giovedì 3 luglio 2008
Bellezza con leggerezza
Mantenersi in superficie, evitando le complicazioni delle oscure profondità, baciato dalla luce, mulinando le braccia attraverso la bellezza, il corpo e la mente disposti alla leggerezza.
Il mio navigare nelle variabili acque delle lettere nipponiche segue il filo della più svagata casualità. Con una disinvoltura che non mi è propria mi aggiro tra manga d'autore, romanzetti pop e classici di acclamato splendore con gli occhi di un naufrago che approda su un'isola per rituffarsi, il giorno dopo, nei flutti di un mare di curiosità.
Banana Yoshimoto, L'abito di piume. Non so come faccia questa donna. Non so davvero come riesca ad alternare quella sua capacità di mettere i miei occhi fin dentro l'anima triste dei suoi personaggi ad una scrittura sciatta, spesso banale, a volte imbarazzante. Mi disturbano le sue virate adolescenziali, i luoghi comuni linguistici, la povertà lessicale. Vorrei poter godere della voce della protagonista, lasciarmi scivolare nei suoi pensieri senza gli scossoni di uno stile irritante. Non voglio credere che sia colpa dei traduttori.
Moebius-Taniguchi, Icaro. Bellissimi i disegni, una carezza per gli occhi abituati alla pagina scritta. Due mostri sacri, un francese e un giapponese, a raccontare questa storia fantastica di amore e superpoteri. Con uno sforzo d'ingenuità lo spirito si fa leggero e la mente s'invola ad inseguire le evoluzioni del protagonista. Con la presunzione di un lettore adulto si fa ancora più chiara la differenza tra fumetto e romanzo (e quanto la tanto in voga Graphic novel sia espressione truffaldina). Personaggi piatti, narrazione debole. Ci si aspetterebbe qualcos'altro da autori tanto osannati.
E poi una domada: ma se il secondo volume si chiude con "fine prima parte", perché Coconino Press non ha pubblicato il seguito?
Abe Kobo, Tre metamorfosi. Sulle orme del signor K. la metaformosi si fa in tre: in animale, in robot, in vegetale. Tre allegorie a rappresentare la lotta perenne tra società e individuo, dove quest'ultimo è destinato inevitabilmente a soccombere. Un'esemplare rappresentazione di una società con forti tradizioni repressive, una cultura dove l'appartenenza al gruppo, gli obiettivi collettivi e la disciplina assurgono a valori superiori.
E ti chiedi se al contrario del rispetto, della disciplina, della rigida etichetta, avesse storicamente prevalso un individualismo latino, che cosa sarebbe oggi del Giappone? Esisterebbe come entità geografica, culturale e politica? 130 milioni di giapponesi avrebbero trovato il modo di convivere sopra un gruppetto di isole ai confini del Pacifico? (perdonami, Zazie, la disinvolta somministrazione di questa pillola di antropologia funzionalista)
Yasunari Kawabata, Il paese delle nevi. Visto che nel paese delle nevi ci vivo anch'io, ultimamente, anche grazie a certe foto acchiappate nel web, mi son fatto un'idea del giappone montano come una grande Valle d'Aosta a caratteri kanji. E questo libro può suscitare gli stessi sbadigli e la voglia irrefrenabile di dormire che ti coglie in un qualunque villaggio valdostano lontano dalle piste di sci a fine gennaio. Mi sono ricordato perché circa 15 anni fa avevo portato a termine Bellezza e tristezza con immensa fatica. Ma almeno in questo caso, la colpa è tutta mia, la sua grandezza non si discute (ma non chiedetemi perché).
Kazuichi Hanawa, In prigione. Appena iniziato. Un manga del tratto moderno e dal contenuto autobiografico. La narrazione è essenziale, nel disegno la cura del particolare ha un che di geniale e pregnante. Un atto d'accusa contro il sistema carcerario giapponese. Promette molto bene. Vedremo.
Di prossima lettura Osamu Tekuza, Una biografia manga e Brigitte Koyama-Richard, Mille anni di manga.
Com'è bello accarezzare la bellezza senza preoccuparsi della troppa leggerezza.
