Trent’anni e non ero mai stata a Parigi, e questo si sa. Alla domanda che tutti mi fanno, allora ‘sta Parigi? Rispondere solo con Stupenda! Eccezionale! Mi sembra un po’ riduttivo. È vero che spesso sono domande retoriche ma qualche parola in più uno se l’aspetta, o no? Altrimenti perché chiedere?!
Siccome mi conosco, siccome se inizio non la finisco più, siccome a volte sono anche noiosa e un po’ pesuccia, siccome Perret non interessa a tutti e qualcuno mi prenderebbe per matta a sapere che una tappa d’obbligo era tomba del Sig. Pie-R-o Gobetti - philosophe de la politique et anti fasciste - cosa dire brevemente?
Bella, magnifica città! Una metropoli con la dimensione conviviale del paese! Incredibile! …puoi trovare anziani che giocano a bocce sul canale d’Arsenal la sera dopo cena, oppure al tramonto, operai in abiti da lavoro che giocano a scacchi con uomini in giacca e cravatta ai giardini del Lussemburgo! E poi quanto verde pubblico! Che giardini e che vita nei giardini! Gente con la ventiquattrore uscita dall’ufficio a leggere alle Tuileries oppure in pausa pranzo a fare un pic nic a Versailles. E poi P-A-U-L!! non smetterò mai di lodare la sua varietà di pane! …alle olive, allo champagne, al sesamo, ai semi di garofano! E poi i croissant uhmm! Burrosi! Troppo buoni! Insomma io a Parigi ci abiterei, non fosse che non capisco un tubo!
FACCIAMO CHIAREZZA. Ovvero, contravvenendo a quanto da me annunciato, faccio un po' di ordine negli itinerari dei “fidanzati trottola”.
PRIMA PARTE
Cinque giorni a Parigi sono tanti per potersi permettere diversi itinerari.
Allora il primo giorno Îlde-de-la-Cité, prima di tutto la Nostra Signora, poi le bouqueniste sulla rive gauche (mi siano perdonati gli errori ortografici, in particolare in francese!), la Sainte-Chapelle su consiglio della guida del Touring, ed infine per il lauto pasto la zona del Beaubourg, dove l’agnello di pasqua non ce l’ha tolto nessuno. Primo approccio con i locali di Parigi. Devo dire che su dove andare a mangiare eravamo un po’ sprovveduti, tutti a dire: vai a mangiare lì, vai a mangiare di là! Quel ristorante in zona di tizio, oppure il quartiere tal dei tali, ma nessuno cacciava mai un nome o un indirizzo preciso! E insomma non è semplice tutte le sere incrociare i propri gusti e scegliere un ristorante! Io lo vorrei tipico, nel bene o nel male, nello zozzo o nella chicchera, io lo voglio tipico, Nath guarda prima in terra e poi la carta… insomma anche su questo avevamo da rodarci, ma la fame del giorno di pasquetta c’ha portato in un localino carino, dove abbiamo mangiato sorprendentemente bene. A smaltire la ciucca siamo andati davanti a Sainte-Eustache, zona Le Halle, ‘azzeggiando fino al tramonto e lasciando che ci chiudessero la chiesa. Siamo tornati a piedi verso l’albergo, finendo per non scegliere nessun ristorante e mangiando in un bar al volo. Primo tenue dolore ai piedi.
Martedì. Rifacciamo a piedi fino al centro, dove prendere possesso della città e lo posso fare solo a piedi. Torniamo in Place des Vosges, una di quelle piazze reali che tanto spasimavo (vedi il primo post su Torino), e poi torniamo a vedere ‘sto Sainte-Eustache, detto San Pistacchio, passando per Hotel-du-carnaval (o come si chiama!). Pistacchio ci sorprende per la purezza del gotico e modestia degli arredi. Sembra una parrocchia come tante per le sedie accatastate. Ripartiamo verso il Louvre e il jarden-des-Tuileris, passando per Palais Royal e i suoi giardini. Lì mi scordo l’altra piazza reale, Place de Verdone! Ci battibecchiamo un po’ per la scelta del pranzo, io ho la folgorazione di Paul e Nath snobba la fila… gira che ti rigira la spunto io e ci sbrachiamo pure al giardino. Devo dire che mi ha un po’ deluso sta Tuileries. Me l’immaginavo più fiorita, ed invece c’è questa spianata bianca del viale che ti acceca e ti riempie il naso di polvere. Vero è, che il municipio di Parigi spenderà un sacco in giardinieri! Non contenti proseguiamo per la superba prospettiva che esce dalle Tuileries verso gli Champs Elysee, l’arco di trionfo e finalmente lì, ci decidiamo a prendere la metropolitana per andare a vedere il simbolo della città, la torre Eiffel. E ancora il sole non tramontava. In zona Trocadero c’è Rue Franklin che alla maggior parte dei turisti non dice niente, ma per me è importante. L’edificio in cui Perret utilizzò, per la prima volta, il cemento armato. Avevo un po’ fifa a comunicare a Nath questa tappa, pensavo me la snobbasse e non accondiscendesse alla deviazione. Non è stato così, mentre ci avvicinavamo al Monumento, ha preso in mano la situazione, sopperendo al mio imbambolamento da vicinanza del Maestro. Dopo Perret, tutto è scorso via, la torre, la Etoile milatere e i giardini in cui il mio amato si è fatto la pastasciutta ai tempi del suo interraill di gioventù, fino al Hotel des Invalides. Lì abbiamo ripreso fiato. Piedi doloranti, abbiamo preso il metro fino al quartiere latino. Rincoglioniti dai richiami dei ristoratori, ho ceduto all’assillante richiamo del magrebino venditore di cous cous. E c’è andata bene assai!
