martedì 28 ottobre 2008

Non è mica "un gioco da ragazze"...

Mentre Nathan ieri sera risaliva l'Italia, dopo aver dato prova di sé in quel di Pisa per realizzare il nostro sogno di comunione nella campagna toscana, io ho usufruito di un invito aaggratisse all'anteprima di un film.

Era un film che non sarei andata a vedere pagando il biglietto, di sicuro non con l'Amore mio, che in fatto di film è assai difficile. Quindi ho visto bene di andarci aggratisse con una amichetta.

La serata si è rivelata assai piacevole: chiacchiere dense prima del buio in sala, un film opera prima che ci ha sorpreso per la bellezza delle riprese e della fotografica, per la storia, forte e vera, e anche per la dizione delle bravi attrici (parlavano un toscano nel quale si poteva percepire le declinazioni delle varie zone della regione, dal pisano, al valdarno aretino, al fiorentino di città).
Questa cosa della dizione delle protagoniste è stata un po' fastidiosa, non ci avresti fatto caso in un film di un regista toscano, ma nell'opera prima di Matteo Rovere, Un gioco da ragazze, fresco di censura ai minori di 18 anni, ambientato a Roma, ecco, un pochino ci cade l'orecchio.

È stato molto piacevole il dibattito pre e post film, inusuale in una multisala dai colori da cartoni animati.
Secondo il distributore e il regista, la censura colpendo la pellicola ne snatura il senso, in quanto il film doveva parlare proprio ai ragazzi minori di 18, e questo lo dice anche il co-sceneggiatore nel suo blog. Secondo loro, il linguaggio forte, le immagini senza veli di sesso, droga e cinismo, devono proprio servire ad arrivare a loro, a iggiovani che queste cose le vivono davvero. Il distributore ha fatto una battuta che suonava più o meno così: " Doveva essere un film che il ragazzo poteva andare a vedere prima con gli amici e poi con il genitore, ora sarà un film che il genitore andrà a vedere prima con i figli maggiori di 18 e poi con la moglie". Questo ce lo ha detto prima che la pellicola partisse.

Al termine invece, è stato un signore sulla sessantina a rompere gli indugi dell'imbarazzo della prima domanda, urlando: - "icche-l'avrebbe-voluto-dire-con-questo-firme?!". La domanda faceva presagire che in effetti, tutto sto gran messaggio, non era mica molto chiaro.

Infatti le bad-girl protagoniste alla fine, non solo non si redimono, il che è legittimo, ma sono impunite, belle, ricche e apparentemente felici. Nell'apparente dovrebbe stare il messaggio secondo il regista e produttore. Secondo loro è chiara l'aridità di sentimenti delle protagoniste, quindi un ggiovane dovrebbe da quest'apparenza dedurre il messaggio che una vita del genere è povera di affetti e felicità. Secondo la censura è più alta la possibilità che un ggiovane cerchi l'emulazioni di questi atteggiamenti che conducono all'apparente felicità che non di fare il contrario.

Mi spiace ammetterlo ma non ho fiducia in queste nuove generazioni. Preferisco che il film si rivolga ai genitori, che forse e dico forse, vedendolo, possan capire che non è solo necessario preoccuparsi di dare alla prole scarpe di gucci o trattamenti di bellezza, non è solo che "sei un padre perchè hai un figlio", è necessario operare ad una educazione a 360°, che arrivi a toccare i molti aspetti della vita, compreso l'infinito campo delle emozioni e dei sentimenti. E questo no, che non è "Un gioco da ragazze".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

cito dal post "Secondo loro è chiara l'aridità di sentimenti delle protagoniste, quindi un ggiovane dovrebbe da quest'apparenza dedurre il messaggio che una vita del genere è povera di affetti e felicità."

se davvero hanno impostato il discorso su questo punto (un punto di vista morale, appunto) allora espongono il fianco alla censura, che ne fa infatti una questione di questo genere, parlando di rischio di emulazione.
ma la censura, la censura.. bah forse nessun film dovrebbe essere vietato ai minori, o forse dovrebbero esserlo tutti.

ma di certo, con questa operazione censoria, una bella pubblicità(gratuita) questo filmetto se l'è guadagnata.

Anonimo ha detto...

che l'ho scritta io tutta quella frase? contorta.
Si secondo loro le protagoniste risultano infelici e di questo un ggggiovane si accorge.
anche io pensavo di essere "per principio" contraria ad ogni censura... ma i fatti contingenti di questa nostra società mi ci fanno pensare come ad una cosa utile... e mi sconcerta un po' questo mio stare con i censori.
invecchio?

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