domenica 1 maggio 2011

Diario di viaggio in Israele: Mar Morto e Mineral Beach - 4° giorno

Testo di Nathan e foto de LaFrancese

E' di nuovo mattina e all'albergo per yankies di Ein Bokek la colazione è abbondante, varia, ristoratrice.

Salutiamo il caloroso receptionist che ci ha accolti il giorno prima e con i bagagli al seguito raggiungiamo la fermata dell'autobus direzione Masada.


Ein Bokek rimarrà il punto più a sud del nostro viaggio israeliano. Un po' a malincuore ripartiamo verso nord, perché l'ipotesi di raggiungere Eilat e il mar rosso attraverso il Negev, con tutto quello che vogliamo vedere in questo paese, non è purtroppo fattibile in soli sette giorni di vacanza e senza una macchina.


L'autobus ci lascia sotto la montagna di Masada, a un centinaio di metri dall'ostello che abbiamo prenotato per la notte. E' ancora mattina e, come immaginavamo, alla reception ci dicono che la nostra camera non è pronta. Lasciamo i bagagli e riprendiamo il bus: destinazione mineral beach.
Prima di scendere chiediamo all'autista a che ora passa l'ultimo per il ritorno. Ci dice di chiedere alla reception della spiaggia. Alla reception paghiamo l'ingresso e il noleggio di due asciugamani. La ragazza ci dice che l'ultimo autobus per Masada passerà alle quattro e un quarto on the main road.


Ci cambiamo negli spogliatoi e scendiamo in spiaggia. Non facciamo in tempo a sistemare le nostre cose sotto un ombrellone che già vediamo sfilare tutte quelle persone nere di fango. Provengono da una pozza ai margini della spiaggia, ci andiamo anche noi. Prima la Francese e poi io (vi risparmiamo il servizio fotografico) ci immergiamo come ippopotami in quel pantano di melma nera.
Ne usciamo neri come la pece, con una patina addosso che prende da subito a seccarsi e stiracchiare, pizzicare, stropicciare la pelle.
Resistiamo giusto il tempo di qualche foto e ci infiliamo sotto la doccia d'acqua dolce e poi in acqua, un altro bagno nell'insolita esperienza del mar morto.
Dopo il bagno la Francese ritorna nella pozza per un altra immersione nel fango, mentre io mi godo il sole caldo della primavera del deserto.

Verso le tre e mezza andiamo verso l'uscita, consegniamo gli asciugamani e di nuovo chiedo alla ragazza a che ora passa il prossimo autobus: alle quattro e un quarto on the main road.
Mangiamo un gelato al bar e c'incamminiamo, un chilometro circa, per raggiungere la fermata sulla main road. Verso le 4 ci siamo, il bus passerà fra un quarto d'ora.


Dopo una decina di minuti un tizio con un van si ferma e ci chiede dove andiamo. Gli dico Masada e lui dice che il bus passerà, forse, verso le cinque. Gli rispondo che abbiamo un'informazione sicura, pochi minuti e il bus sarà lì e lui riparte. Dopo un po', nessun bus all'orizzonte, ci raggiunge un giapponese piuttosto male in arnese. Ci racconta, in un inglese stentato, che vorrebbe raggiungere Gerusalemme (direzione opposta alla nostra) ma che non sa a che ora passerà il bus. Gli rispondo che non lo sappiamo neanche noi, gli dico che l'unica cosa da fare è raggiungere la fermata di fronte alla nostra e aspettare. Lui però non è convinto, dice di esserci stato, a quella fermata, e che poi, pensando di sbagliarsi, è salito al kibbutz appena sopra e che forse nel frattempo il bus è passato. È tutto scompigliato, piuttosto agitato, ha una chiazza di sudore sulla schiena e sembra decisamente sconvolto da questa imprevista assenza di certezze. In realtà non capiamo tutto quello che cerca di dirci. Lo convinco a raggiungere la sua fermata e lo salutiamo. Dopo un po', e sono già le 4 e mezza, il suo bus arriva e lui, beato lui, è salvo.
E poi arriva un bus dalla nostra parte. Si ferma, gli chiedo se va a Masada e mi risponde di no. Si ferma a Ein Gedi, quello per Masada, dice l'autista, passerà tra un'ora. Un'ora!
Poi è la volta del camminatore solitario. Lo vediamo sbucare all'orizzonte, che cammina sul ciglio di questa strada su cui sfrecciano le auto e i pullman turistici. Quando si avvicina non rallenta il suo passo di marcia, gli dico Hi e lui risponde Hi, a voce bassa, girando appena gli occhi per non disperdere le energie. Ha le labbra screpolate dal sole o dalla disidratazione e una cannuccia vicino alla bocca che scompare nello zainetto. Mentre si allontana rapido pensiamo in silenzio che anche noi, forse, faremo la sua fine.


Sono le cinque e, quasi convinti ad usare il pollice, ricompare dal nulla il van con il tizio che un'ora fa si è fermato. Gli chiedo sconsolato che fine hanno fatto i bus in questo paese. Lui sorride, il van è pieno di turisti che sta portando chissà dove. Lancia la sua offerta: 100 shekel per portarci all'incrocio di Masada, ad un paio di chilometri, ma forse anche di più dall'ostello.
Chiedo alla Francese e lei tituba. Le dico che ci lascerebbe piuttosto lontano dall'ostello e per 20 euro. Lui m'incalza: allora, sì o no! E io gli dico no, tanti saluti. E un secondo dopo, vedendolo scomparire, guardo la Francese sotto la pensilina in mezzo al deserto, con il sole che è già sceso dietro alla montagna, e un po' (un po' tanto) me ne pento.
Ma vabbè, quest'autobus, prima di notte, arriverà.
Il nostro salvatore arriva alla guida di un pickup scalcinato. Accosta malamente ed esce dall'auto piuttosto su di giri stringendo una lattina maxi di birra.
Penso che ci mancava proprio l'ubriaco al volante che ci offre un passaggio. Ma lui è lì, ci dice, a prendere sua moglie che sta arrivando, questione di pochi minuti, sta arrivando da Gerusalemme con l'autobus che ci porterà a Masada.


E così è. Ripartiamo, dopo un'ora e mezza di attesa in mezzo al deserto, ben prima che scenda il crepuscolo. Have a nice evening, gli urlo mentre abbraccia e bacia la moglie fresca di tinta e permanente.


All'ostello il simpatico ragazzo ci illustra tutte le norme e gli orari e poi c'infiliamo in camera. Per poco più di dieci euro a testa ceniamo più che dignitosamente nella grande sala da pranzo dove facciamo la conoscenza di una coppia di comaschi giramondo.
Con loro passiamo la serata sulla terrazza dell'ostello sotto la volta stellata a parlare di viaggi e a scambiarci le impressioni che questo strano paese ci sta lasciando.


Verso le undici li salutiamo. Per domani la sveglia è prima dell'alba. Affronteremo la salita alla fortezza di Masada al cospetto del sole nascente.








Masada, l'ingresso alla fortezza

Mar Morto, Mineral Beach

Mar Morto, Mineral Beach

Mar Morto, Mineral Beach

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Mar Morto, Mineral Beach

Le ippopotame

Sonia Aspetta

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