Ovvero della mia indisponenza ad ogni lingua straniera.
- Uff! non hai saputo consigliarmi un libro ambientato a Parigi
- Uff! non hai saputo consigliarmi un libro ambientato a Parigi
- mhm
- Ma Viaggio al termine della notte è ambientato a Parigi?
- Ma Viaggio al termine della notte è ambientato a Parigi?
- In giro per il Mondo.
- …e Camus, tutti in Algeria li ambienta i suoi libri?
- …e Camus, tutti in Algeria li ambienta i suoi libri?
Nonostante la mia insistenza non ho ottenuto un titolo da Nathan e ho pescato nell’inestinguibile scaffale dei libri che compro e rimangono in attesa di lettura.
- Tesoro, allora opto per la Simone de Beauvoir, sai la donna di Satre… (perdonami Simone!)
- Chi? Satre? Sartre!
- Ah, si, Sathre…
- NO. Sartre!
Bene. Su questo vagone diretto a Torino via Genova, alla vigilia di Pasqua, in compagnia di 4 americane colazionate a prosecco e fragole, mi cimento a leggere la Simone.
Non un libro a caso, certo. Ma l’ultimo della trilogia, acquistata decenni fa. L’età forte, il libro della maturità.
- Tesoro, allora opto per la Simone de Beauvoir, sai la donna di Satre… (perdonami Simone!)
- Chi? Satre? Sartre!
- Ah, si, Sathre…
- NO. Sartre!
Bene. Su questo vagone diretto a Torino via Genova, alla vigilia di Pasqua, in compagnia di 4 americane colazionate a prosecco e fragole, mi cimento a leggere la Simone.
Non un libro a caso, certo. Ma l’ultimo della trilogia, acquistata decenni fa. L’età forte, il libro della maturità.
L’odore d’alcol m’entra dal naso e arriva diretto alla testa, senza passare per lo stomaco. I piaceri dell’ubriacatura via etere… le parole sulla carta filano veloce, ritrovo la stessa prosa scorrevole tanto amata ne I mandarini, ritrovo quel mito di donna libera e non radicale (che vive nella mia testa) della Simone, ritrovo il fascino di Gian Paolo, il filosofo con quella r che va e che viene.
IL MAGO DI GOZ.
Ovvero della mia entratura nella prima vita di Nath.
Stavolta tocca a me ad entrare. E per fortuna che Nath m’ha fatto una sorpresa, me lo ha detto dopo che sono scesa dal treno, dopo che mi ha baciato sulla testa del binario, dopo che abbiamo preso un ‘haffé alla stazione, dopo che ho scherzato con la sciura-barrista per la mancata “c” del caffè, dopo che siamo arrivati all’albergo (ah, questo consigliabile, Hotel Due Mondi, un po’ retrò ma carino). Insomma dopo dopo dopo tutto, Nath mi dice:
- Pensavo di chiamare il Mago di Goz, magari gli scrocchiamo una pastasciutta e poi l’ultima volta che siamo venuti a Torino si è lamentato che non l’abbiamo chiamato!
- Sì, certo, carino. Mi fa piacere conoscerlo, il tuo amico Mago di Goz.
Dico io. E questo è verissimo. Ma al contempo, l’altra vocina di me, quella catastrofica, faceva montare il panico sulle mie ossa. Come sono vestita? Come mi stanno i capelli? Non farai mica il pesce lesso ora che ti intimidisci e non dici niente? Oddio, piacere al suo amico il Mago di Goz?!
Ovviamente tutto questo non ha avuto voce, ho messo su un sorriso disinvolto, che mi pare proprio, Nath, abbia bevuto.
Ci troviamo in strada, direzione il Paese del Mago di Goz. Giriamo per San Salvario, contenti di trovarsi già nella Belleville di Pennac.
Il paese del Mago di Goz ha un che del Libro Cuore, una scala a doppia rampa, con i gradini dalle alzate bassissime ci conduce per alti regni, passando davanti ad un ganesh di benvenuto. Al settimo cielo, troviamo la prima meraviglia ben tre, o forse quattro, i campanelli per destare gli abitanti. E suoniamo.
