giovedì 26 giugno 2008

"Il Giappone e la gloria" di Alex Kerr

(prima parte)


Passata a miglior salute, ho addentato uno dei libri presi nella grande biblioteca regionale per capire un po' meglio la cultura giapponese. Come l'ho scelto? A caso. Sono andata diretta allo scaffale della letteratura di viaggio, mi sono seduta in terra, li ho presi uno ad uno, in modo da saperli rimettere al loro posto - un libro fuori posto è un libro perso diceva la mia amica bibliotecaria! - ne ho selezionati diversi e me li sono portati al tavolino, per non dare troppo nell'occhio nella perbene Aosta.

Lì, ho scelto questo Travel Feltrinelli. Niente figure, copertina gialla.

Ha atteso un po' sul comodino, ma una volta avviato non si molla.

L'autore, Alex Kerr, è figlio di un avvocato del servizio militare americano ed ha passato anni preziosi della sua infanzia nella base di Yokohama.
Questo ed altri fattori hanno legato la sua vita all'oriente, Giappone e Cina in particolare.


Questo libro si rivela prezioso, è ricco di dettagli sugli usi e costumi contemporanei, sulla vita odierna nel Giappone moderno, sulle tradizioni e sulle arti, sul loro rapporto con la contemporaneità. E lo fa con un particolare occhio clinico, che indaga nel passato, rivelando i processi che hanno condotto alla situazione attuale. Lo fa con coscienza - questo almeno è la mia opinione - con la capacità di affrontare le cose per come sono, belle e brutte, sensate o assurde. Potrebbe sembrare la cosa più normale del mondo. Ma non è così. Senza insinuare scopi commerciali o turistici, quando ci si innamora di un Paese, di una Cultura, come quella orientale in genere, è molto facile rimanerne infatuati a tal punto da non essere oggettivi.
Non è il caso del nostro Kerr, che scrive con spirito giovane e vitale, ardente e puntuale.
Ho scoperto anche un sito internet interessante, che raccoglie un po' di elementi presenti nel libro.

Tra questi il primo ad essere illustrato - e anche quello che mi ha "catturato", facendomi leggere con voracità il resto del libro - è Chiiori, la casa che Alex acquista e ristruttura nella Valle di Iya.
La valle di Iya è una zona sperduta al centro dell'isola Shikoku (grande isola davanti al golfo di Osaka), una gola profonda, tanto profonda da essere definita come il Gran Canyon del Giappone.
Racconta che vi ci fu condotto per la prima volta da un suo amico motociclista agli inizi degli anni '70, e che la strada allora percorribile risaliva agli anni '20. Parla delle tipologie di insediamento della valle in relazione al resto del Giappone, conseguenti la morfologia del territorio, parla dell'assetto sociale e dell'organizzazione del villaggio, tutti aspetti che mi hanno spaesato un po'.
Non che non mi interessino, anzi! Era proprio quello che cercavo, qualcosa oltre le solite guide infiocchettate.
Ma Kerr si addentra ancora più nel dettaglio.
Favorito dal fenomeno dilagante dello spopolamento (kaso), che ha colpito con particolare violenza la zona della valle di Iya, Kerr trova, non dopo numerosi tentativi, il suo castello. Sembra che i contadini partiti per le città lasciassero le loro case intatte, con tutto dentro, utensili, paraventi ecc., oggetti frutto di esperienze di generazioni, ma non adoperabili in città, come impermeabili di paglia o attrezzi di bambù per il fuoco. La vita tradizionale rurale giapponese, in questo modo, emerge dagli oggetti rinvenuti (la cosiddetta "cultura materiale") nelle sue perlustrazioni per la valle alla ricerca della casa per sé. Ed è immergendosi nel passato che Kerr capisce l'entità dei disastrosi cambiamenti avvenuti nel paesaggio giapponese. Ne spiega le cause con il precipitoso avvento della modernità, introdotta in Giappone dopo la seconda guerra mondiale da una cultura estranea come quella occidentale. Sembra dunque che i Giapponesi contemporanei siano ammirati dalle città come Kyoto e Nara, ma che le percepiscano scollegate dal loro attuale, senza una palpabile continuità con la tradizione. È per questo che le città sono colate di cemento e giungle di neon pubblicitari.
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Se trovare la casa fu un'impresa non da poco, il racconto che Kerr fa del suo recupero e della ristrutturazione non sono da meno: a partire dalle lunghe trattative per l'acquisto, aggravate dall'incomprensione del dialetto della Valle, delle lunghe ed estenuanti presentazioni e cerimoniali, per poi passare alle pulizia e rifacimento del tradizionale tetto in paglia, costosissimo, ancora più dell'acquisto.
Ma l'aspetto che più mi ha affascinato è la descrizione dell'interno, in quanto espressione dello spazio giapponese. Il tetto ha pendenze molto ripide, travi a vista nel grande spazio soggiorno dove il punto focolare è centrale e incassato nel pavimento. Oltre questo grande vano due camere da letto chiuse con soffitto e paraventi, per ripararle dal freddo, in fondo cucina e area lavoro in terra battuta. Il colore generale è il nero, dettato dal focolare senza camino e da esigenze di impermeabilizzazione, l'arredo essenziale. Oltre i pilastri, tutto il resto è removibile. I paraventi di carta, bianchi o dorati compensano e illuminano i locali, insieme alle tradizionali illuminazione a candele. Racconta che alla prima pulizia, ha spazzato mucchi di polvere sul pavimento, radunandola per poi dargli fuoco, comprendendo solo quando era ormai in fumo che si trattava di prezioso tabacco che era stato messo ad essiccare sulle travi del tetto. Così particolare è il ritrovamento del diario di una ragazza che aveva vissuto in quella casa con i nonni negli anni '50, per poi scappare dall'opprimente vita di provincia verso la città.
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Chiiori oggi è sede di una fondazione che mantiene vivo l'aspetto tradizionale della vita nella valle di Iya.
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Dedicato all'Amore-Mio che dalla Montagna viene, pure non frequentandola spesso:
«Dice Confucio: "L'uomo gentile ama le montagne", e io credo che sia possibile che le montagne producano persone di un genere più gentile che non le pianure.»

