sabato 1 marzo 2008

Sushi, maki o Nothomb?


La recente scorpacciata di Nothomb - l'ultimo libro appena regalatomi da Nathan, e due dei precedenti in attesa sul mio scaffale - mi ha lasciato un po' appesantita, incapace di rimettermi a leggere, ma non ha sopito la mia incipiente curiosità gastronomica. 
Infatti questo recente prodotto autobiografico della stravagante belga è ambientato in Giappone. Ed io, che sono golosa per natura, utente perfetto della pubblicità, sono una che mangia con gli occhi e grazie alle parole!
La Nothomb non è stata solo una bella scoperta in quanto autrice acuta e brillante, con la sua penna forte e incisiva e sensibilità visionaria. Né Adamo né Eva mi ha acceso un gran voglia di sushi! A dire la verità non solo di sushi, ma di tutte quelle leccornie che Ameliè gusta in continuazione nel libro, solo che vai a ricordartele e soprattutto, vai a trovarle nella Città-immobile-culla-del-Rinascimento!
Come contenere questa incipiente voglia di pesce crudo?! Soddisfarla! 
...resisto a tutto ma non alle tentazioni, diceva così, no?
C'ho rimuginato su un po' e poi l'ho buttata là così, con spontaneo entusiasmo: "Amore!! venerdì ti porto al ristorante giapponese!!". 
Nathan, che in quanto ad appetito non ha rivali, ma che mangia molto più volentieri made in Italy che etnico, non mi ha preso sul serio. Avrà sicuramente pensato che fosse una delle mille cose che tra settimana gli vomito addosso dalla rete: "Andiamo qui, facciamo là, prendiamo quello e mangiamo questo". 
Ha incominciato a prendermi sul serio quando ho tirato in ballo la cosa per la seconda volta: "Allora Amore, ok!?", e poi per la terza "Venerdì andiamo al Jappy!" e poi ancora "Evviva amore! Sono contenta che andiamo a mangiare il sushi! Ieppa!!". 
Venerdì quando è sceso dal suo solito Eurostar in ritardo di 10 minuti a SMN era rassegnato... e soprattutto era affamato. 
Prelevato l'AmorMio, ci siamo diretti senza esitazione al Sakura, ristorante giapponese a Novoli, alla periferia di Firenze. Non proprio il top del ristorante giapponese - basta dire che è gestito da cinesi!! - ma carino e adattissimo ad una prima esperienza per un palato mal portato all'esotico, senza contare che in più fanno cucina Teppan Yaki - per intenderci quella alla piastra, come nei cartoon japan dove c'è l'omino con la fascia con il sol levante in testa che gliene lavora di spatola ed urletti - quindi non solo crudo ma anche cotto e soprattutto coreografico! 
Preventivamente avevo prenotato, telefonando ben due volte per farmi riservare il puzzo ehm... il posto al bancone della piastra. 
Entriamo, le signorine sorridenti, non capiscono un tuben della mia prenotazione, ma ci fanno accomodare. Ordiniamo: Nathi ravioli alla piastra e tempura, io gran piatto di sushi misto. Guardiamo estasiati per 10, anche 15 minuti i procedimenti di cottura alla piastra: le verdure che sfrigolano, l'uovo che salta per aria e atterra sulla piastra per diventare frittatina negli spaghetti di soia... wow carino!! Ma anche che fameee!! Arrivano raviolo e soprattuto la tempura, porzione che ci fa venire ancora più fame, 2 gamberi, 2 bocconi di salmone, uhm che bono! 
La fame però non si placa, o per meglio dire, la gola, gli occhi prendono il sopravvento! 
"Amore, prendiamo anche gli spaghetti alla piastra, dai guarda bellino come li fa". Alle 22,30 quasi 23 ormai, Nathan mi accontenta rassegnato, e forse contento. 
Arrivano insieme, sushi e spaghetti. Ci deliziamo di cotanti sapori, i cinesizzanti spaghetti alla piastra con frutti di mare e frittata, ma anche il delicato gusto del pesce crudo, salmone, tonno, ma anche quelle architetturine deliziose, quelle capannette tozze di riso compatto con tettuccio di polpo, spada, tonno e poi quei mattoncini cilindrici di maki con dentro un non ricordo più cosa. Per non parlare dello zenzero - che io adoro! - e del rafano. A pancia piena, ci accorgiamo che in effetti è un po' troppo piena, abbiamo mangiato troppo. Come mai è sempre un effetto che si pondera troppo tardi? Sintomo chiaro dell'esperienza positiva. E è stato così anche per le nostre (mie) tasche. Il conto è stato misurato e non esoso come spesso accade negli scicchettosi ristoranti giapponesi del centro. Un'esperienza da rifare, con altre e più consone misure, per farsi un po' di omega tre da un gustoso piatto di pesce crudo. 
Ah, ps. Grazie Amelié!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Giusto perchè sappiate... non solo ha stra-mangiato, ma è rimasto talmente contento, che venerdì ci torniamo... e paga lui!

Anonimo ha detto...

con chi parli?

;-)

Anonimo ha detto...

da sola a quanto pare :-) e con la mia metà

sonia ha detto...

Io mercoledì vado a teatro a vedere uno spettacolo scritto dalla Nothomb. Non ho mai letto nulla ma ne ho sempre sentito parlare bene...speriamo!
Mannaggia che venite e Bo e non ci sono!

Anonimo ha detto...

porca paletta! non ti becchiamo?!
ma sono fuoriuscite delle notizie?! e da dove?!

questa letteratura che si presta al teatro, che bello! Yehoshua ha pure tratto un opera dal suo splendito Viaggio alla fine del millennio!
poi ci dirai...

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