Una voce giunge dall’aldilà e chiede goliardamente la parola d’ordine.
La mia vocina monta il panico e quasi ce la fa a vincere su l’altra me… io non ho la parola d’ordine? Oddio quale parola d’ordine? Guardo Nath stupita, lui guarda me sereno, la porta si apre, e il Mago è lì davanti a me.
Ha occhi e capelli da folletto, la sua voce accogliente mi si rivolge:
- Ah eccoti, finalmente ho il piacere di conoscerti mia cara Francese! No, aspetta chiudo io, che tutti quelli che entrano qui per la prima volta mi tirano sempre giù lo stipite della porta…
In effetti avevo agguantato lo stipite del muro e tiravo…
MACARON MO' NON TE MAGNO.
Ovvero della voglia che mi è rimasto di comprare quei dolcetti colorati iper calorici nel negozio chic.
Vagavamo stanchi per Sant-Germain-des-Prés, il nostro venerdì a Parigi, il nostro settimo giorno insieme.
Perché ci tengo tanto a precisare settimo giorno insieme, nonché quinto a Parigi? Bhe, perché siamo una coppia giovane e distante chilometricamente, tanti giorni insieme non l’abbiamo MAI, dico MAI, passati. Nel bene o nel male, servono a conoscersi e dalle rose-e-fiori possono uscire anche le spine. Insomma dopo cinque giorni di camminate sfrenate per la città quello era il momento per dare segni di reciproca insofferenza.
Avevamo passato gran parte della mattina e del primo pomeriggio alla Gare d’Orsay, e già alla prima sosta dopo il tour museale per dissetarsi, Nath ha incominciato a dare segni di insofferenza per il tavolino stretto*. Abbiamo fatto a piedi fino ai Giardini del Lussemburgo, cercando per le stradine davanti all’Odéon la libreria di Silvia Beach, dove Hemingway comprava i libri in Inglese in Festa Mobile (che ovviamente non c’era, sembra essersi trasferita davanti a Notre-Dame, vedi foto). Insomma dopo aver vagato per I giardini, visto la chiesa di St-Germain, visto un po’ il quartiere, avevamo concluso tutte le nostre mete fondamentali, non avevamo più da correre da nessuna parte. Nessuna tappa imperdibile ci aspettava. Eravamo ormai abituati ai ritmi serrati, senza dover correre ci siamo trovati persi.
Cosa abbiamo visto bene di fare, battibeccarsi un po’, senza esagerare, senza litigare, e senza dare troppa importanza alla cosa! **
Passiamo davanti ad un negozio chicchettoso, tutto ombrato all’interno. Io curiosa come una scimmia, appoggio il viso alla vetrina, dolciumi! Giriamo l’angolo e una coda ordinata di persone entra dalla porta per fare acquisti. IO non sento parole e mi piazzo in fila:
- che fai? Non vorrai mica fare la coda?
- Si dai, si vede che qui quei dolcetti tondi, marroni, crema, rosa e verdi sono speciali!!! E poi guarda come li confenzionano in modo elegante, nella scatola di cartone con i nastri!
- Pure? Ma lo vedi che negozio chiccoso è questo? Ah io non ho voglia di fare la fila!
Ha boffonchiato ancora qualcosa, su come sono schiava del mercato, della pubblicità, dei franchising (vedi Paul!), altro… sulle regole dell’economia e poi chi sa, magari è arrivato anche al Capitale, al Plusvalore, come il suo eroe, quello del libro che mi legge a letto, quel Ciovanni senza tetto né bisogni, quel no-global ante-litteram del libro di Celati. Ci sta.
Ma io non l’ascoltavo e pensavo che non avevo proprio voglia di litigare, l’ho lasciato dire. Ero stanca e l’unica cosa che volevo era un abbraccio e qualche coccola. Ho aspettato, il cielo sopra di noi era sereno e lo sono tornati anche i nostri animi, in quella soffitta arancione alle Trois Gares, dove abbiamo dormito stretti stretti quell’ultima notte a Parigi.