8 commenti:

Anonimo ha detto...

in effetti Confucio qualche volta c'azzeccava... ;-)

Anonimo ha detto...

...sebbene la gente di montagna sia spesso piuttosto ruvida, come la roccia su cui ha costruito la casa.

zazie ha detto...

Anche io vengo dalla montagna ;-)).
Alex Kerr l'ho conosciuto durante una conferenza in Giappone, non mi e' piaciuto molto, soprattutto per il suo ripetere continuamente quanto era bello, bravo e quante cose dei tempi passati "che non esistono piu'" aveva visto/fatto. E non sono molto d'accordo sul suo idealizzare la "vita di campagna" in Giappone. E' vero, ci sono dei posti stupendi e rimasti intatti da secoli, ma la campagna Giapponese e' in realta' opprimente, e ancora imperniata in rapporti famigliari fortemente patriarcali e gerachici. Una parte della famiglia del mio compagno vive in un paesino di montagna nel sud del Giappone, mi piace molto andare in visita per un paio di giorni, ma faccio fatica ad accettare come gli uomini ancora trattano le donne in quelle zone (e anche il mio compagno, che e' nato e cresciuto in citta', si sente a disagio).

Anonimo ha detto...

...che Alex Kerr si sente bravo bello e che ce l'ha solo lui :) si sente in ogni cellula del libro!

in effetti, ora che mi ci fai pensare, dell'aspetto sociale famigliare in se, della vita rurale non parla proprio... lo affronta solo per spiegare alcune forme di economia o assetto territoriale. Racconta che nella valle di Iya ad un certo punto causa spopolamento hanno dovuto importare le moglie dalle filippine... come se fossero merce, dice proprio importare se non sbaglio, cmq è un fenomeno diffuso da diverse parte, anche in Italia c'è stata prima l'onda delle filippine, poi delle cubane, poi le slave... bhe insomma ci ho fatto poco caso lì per lì...

ora passo ad *autostop con buddha* di un certo Ferguson
vediamo lui che ne pensa
:)

zazie ha detto...

Un mio amico ha definito Kerr "piu' nazionalista dei nazionalisti giapponesi" con tutte le sue pippe su come era bello il Giappone che fu e la sua visione dei "valori" antichi.
"autostop con Buddha" non l'ho mai letto e sono curiosa di sentire la tua opinione.

Claudia Casu ha detto...

Sebbene sia "un'integralista sarda", nata e cresciuta tra occhi di Santa Lucia e reti restituite dal mare, concordo con Confucio e Zazie :)

Attendo la recensione sull'opera di Ferguson. Salutaci Aosta!

Kazu

Anonimo ha detto...

...ed io che vi volevo propinare un altro po' d Kerr :)

Anonimo ha detto...

Vedo che vi state preparando bene per la partenza! Volevo lasciare un commento per consigliarvi "Autostop con il Buddha", certamente più scanzonato e più ironico del Kerr e la sua valle di Iya, ma noto che ci hai già pensato! Bene bene!

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