martedì 13 febbraio 2007

Del vuoto e del pieno, a Levanto


Non avrei mai potuto pensare di arrivare oggi a desiderare tutto questo, di arrivare a chiedermi “come faccio ad avere una vita così?”.

Ho sempre visto la mia vita come un arrivare; arrivare ad un’indipendenza economica e fisica; arrivare ad essere libera di scegliere, unicamente con le mie forze, quello che voglio dalla vita, dove voglio andare, cosa spendere, dove quando e cosa mangiare, se dormire, se leggere, se fare l’amore, se fare la guerra, se immergermi nel lavoro o coltivare qualche mia passione, se pulire la casa o lasciarla sporca. Ho sempre pensato che tutto questo mi appagasse.
Ma una volta raggiunto non mi ha riempito. Il vuoto permane, si alimenta.
Ho pensato, allora, che fosse inestinguibile, patologicamente legato a me. Io, inappagabile e inappagata, sempre.
La vita, una continua ricerca dell’esistere. E forse è davvero così, a tratti.

Levanto, in quella domenica di tiepido inverno, mi ha dato una risposta. Una delle tante possibili, probabilmente, ma quella che voglio percorrere.

Il cielo sereno e l’aria festiva, la cittadina a dimensione di uomo e un adagio di torpore, quello del fuori stagione. Il nostro amore con la bocca secca della notte, i vapori di una doccia all’antica, la colazione in cantina. Il giornale, i fiori e quella vetrina, dove il tuo cuore ha sussultato, e la tua bocca mi ha estasiato della tua emozione.
Noi due e il mondo, in faccia al mare.
Ognuno di noi, con i propri tempi ha sfogliato il giornale, ha gustato tabacco e ha oltraggiato il sole, cogliendo i suoi raggi caldi.
La bambina davanti a noi giocava a campana, ed io sentivo i rintocchi. Proprio come nel migliore dei sogni, l’amore è venuto a me, con i rintocchi di quella campana, fatta di piccoli passi sul selciato.

Il vuoto, quel senso d’inadeguatezza e di non appartenenza, poteva essere colmato così, semplicemente, con te accanto, in una tiepida giornata di sole, a leggere parole di carta al rumore delle onde, di quel mare che ci fece incontrare.

Quante domande a risposte da venire, ma un'unica certezza. Il vuoto può essere riempito. Il pieno esiste, ed è fatto di una dimensione che non è uno.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo blog è bellissimo, non solo nel template, veramente carino! ma soprattutto nelle storie che voi due sapete raccontare in maniera delicata e evocativa...

siete pieni di suggestioni!!!

piacere di avervi conosciuto, grazie per avermi scovata...vi linko subito!!
Mi è venuta voglia di andare a Levanto...

Panzallaria

Anonimo ha detto...

Ma grazie mille!...quanti complimenti!!! ...per di più da una star della blogsfera come te! ;-)

Abbiamo seguito, e seguiremo afarlo, l'avvento di Frollina e i fatti del condominio bandiera...
è piacevolessimo leggere di Bologna tra le tue righe!

grazie per il link, sarà un piacere ricambiarti!

Anonimo ha detto...

Cara Panzallaria,
Levanto e la scarpinata sul Monte Mesco valgono il viaggio, magari associati alle Cinque Terre, questi cinque gioielli stretti tra montagna e mare.
http://www.cinqueterre.it/
da visitare in treno o traghetto

aroti ha detto...

oh oh, da tempo non passavo di qui...
come va ragazzzi? passato sufficientemente caldo san valentino??

buon venerdì...yuppieeeeee...!!

Anonimo ha detto...

qui da me a san valentino il mattino c'era bel tempo, il cielo colorato di mongolfiere, non proprio caldo, anzi, nel pomeriggio ha piovuto.
nella città della Francese ha piovuto, tutto il dì, non so quanto caldo facesse.
in questa ricorrenza infrasettimanale i registratori di cassa di fiorai e cioccolatai hanno gioito, loro sì che erano caldi
:-)
...festeggeremo questa sera

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