere insieme, e magari le società con loro :) Ciao! Jessica

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