Luce a filtrare dalle imposte, domenica mattina, e la mano che mi scivola sulla sua coscia. La Francese ha dormito dopo il mio massaggio di stanotte, e ora tocca a me svegliarla, con le carezze e le labbra a indugiare intorno ai seni e nell’incavo del collo. Allunga le braccia e mi lascio accogliere nel tepore del suo risveglio, nel calore del suo sonno. La mia mano sulla fronte, nell’intrico dei suoi capelli, la bocca che procede a spirale sul suo viso, alla ricerca del primo bacio. Le sue mani che premono sulla schiena, il mio ventre sul suo, le nostre gambe che s’attorcigliano, il mio bacino che s’incunea nel suo…
E’ una tarda colazione, la nostra, come ogni volta, cioccolata calda e caffè, pane, marmellata e miele. E la doccia, ancora, il desiderio dei nostri corpi che non si attenua. E poi fuori, finalmente, al sole di questa Casté, che ancora non abbiamo avuto il modo di assaporare.
E poi in macchina, verso Manarola
Ancora la lunga discesa verso il mare tra i colori delle case accatastate.
La voce di Tondelli lungo il sentiero azzurro.
Il vento che ci sferza sulla rupe.
La farinata dalla lenta, lentissima signora dalle unghie nere.
La birra ghiacciata e la bruschettona classicona-agliona-acciugona nel dehors colonizzato di francesi.
La lenta risalita a mani intrecciate verso la macchina.
Solo un’ora, amor mio, solo una piccola ora al tuo treno.
Di nuovo La Spezia, di nuovo la stazione.
Tu che timbri il biglietto.
Quel lungo interminabile bacio che ti accompagna sulla scaletta del vagone.
Il tuo sorriso oltre il vetro.
Il fischio del capotreno.
E poi solo una lunga coda in autostrada che mi trascina a Genova a passo di tartaruga, e la virata incontro alla notte del mio nord.
Ancora la lunga discesa verso il mare tra i colori delle case accatastate.
La voce di Tondelli lungo il sentiero azzurro.
Il vento che ci sferza sulla rupe.
La farinata dalla lenta, lentissima signora dalle unghie nere.
La birra ghiacciata e la bruschettona classicona-agliona-acciugona nel dehors colonizzato di francesi.
La lenta risalita a mani intrecciate verso la macchina.
Solo un’ora, amor mio, solo una piccola ora al tuo treno.
Di nuovo La Spezia, di nuovo la stazione.
Tu che timbri il biglietto.
Quel lungo interminabile bacio che ti accompagna sulla scaletta del vagone.
Il tuo sorriso oltre il vetro.
Il fischio del capotreno.
E poi solo una lunga coda in autostrada che mi trascina a Genova a passo di tartaruga, e la virata incontro alla notte del mio nord.
6 commenti:
Amore mio, è già giovedì ed io non vedo l'ora che arrivi il nostro prossimo risveglio!
ancora 34 ore amor mio.
scenderò dal treno e tu sarai lì.
Amore mio, non vedo l'ora, qualcuno mi dovrà tenere per non arrivare troppo presto in testa al binario!
grazie per i commenti sempre affettuosi, e ancora di più per le emozioni, forti, che riuscite a trasmettermi.
ah dimenticavo, posso aggiungervi ai miei preferiti? :-)
Cara Regina, se lo siamo, saremo contenti di esserci :-)
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