mercoledì 24 gennaio 2007

Destinazione LEVANTO. Amore con menzogna. Prima parte.



Il sole illumina le montagne, rischiara la pianura, proietta scintille sulla superficie del mare. E’ una benedizione di fine estate, una luce che scansa il grigio dell’autunno. Corro sull’autostrada rispettando i limiti imposti dal codice. Una multa recapitata a casa in quel tratto sarebbe difficile da giustificare. Giochi di parole sul display del cellulare, l’aspettativa cullata per settimane che si sta concretizzando.
Un’altra auto, altra pianura, lo stesso mare. Quelle mani sopra un’altra tastiera, i suoi pensieri dentro al monitor, questa mattina Levanto si avvicina per entrambi.
Autogrill, aggiro il complesso bar-ristorante, il più lontano possibile dalle auto che sfrecciano sulla carreggiata. Telefonata. “Sono arrivato, tutto bene, Luca mi aspetta a casa, spero non abbia programmi insoliti per stasera. Ricorda di ritirare la roba stesa prima di stasera, ti bacio”. Riparto, ancora autostrada, Luca è stato avvisato, è complice di una menzogna che non avrei mai pensato di architettare. Non saprei dire come si arriva a questo punto, come s’intreccia una relazione a 500 km di distanza, senza mai essersi incontrati, come si provano emozioni che risalgono dalla tastiera lungo le braccia fino allo stomaco. So solo che è successo, che ho detto a mia moglie di aver organizzato una due giorni con amici, la solita zingarata di fine estate. E invece l’autostrada, il valico che si affaccia sul mare, la costa, il casello. Carrodano-Levanto, lunga discesa verso il paese, il suo sms: “il cuore mi batte forte, sono arrivata, bar sulla spiaggia, sono qui”. Acceleratore, freno, curva, raddrizzo il volante, accelero. “Arrivo, manca poco, guido al ritmo dei miei battiti”, invio. I pendii aspri della Liguria che mi sospingono, dove sono i vigneti?, laggiù i limoni, il sole alto sul mare.
Levanto città. Faccio la rotonda, seguo per il centro, poi un viale alberato, in fondo l’Apt e il posto di soccorso. L’aggiro, il lungomare. Lascio la macchina sulle strisce blu, riempio il parchimetro di monete, fino a stasera non la muovo più. Sulla piaggia persone che passeggiano, persone sdraiate, focalizzo in cerca della figura vista nelle foto del blog. Non è lei, neanche quella. I bar sono due. Punto quello in direzione di Monte Mesco. L’aria è calda, mi sfilo la felpa e la lego in vita, non sono un fighetto, non lo voglio sembrare. Scendo dal livello della strada sulla passerella in legno che corre attaccata al muraglione un metro e mezzo sopra la sabbia, aggiro il bar da dietro e infilo l’accesso alla terrazza. Un contorno di persone ai tavolini, quel profilo rivolto al sole della foto delle vacanze, fatto di occhiali, pendente vistoso al lobo, capelli difficili da addomesticare. Mi prendo ancora qualche secondo per guardarla senza essere visto. L’ho riconosciuta al primo istante, non so se lei farà lo stesso. Una volta ci siamo scritti chiedendoci che cosa sarebbe successo se non ci fossimo piaciuti. Io a lei, lei a me, oppure reciprocamente. Solo pochi metri per scoprirlo, dopo tutte le carezze via email, i baci virtuali, quegli abbracci così emozionanti davanti al monitor. Guardo la curva della mia pancia, dovrò controllare i muscoli del ventre, evitare che si rilassino inaspettatamente. Stringo meglio le maniche della felpa intorno alla vita e mi faccio avanti. Calpesto le assi inchiodate, vorrei avere un passo più leggero, sorrido, il modo migliore per confondere la tensione di un momento atteso da settimane. Cullata dal sole, gli occhi chiusi, le gambe sollevate sulla sedia accanto, la pelle radiosa. Ancora una foto, ancora un fermo immagine. Mi avvicino, mille pensieri per la testa e nessuno insieme, la mente sgombra, metto un passo dietro l’altro, un automatismo appreso troppo tempo fa per seguirne la sequenza. Sorrido ancora, lo sguardo puntato su di lei, non potrà non riconoscermi. E il rullo prende movimento, la pellicola si mette in moto nel momento esatto in cui lei decide di aprire gli occhi e voltare lentamente il viso verso il corpo che non può nascondere più nulla al suo desiderio di ritrovarselo finalmente a distanza di abbraccio.

5 commenti:

titty ha detto...

che emozione leggere questo post...!!!

Anonimo ha detto...

grazie cara, è stato un bell'incontro in effetti :-) e Nathan è stato bravo a comunicarne l'emozione.

Anonimo ha detto...

le striscie blu a levanto sono irregolari ,secondo l'articolo 7 comma 8 del codice della strada leggetelo.

Anonimo ha detto...

scrivo al comune di levanto di restituirmi i soldi?

Anonimo ha detto...

ed io che ci ho pagato pure la multa?

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