Mercoledì. Prima tappa museale. Il Louvre con selezione: la Nike di Samotracia, le sale italiane, prediligendo Caravaggio e Piero della Francesca (in trasferta ad Arezzo, ma lo ripiglio), poi uno sguardo alla Venere di Milo e ai grandi francesi, Delacroix, David e Ingres.
Cotti come fegatelli nel pomeriggio ci facciamo il Père Lachaise alla ricerca delle tombe illustri. Io voglio vedere Modigliani, non transigo. Nath parte per Jim… e scopre Gobetti. Vi vorrei raccontare di quanto abbiamo girato per trovare la casina dentro il cimitero che distribuiva gratis le guide per risparmiare dueuroecinquanta al tabaccaio, ma preferisco ometterlo! Insomma ce ne vaghiamo per il cimitero selezionando defunti illustri da visitare e poi invece di scendere a piedi per Belleville e sentirsi dentro un libro di Pennac, siamo andati a piedi al Parc de la Villette perché come Perret, era una delle mie tappe strambe obbligate. Troppo belle quelle casine rosse nel prato verde: le Follies! A cena sono voluta tornare in un localino, le pain quotidien, che avevo visto il giorno prima, facendo quasi incaxxare Nath per la ricerca a tastoni nella grande metropoli.
9 commenti:
mah, dunque
io, sulla tomba di jim morrison, mi ci son trovato a 18 anni, la seconda volta che andavo a parigi. a 33, invece, ho potuto vibrare sul sacello di Gobetti... si si
avreste dovuto vederla, la francese, mappa del cimitero alla mano, che segnava decine di nomi da onorare in quel pomeriggio funebre (ci fossero stati Obelix e Fantomas, non li avrebbe di certo tralasciati)
qui si bara!
non hai dimenticato di precisare qualcosa riguardo alla ricerca del Pain Quotidien nel quartiere di Saint-Denis-Montorgueil?
Amore! ed invece ci siamo persi il muro dei comunardi e l'Edit! ti rendi conto? tocca tornare!
...oggi il nostro pane quoidiano? naaa ho mangiato la pizza al formaggio della zia!
pipipi
bah!
insomma, non lo ammetterà mai, ma in quel ristorante (Le pain quotidien) visto passando un pomeriggio, in cui voleva a tutti i costi tornare senza ricordarsi il nome, né la via, né tantomeno il quartiere, ce l'ho riportata io, a naso, dopo che il suo, di naso (che lei chiama bussola), ci aveva portati decisamente fuori strada.
Oh, quant'è bello e liberatorio lasciare che la verità dei fatti arrivi alle orecchie di tutti!
:-p
Anche per me, a trent'anni, lo scorso Natale è stata la prima volta a Paris. Magnifica città, ti soprende ogni angolo, quelli che hai visto mille volte nei film e quelli sconosciuti, un po' come per Roma e New York. A tratti l'ho trovata anche un po' eccessiva, troppo "imperiale". Ma confesso che, dopo il viaggio, passare per Barcelona e poi tornare a Pittsburgh, Pennsylvania, è stata dura.
Lode alla visita a Gobetti!
Meravigliosa Parigi...
romanticissimissimissima...
:)
siete stati a mangiarela ciocolata da Angelina è una pasticceria sala da the vicino al louvre sotto i portici...!!
È vero, ti ritrovi in luoghi già visti nei film e questo ti aiuta a farti sentire a casa! sarà che io vivo in una città museo paralizzata dai giapponesi in questo periodo, e la naturalità con cui Parigi vive le sue folle è splendida e sorprendente!
...romanticissimo ogni suo angolo!
cioccolata da chi? no! in quella zona chicchettosa di Rue de Rivoli?
Nath ce la siamo persa! quando ci torniamo?
marco inz,
ci fosse stato anche Gramsci, mi sarei commosso all'ennesima potenza per i due ragazzi prodigio della filosofia politica all'alba del diluvio.
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