* Nath lo negherà di sicuro!
** Negherà anche questo.
IL MAGO DI GOZ.
Ovvero della mia entratura nella prima vita di Nath.
Stavolta tocca a me ad entrare. E per fortuna che Nath m’ha fatto una sorpresa, me lo ha detto dopo che sono scesa dal treno, dopo che mi ha baciato sulla testa del binario, dopo che abbiamo preso un ‘haffé alla stazione, dopo che ho scherzato con la sciura-barrista per la mancata “c” del caffè, dopo che siamo arrivati all’albergo (ah, questo consigliabile, Hotel Due Mondi, un po’ retrò ma carino). Insomma dopo dopo dopo tutto, Nath mi dice:
- Pensavo di chiamare il Mago di Goz, magari gli scrocchiamo una pastasciutta e poi l’ultima volta che siamo venuti a Torino si è lamentato che non l’abbiamo chiamato!
- Sì, certo, carino. Mi fa piacere conoscerlo, il tuo amico Mago di Goz.
Dico io. E questo è verissimo. Ma al contempo, l’altra vocina di me, quella catastrofica, faceva montare il panico sulle mie ossa. Come sono vestita? Come mi stanno i capelli? Non farai mica il pesce lesso ora che ti intimidisci e non dici niente? Oddio, piacere al suo amico il Mago di Goz?!
Ovviamente tutto questo non ha avuto voce, ho messo su un sorriso disinvolto, che mi pare proprio, Nath, abbia bevuto.
Ci troviamo in strada, direzione il Paese del Mago di Goz. Giriamo per San Salvario, contenti di trovarsi già nella Belleville di Pennac.
Il paese del Mago di Goz ha un che del Libro Cuore, una scala a doppia rampa, con i gradini dalle alzate bassissime ci conduce per alti regni, passando davanti ad un ganesh di benvenuto. Al settimo cielo, troviamo la prima meraviglia ben tre, o forse quattro, i campanelli per destare gli abitanti. E suoniamo.
Una voce giunge dall’aldilà e chiede goliardamente la parola d’ordine.
La mia vocina monta il panico e quasi ce la fa a vincere su l’altra me… io non ho la parola d’ordine? Oddio quale parola d’ordine? Guardo Nath stupita, lui guarda me sereno, la porta si apre, e il Mago è lì davanti a me.
Ha occhi e capelli da folletto, la sua voce accogliente mi si rivolge:
- Ah eccoti, finalmente ho il piacere di conoscerti mia cara Francese! No, aspetta chiudo io, che tutti quelli che entrano qui per la prima volta mi tirano sempre giù lo stipite della porta…
In effetti avevo agguantato lo stipite del muro e tiravo…
MACARON MO' NON TE MAGNO.
Ovvero della voglia che mi è rimasto di comprare quei dolcetti colorati iper calorici nel negozio chic.
Vagavamo stanchi per Sant-Germain-des-Prés, il nostro venerdì a Parigi, il nostro settimo giorno insieme.
Perché ci tengo tanto a precisare settimo giorno insieme, nonché quinto a Parigi? Bhe, perché siamo una coppia giovane e distante chilometricamente, tanti giorni insieme non l’abbiamo MAI, dico MAI, passati. Nel bene o nel male, servono a conoscersi e dalle rose-e-fiori possono uscire anche le spine. Insomma dopo cinque giorni di camminate sfrenate per la città quello era il momento per dare segni di reciproca insofferenza.
Avevamo passato gran parte della mattina e del primo pomeriggio alla Gare d’Orsay, e già alla prima sosta dopo il tour museale per dissetarsi, Nath ha incominciato a dare segni di insofferenza per il tavolino stretto*. Abbiamo fatto a piedi fino ai Giardini del Lussemburgo, cercando per le stradine davanti all’Odéon la libreria di Silvia Beach, dove Hemingway comprava i libri in Inglese in Festa Mobile (che ovviamente non c’era, sembra essersi trasferita davanti a Notre-Dame, vedi foto). Insomma dopo aver vagato per I giardini, visto la chiesa di St-Germain, visto un po’ il quartiere, avevamo concluso tutte le nostre mete fondamentali, non avevamo più da correre da nessuna parte. Nessuna tappa imperdibile ci aspettava. Eravamo ormai abituati ai ritmi serrati, senza dover correre ci siamo trovati persi.