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13 commenti:
ne hai avute per tutti eh!?
eh si amore, un pò di leggerezza, è quello che ci vuole!
in punta di piedi, pipipipi, come con gli zoccoli geta, a passi piccoli piccoli :)
io invece sono alle prese con un canadese senza fronzoli né orpelli che fa l'autostop del Giappone, dalla punta più a sud a quella più a nord
A volte mi dimentico perfino che esiste. Il Giappone, intendo.
Della Yoshimoto, per esempio, ho letto solo 'NP'. Al di là di una certa delicatezza, forse proiettata dall'idea che ho su quel mondo, non mi è piaciuto.
Un abbraccio.
Stefano.
caro Stefano,
per molto tempo anch'io ho pensato che il Giappone fosse un invenzione dei cartoni animati.
Ma chissà, forse è davvero solo una costruzione dell'intelletto, la favoleggiata società di Utopia, il fuji è solo una marca di macchine fotografiche e il pianeta Vega non ha mai deciso di invadere la Terra.
Non so.
Ti saprò dire al mio, forse eventuale, ritorno. ;-)
Mi piace questa lenta e appassionata costruzione del viaggio. E mi piace tanto che venga fatta anche attaraverso i libri.
Siete bravi!
Per la Yoshimoto, no, non e' colpa dei traduttori, anzi a volte la sua scrittura e' "migliore" in italiano che in orginale (non sono una sua fans, se non si fosse capito...). "il paese delle nevi" mi ha fatto lo stesso effetto, ma credo di aver capito quel libro quando mi sono trovata in un treno locale che lentamente attraversava paesini sperduti nel nord del Giappone. Una noia mortale, ecco cos'e' la campagna giapponese :-))
Se il Giappone fosse un'invenzione dei cartoni animati la persona con cui in questo momento condivido il divano dovrebbe scomparire... e mi spiacerebbe un bel po'^-^;
@ sonia
speriamo davvero che, scioperi permettendo, il nostro avvicinamento al Giappone non sia solo letterario...
@ zazie
e perché dovrebbe scomparire? trovo invece che un personaggio come Ryo Kabuto sia molto più concreto e complesso di certe persone in carne e ossa :-)))
(conosciuto per essere il famoso pilota di Mazinga)
Nathan, c'e' un posto che secondo me devi proprio visitare. e' il negozio Mandarake, ci trovi tutti i manga e oggettistica correlata che vuoi. Il mio preferito e' quello a Nakano Broadway che contiene una dozzina di negozi specializzati. Ce n'e' uno anche a Shibuya. Su wiki trovi tutte le indicazioni
http://en.wikipedia.org/wiki/Mandarake
proprio leggendo bellezza e tristezza mi dissi che forse della vita, della letteratura e del giappone non avevo e non avrei capito una cippa...
ehehe
e io invece, Lucillì, come un allocco ho deciso di perseverare..
Per un'ulteriore dose di bellezza con leggerezza, silenzio e semplicità consiglio L'uomo che cammina di Taniguchi. Sempre se non l'avete già letto (oggi non mi si apre Anobii e non posso controllare).
Grazie Stefy,
di Taniguchi ho in serbo "In una lontana città". "L'uomo che cammina" invece non l'ho trovato in biblioteca, ma ci sarà tempo e modo di proseguire l'approfondimento di questo autore.
E che mi dici invece di "Ai tempi di Bocchan"? Meglio iniziare dal libri di Soseki?
Ho anch'io problemi con anobii oggi.
ciao!
(continua)
di soseki intendevo "Il signorino" da cui, ma potrei sbagliarmi, Bocchan sarebbe tratto, e che neri pozza (o era garzanti?) ha ripubblicato di recente
ah, che fatica affrontare questo Paese...
Devo ammettere che purtroppo "Ai tempi di Bocchan" non l'ho letto, per semplici motivi economici (sono un sacco di volumi...). Però so che non si tratta della trasposizione a fumetti de Il signorino/Bocchan, ma più che altro un affresco storico dell'epoca Meiji, presentata attraverso diversi personaggi. Il romanzo "Il signorino", comunque, te lo consiglio a prescindere, si fa leggere molto molto volentieri.
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