Cosa abbiamo visto bene di fare, battibeccarsi un po’, senza esagerare, senza litigare, e senza dare troppa importanza alla cosa! **
Passiamo davanti ad un negozio chicchettoso, tutto ombrato all’interno. Io curiosa come una scimmia, appoggio il viso alla vetrina, dolciumi! Giriamo l’angolo e una coda ordinata di persone entra dalla porta per fare acquisti. IO non sento parole e mi piazzo in fila:
- che fai? Non vorrai mica fare la coda?
- Si dai, si vede che qui quei dolcetti tondi, marroni, crema, rosa e verdi sono speciali!!! E poi guarda come li confenzionano in modo elegante, nella scatola di cartone con i nastri!
- Pure? Ma lo vedi che negozio chiccoso è questo? Ah io non ho voglia di fare la fila!
Ha boffonchiato ancora qualcosa, su come sono schiava del mercato, della pubblicità, dei franchising (vedi Paul!), altro… sulle regole dell’economia e poi chi sa, magari è arrivato anche al Capitale, al Plusvalore, come il suo eroe, quello del libro che mi legge a letto, quel Ciovanni senza tetto né bisogni, quel no-global ante-litteram del libro di Celati. Ci sta.
Ma io non l’ascoltavo e pensavo che non avevo proprio voglia di litigare, l’ho lasciato dire. Ero stanca e l’unica cosa che volevo era un abbraccio e qualche coccola. Ho aspettato, il cielo sopra di noi era sereno e lo sono tornati anche i nostri animi, in quella soffitta arancione alle Trois Gares, dove abbiamo dormito stretti stretti quell’ultima notte a Parigi.
* Nath lo negherà di sicuro!
** Negherà anche questo.
7 commenti:
comunque non dici che poi li abbiamo mangiati quei macaron di macaron (te li servono ovunque, a Parigi, quei fratelli poveri dei baci di dama), anche se non erano quelli della pasticceria griffata con le commesse azzimate e il re sole (o era napoleone?, comunque una facile icona acchiappaturisti) sulle confezioni.
e poi, non ricordo bene,
è stata quella la prima occasione in cui nella nostra storia ha fatto la sua comparsa un dito sollevato contro di me?
sì, sti macaron li abbiamo mangiati, da PAUL! :-)
dito?!
quale dito?
l'indice??
naaaa, io non indico mai!
Pipipi
eheheheheh cara la mia francese... Spero per te che le discussioni in vacanza siano state solo queste!
Il coniglio era insofferente appena mi avvicinavo a qualsiasi cosa assomigliasse ad una vetrina,però poi se facevo file si sottometteva poverello!
tremo all'idea di ciò che mi aspetterà quest'anno a Praga...Gli ho chiesto in pegno un bacio al tramonto sul ponte Carlo, rispetterà la sua promessa??Chi lo sa!
uhm bella Praga!
Se sei un appassionata di guide come me ti consiglio la KeyGuide del TCI. Quella verde di Parigi mi ha lasciato molto delusa, ma ricordo di aver pescato dei bei localini in quella gita a Praga.
... e se non l'hai fatto leggi Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'Essere e Uts di Chatwin!
mi hai fatta proprio ridere cara la mia francese che non sa il francese! sarà che io pure c'ho una manica di problemucci linguistici mica da scherzare...;-)
Panz
Bellissimo L'eta' forte, uno dei miei libri preferiti in assoluto!
Cara Lajules, sono appena alle prime 90 pagine e mi ha stregato! è cervellotico e questo sviscerare la sua vita matura il suo legame con SArtre è stupendo! ...non mancherò di infilarlo in qualche post!
Cara Panz, sono proprio negata per le parole in genere giro lettere, faccio errori con estrema naturalezza! È Nath che passa e pulisce :-)
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